CAPITOLO 18

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Passano i giorni e non ce n'è uno in cui non mi dedichi alla musica e ad Alice. Scrivo, compongo, canto, vado a trovarla e torno a casa. Questa è la routine che mi accompagna da un mese a questa parte.
Come ogni mattina, mi preparo per andare in studio, ma all'improvviso ricevo una chiamata.
"Pronto?"
"Luca, sono Alice. Ti chiamo dal telefono dell'ospedale perché non ho il tuo numero ma qui risulta registrato. Sono guarita e posso tornare a casa" mi dice entusiasta, con la voce tremolante. E sembra quasi che stia piangendo.
Mi scoppia il cuore e non ci credo. Non realizzo, faccio fatica a metabolizzare che Alice, una delle persone più importanti per me, sia finalmente e sottolineo finalmente guarita.
"Non ci credo, amore! Dove sei ora? Ti raggiungo" sono le uniche parole che riesco a pronunciare.
"Sono ancora in ospedale, ma sto andando via."
"Torni a Napoli centro?"
"Sì, ora memorizzo il tuo numero e ti chiamo quando arrivo."
"Va bene. Sei contenta? Come stanno i tuoi?" vorrei chiederle talmente tante cose che non riesco a esporre tutto.
"Bene, sono molto contenti. Nessuno se l'aspettava, ma tutti lo speravano. Io non ci credevo in realtà, ma la vita è imprevedibile. Sembra che tutto vada male ma ad un tratto si stravolge completamente."
"Ricordi? Devi soltanto crederci, ce lo siamo sempre detto. Non vedo l'ora di abbracciarti."
Sono troppo felice. Abbiamo tantissime cose da fare insieme, migliaia di posti da visitare, feste a cui andare, concerti a cui partecipare.
"Ora sto uscendo, ti chiamo dopo."
"Va bene."
Ci salutiamo e attacchiamo.
28 dicembre.
Questa data rimarrà incisa per sempre dentro di me.
Alice ce l'ha fatta. 17 anni e una forza da leonessa. Da oggi ha inizio la nostra vita insieme.

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