CAPITOLO 3

719 31 1
                                    

Alcuni dei tubi che erano attaccati alle mie braccia adesso non ci sono più. Questo vuol dire che posso muovermi con più facilità e avere un po' più di libertà. Ho intenzione di passare la notte ad ascoltare la musica con le cuffiette, forse è l'unico rimedio.
Tra circa 10 minuti finirà l'orario-visite e i miei genitori saranno costretti ad andarsene, quindi si prospetta una notte di musica intensa.
"Ci vediamo domani alla stessa ora, Luca" mi dice dolcemente mia madre, accennando un sorriso.
"Ti voglio bene" le sussurro nell'orecchio.
"Non immagini io."
Saluto anche papà che mi abbraccia e va via insieme a mamma, dopo avermi fatto un occhiolino di incoraggiamento.
Ora sono ufficialmente solo, non ho nemmeno un compagno di stanza, ma va bene così. Non vedo l'ora che dalla bocca del dottore escano le parole "Sei finalmente guarito, puoi tornare a casa."
A me basterebbe questo per essere felice. Se ho questo, potrò realizzare i miei sogni o almeno iniziare a crederci.
Infilo gli auricolari e faccio partire la playlist su Spotify che mi terrà compagnia tutta la notte.
Ma, ad un tratto, vedo una ragazza. Una ragazza bellissima che però sembra molto stanca. Ha il viso pallido e le borse sotto gli occhi, sarà qui da giorni. E sicuramente non avrà dormito stanotte. Si accorge che la sto guardando e torno subito a fissare lo schermo del cellulare. Cazzo, non posso nemmeno avvicinarmi. Sono incatenato da questi stupidi fili o come cazzo si chiamano. È una condanna.

CREDICI Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora