CAPITOLO 2

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Non c'era un giorno che Luca non avesse attorno a sè medici e familiari, speranzosi di poterlo rivedere in piedi e non più in un letto, con gli occhi chiusi e il cervello spento. Più passava il tempo, però, più il fuoco di speranza smetteva di essere ardente. I genitori, il signor e la signora Marzano, insieme ai fratelli di Luca, erano distrutti. I medici non davano buone speranze e stava passando già troppo tempo.
Lo strazio, il dolore, la stanchezza e la rabbia erano i sentimenti che trapelavano dagli occhi della famiglia di Luca.
Erano esausti, stanchi di aspettare e di sperare qualcosa che non si sapeva se sarebbe mai arrivata.
Erano passati ben 7 giorni da quando gli occhi di Luca non vedevano la luce del sole. 7 giorni sono troppi anche per chi crede che la speranza sia l'ultima a morire.
Ma, come per miracolo, dopo tutto questo tempo, il settimo giorno Luca ha aperto gli occhi.

Finalmente, riesco nuovamente a vedere, a sentire e a parlare. L'unica cosa che vedo adesso sono le pareti di questa stupida stanza di ospedale in cui mi ritrovo. Attendo che qualcuno passi di qui e nel frattempo addento una barretta di cioccolato riposta sul comodino accanto a me. Mi sento rinato. Come se tutti questi anni di malattia siano stati cancellati improvvisamente.
"Luca!" la voce di mio padre mi rimbomba nelle orecchie per quanto è forte.
"Papà!" rispondo a tono.
Mamma rischia di avere un mancamento, è rimasta immobile sulla soglia della porta.
Tutti si avvicinano a me, c'è chi ride contento e chi piange di gioia. Ho proprio una bella famiglia e sono felice di poterla rivedere.
"Si tratta di un miracolo, è meravigliosamente incredibile" afferma il medico, sbalordito ma indubbiamente contento.
Dopo qualche minuto, mamma corre ad abbracciarmi.
"Luca, amore mio. Ci speravo tanto" pronuncia, riempiendomi di baci.
Sono stato fortunato ad essermi ripreso. Non so chi ringraziare, ma se davvero esiste un Dio, in questo momento sono sicuro che mi sta guardando anche lui contento come i miei familiari.
Per quanto riesca, visto che sono pieno di tubi attaccati alla macchinetta, tento di abbracciare tutti.
Sento mamma chiamare nonna al telefono per metterla al corrente della notizia. Sono tutti contenti per me.
"Dobbiamo fare ancora altri accertamenti per verificare se sei ufficialmente guarito o meno. Resterai qui per qualche giorno, se tutto va bene."
Annuisco e ringrazio il dottore, che esce dalla stanza.
C'è qualcuno che mi guarda da lassù, altrimenti non si spiega.
Chiunque tu sia, grazie per avermi salvato la vita.

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