CAPITOLO 20

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Supero il limite di velocità in macchina, so che non si dovrebbe fare ma la mia ansia mi sta divorando. Essendo inverno, non si vede già più niente e sono solo le 20:00.
Trascorro soltanto dieci minuti in auto e finalmente arrivo a casa di Alice. Suono il campanello e mi risponde sua madre.
"Sono Luca."
"Ora scende" mi dice gentilmente.
La aspetto per circa 5 minuti e poi vedo accendersi la luce nel condominio. Da quel momento il mio cuore non riesce più a reggersi.
Appena la vedo, rimango stupito dalla sua bellezza. Non l'avevo mai vista truccata, nè vestita elegante.
Indossa un abito rosso corto che si abbina al colorito delle sue guance. È la prima volta che le vedo così rosee. Un paio di anfibi neri richiamano, invece, la sua coda di cavallo. È favolosa.
"Ciao" mi dice sorridente.
"Come siamo belli" le rispondo, squadrandola da testa a piede.
"Anche tu sei molto bello, scemo."
La sua risatina mi entra dentro al petto. Vederla ridere mi fa stare bene.
La bacio, accarezzandole le guance.
Subito dopo, le apro lo sportello della macchina e la faccio accomodare accanto a me.
"Non ti avevo mai vista truccata."
"Ti piace?"
"Sei molto bella, ma ti preferisco senza. Hai una bellezza naturale da fare invidia" le dico sinceramente.
Chiacchieriamo per tutto il tragitto.
Ho deciso di portarla in un ristorante non troppo di lusso, molto semplice ma di qualità. Ha anche una vista mare, ma dubito che andremo sulla spiaggia, perché fa molto freddo.
"Ti piace?" le chiedo mentre entriamo.
Annuisce. "È molto bello."
"Non arriva ai tuoi livelli."
Mi guarda e arrossisce.
"Non per farti venire il diabete, è solo la verità" preciso.
"Certo, certo" mi prende in giro.
"Un tavolo per due" dico al cameriere appena lo vedo passare.
"Potete accomodarvi lì" mi indica un tavolo poco più lontano da dove ci troviamo ora.
Ci sediamo e iniziamo ad ordinare il cibo.
Alice prende un hamburger con delle patatine, io invece opto per la pizza.
"Come hai reagito quando ti hanno detto che fossi guarita?" le chiedo.
"Non ci credevo, a dire la verità. Mi ci son voluti due minuti prima di metabolizzare quelle parole. Sono stata contenta, tanto contenta. Io e i miei avevamo un sorriso a 32 denti sempre stampato in faccia da quel momento."
"Che bello, e dire che tu quasi non ci speravi."
"Con te è stato più semplice."
Le sorrido.
Finiamo di mangiare dopo una mezz'ora abbondante.
"Hai freddo?" le chiedo.
"No."
"Potremmo andare a vedere il mare, ma non vorrei che sentissi freddo."
"Sentirei freddo sulla pelle, ma ho il fuoco nel cuore. Possiamo andare."
"Già, il fuoco... beh, vedi, quel fuoco che senti dentro di te non farlo spegnere mai."
"Arderebbe solo con te affianco."
"Ci sarò, fin quando vorrai."
Le prendo la mano e andiamo a vedere il mare.
La faccio sedere su di me e cerco di riscaldarla il più possibile.
"Voglio farti sentire una cosa" le dico.
È arrivato il momento di farle ascoltare la canzone che ho scritto per lei. Chissà se le piacerà.

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