26. William Shakespeare

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Due ore dopo io e Hyunjin camminavamo in direzione opposta sullo stesso viale, nelle mani quattro buste ciascuno.
-Hai decisamento esagerato- esclamai, sentendomi in colpa.
-Dai, una busta è per me- tentò di giustificarsi.
-Già, ma le restanti sette sono piene di vestiti per la sottoscritta. Bastava una semplice maglia con un pantaloncino, ora mi ritrovo col guardaroba della regina Elisabetta. -
Ridacchiò, voltandosi verso di me. 

-Non sei contenta, quindi? -
Sbuffai.
- Non è quello... - cercai le parole.
- Non sono il tipo di ragazza che perde la testa per lo shopping e approfitta della generosità degli sconosciuti. Non posso accettare tutti questi abiti, Hyunjin. -
-Joanna- si fermò, poggiando le mani sulle mie spalle. Era molto più alto di me.
- I soldi non sono mai stati un problema per me. Permettimi almeno un atto di gentilezza nei confronti di una straniera, è il minimo che io possa fare. -
I suoi occhi scuri mi pregavano di accettare.
Grazie alla vicinanza ebbi modo di osservare meglio i lineamenti del suo viso, e subito realizzai che nessun'altra persona al posto mio, maschio o femmina che fosse, sarebbe stata in grado di dire no a quello sguardo ipnotico e suadente.
Interruppi il contatto visivo, piuttosto disorientata.

Mi ricomposi tirando fuori la prima cosa che mi venne in mente.
-Io...non saprei neppure dove metterli- mi sbracciai.
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia.
-Non hai prenotato un Holet? -
E che accidenti era un Holet?
Non potevo mostrarmi completamente all'oscuro di tutto. 

Riflettei un attimo ed ebbi un lampo di genio: holet assomigliava molto ad hotel, le lettere erano la stesse, l'unica differenza riguardava la loro posizione. In ogni caso, dato anche il contesto della domanda, il significato di quella parola non poteva che essere lo stesso di hotel.
- Lo avevo fatto, ma assieme ai bagagli che ho perso vi erano anche i documenti, quindi ora dovrò trovare un'altra sistemazione - spiegai.
- Probabilmente una di queste panchine farà al caso mio-  ne indicai una nella piazza centrale. 

Hyunjin spalancò gli occhi.
-Stai scherzando spero... Non se ne parla neppure che passi la notte lì! -
- Ti farò trovare una camera in un Holet-  decretò.
-  E come? - incrociai le braccia al petto. Nessuno avrebbe mai accettato un cliente senza documenti.
Il ragazzo fece schioccare la lingua sul palato.
- Diciamo solo che... sono una persona abbastanza influente.-
Roteai gli occhi al cielo.
- Ti piace tanto fare il misterioso? -
Mi rivolse un'occhiata intensa.
- Che gusto ci sarebbe senza quel tocco di mistero che avvolge ogni cosa? -
Wow, era anche un filosofo. 

- Comunque, dato che sei così curiosa, sono il figlio del Dittatore. Negli altri sei mondi si vocifera molto su di lui, presumo tu ne abbia sentito parlare...-
Annuii con decisione.
In realtà non avevo la più pallida idea di chi fosse costui, ma questo era meglio tenerlo per me.
- E quindi ciò comporta alcuni... privilegi, ecco. - continuò Hyunjin.
-Ad esempio, a differenza degli altri io non ho l'obbligo di sorridere. -
Allora non era solo una mia impressione...

- E l'altro lato positivo è che se chiedo una camera per una persona senza documenti, la riceverò senza problemi, nessuno è tenuto a fare domande. -
- Praticamente qualsiasi cosa tu dica è un ordine. - commentai.
-Beh se la metti in questi termini... diciamo di sì. -
- Continuo a chiedermi cosa possa importarti di una forestiera quando hai tutto questo potere. - lo guardai con la coda dell'occhio.
Hyunjin sospirò.
- Voglio approfittare di questo potere per fare una buona azione, una volta tanto. -
- In ogni caso, non so come sdebitarmi- alzai le spalle.
- Hai detto che stai scrivendo un libro sul tuo viaggio nei sette mondi. Beh, se avessi la bontà di parlare di me in uno dei capitoli mi farebbe piacere.-
Ah, cosa non si fa per un po' di fama. 

Gli rivolsi un sorrisetto ambiguo.
- Quindi questo è un ordine? -
Il ragazzo sfoggiò un ghigno divertito.
-Non fai parte dei sudditi di questo mondo per cui non posso ordinarti nulla. Non ho alcun potere su di te. -

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