Sette giorni.
L'equivalente di un'eternità per alcuni, un frettoloso battito di ciglia per altri.
Fino a quel momento non mi ero mai sentita parte né di una né dell'altra categoria.
Tuttavia, da quando avevo ricevuto la notizia, una settimana per me aveva assunto la stessa durata di un battito d'ali di farfalla.
Ero sconvolta.
Avevo acconsentito ad anticipare lo scontro, ma non immaginavo di certo di ritrovarmelo fissato a distanza di pochi giorni."Tra una settimana".
Quelle semplici tre parole mi avevano sortito lo stesso effetto che avrebbe prodotto un getto d'acqua ghiacciata sul corpo di qualcuno che è appena uscito da una sauna. Shock totale.
I giorni che seguirono furono tra i più angoscianti della mia vita.
Mi allenavo tutto il giorno, da mattina a sera, soffocando Minho con fiumi di domande scaturite dall'ansia e dalla preoccupazione per l'imminente battaglia.
Mangiavo poco e dormivo male, svegliandomi nel cuore della notte a causa di terribili incubi, boccheggiante e con gli abiti appiccicati alla pelle.
Courtney faceva di tutto per tirarmi fuori da quel vortice di angoscia che mi aveva risucchiata, ma niente sembrava funzionare.L'unico momento della giornata in cui la mia mente si concedeva una tregua erano dieci minuti prima di andare a dormire.
Uscivo sul balcone dell'appartamento e poggiavo i gomiti sulla ringhiera, sporgendomi lievemente, con una sigaretta penzolante tra le dita.
Mi beavo della posizione sopraelevata in cui mi trovavo, osservando la città ridente e vivace sotto di me, le sue strade trafficate, luci, rumori, chiacchiere e risate della gente.
Vista dall'alto, ogni cosa appariva secondo una prospettiva totalmente diversa.Poi alzavo lo sguardo alla luna, maestosa padrona del cielo notturno. Bianca e luminescente, sovrastava ogni cosa, come ad accogliere in un abbraccio materno il mondo sotto di lei.
Quelli erano gli unici minuti in cui riuscivo a non pensare assolutamente a niente.Questa routine si ripetè identica per cinque giorni consecutivi.
Nel sesto, qualcosa cambiò.
Courtney, accordandosi con Minho a mia insaputa, aveva fatto in modo da farmi finire prima gli allenamenti per trascinarmi a cena fuori. Le mie resistenze furono vane davanti alla sua testardaggine.- Non puoi andare avanti così- esordì la mia amica, non appena ci accomodammo ad un tavolo.
- Ti stai ammazzando di fatica ed ansia, eviti chiunque da giorni e sei ossessionata da quel maledettissimo scontro. -
- Sai cosa succede se perdo, vero?- sussurra fiaccamente, sporgendomi verso di lei.
-Lo so cosa succede, Roxanne.
Ma finora non ti sei fermata neanche un attimo, hai dato tutta te stessa per prepararti. L'incontro è dopodomani. Non ti sembra il momento di fermarti e goderti quello che, in ogni caso, potremmo perdere tutti?-Sospirai a fondo, scivolando in avanti e poggiando la testa sulla superficie in legno.
- Ho paura-
confessai, ancora raccolta in quella posizione.
Sentii il tocco della sua mano sulla spalla.
- Lo so. Ho paura anche io- rispose Courtney.Mi sollevai dal tavolo, poggiandomi nuovamente sullo scomodo schienale della sedia.
- Ma questi potrebbero anche essere i nostri ultimi giorni e io...- sospirò, lasciando le parole a mezz'aria.
Io annuii, guardandola con gli occhi lucidi.
Persa com'ero nel mio tormento, non ero riuscita ad accorgermi prima della sua profonda preoccupazione.- Hai ragione, mi dispiace tanto- esclamai sincera.
Lei mi sorrise, grata che avessi capito.
- Ehi, c'è ancora la giornata di domani, per non parlare della lunga notte che abbiamo davanti...- mi fece l'occhiolino.
Ridacchiai, tirandole un pugnetto scherzoso.Un cameriere ci portò i menù e segnò le nostre ordinazioni.
Cenammo serenamente, ridendo e scherzando come nostro solito e lasciandoci alle spalle ogni preoccupazione sul futuro.
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Blue Cloud |Byun Baekhyun|
Fanfiction[COMPLETA] Pensi che sia la solita storia, ed è proprio qui che ti sbagli. Roxanne lavora come cameriera in un diner del suo paese. La sua vita è piuttosto monotona e ripetitiva, fin quando l'incontro con Baekhyun, un intrigante ragazzo dai capelli...