Perché sei sveglio?

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Era notte. Bucky non riusciva a dormire, aveva paura di rifare incubi. In questi c'erano spezzoni di momenti del suo passato, quand'era ancora il soldato d'inverno. Pensava che quel periodo fosse ormai superato, ma invece continuava a fare male. Era difficile passarci sopra completamente, trovare una pace interiore avendo così tanti omicidi alle spalle.

Non voleva svegliare di nuovo né Steve, né Sam, quindi decise di rimanere nella sua stanza a contemplare il nulla.

Sentì dei passi veloci vicino alla sua stanza, si girò verso la porta aperta e notò una figura esile sgattaiolare verso la stanza di Sam.

Bucky si alzò dal letto, affacciandosi dalla soglia della porta, cercando di non farsi notare.
La figura esile vista prima si rivelò essere la migliore amica di Sam, probabilmente aveva avuto qualche problema anche lei a dormire.

Questa, però, stava in piedi davanti alla porta dell'amico senza fare nulla, come se nella sua testa lei stesse decidendo se bussare o meno.
Bucky fece uscire il braccio in vibranio fuori dalla porta, sventolandolo sopra e sotto, cercando di ottenere l'attenzione della più piccola. Lei lo vide, si avvicinò alla porta di Bucky, guardandolo confusa.

«Sei sveglio davvero o sto avendo un'allucinazione?» sussurrò lei.
Lui le fece cenno di entrare nella sua stanza con la testa, per poi chiudere la porta: «Dovrei fare io questa domanda a te.»

La mora si girò intorno, osservando la camera, i suoi mobili, le due pareti e tutti i suoi particolari; dopo fatto questo, si mise a sedere sul letto del più grande, che si sedette di fianco a lei.

«Da quando conosci Sam?» gli chiese, spostando i suoi lunghi capelli dietro la schiena.
«Da qualche anno. È molto amico del mio migliore amico, ma io e Sam non siamo amici. Siamo collaboratori.» specificò quest'ultima parola, scandendola per bene.
Lei ridacchiò, per poi aggiustare i capelli del maggiore. Fu un gesto improvviso per lui, che rimase stupito dalla naturalezza con cui aveva preso l'iniziativa di sistemargli i capelli. Probabilmente un gesto stupido per qualcun altro, ma per lui valeva molto.

Mentre continuava a passare le mani tra i capelli dell'altro, lei chiese con fare ironico: «Perché fissi tutti in modo psicopatico?». Lui si imbarazzò leggermente all'inizio, ma la domanda simpatica di lei riuscì a strappargli un sorriso. Lui fece spallucce,
come a dire "non lo so". Lei levò le mani dai capelli di lui, poiché ormai erano "perfettamente sistemati."

«Perché sei sveglio?» si azzardò lei.
«Faccio incubi tutte le notti, pensando al mio passato. Penso tu sappia tutto, sicuramente Sam te lo avrà raccontato. — lei annuì — La notte non riesco a dormire, va a finire sempre che mi sveglio e non riposo. Non volevo svegliare di nuovo Steve e il
tuo amichetto, per fortuna sei passata. Invece, perché tu sei sveglia?»

Lei alzò lo sguardo sul soffitto. «Non riuscivo a dormire, ho un po' di pensieri per la testa, tipo la reazione delle mie amicizie e dei miei famigliari quando scopriranno che sono viva e vegeta. Ne ho troppa paura, sento come se dovessi nascondermi per sempre, finché non si dimenticheranno di me..» lei abbassò la testa, dal suo tono di voce si poteva capire che stava combattendo contro le lacrime per non piangere. Bucky la abbracciò, portando la testa della ragazza sul suo petto. Lei aveva il viso coperto dalle mani, singhiozzava ripetendo: «Ho paura» a bassa voce, mentre il moro le accarezzava la schiena dalla maglietta con le dita.

«Sai, Chelsey, anche io spesso la penso come te, che forse non dovrei mai più farmi vedere in giro. Ero un omicida, ho ucciso e ferito troppe persone, chiunque avessi di fronte, e mai niente al mondo potrà colmare quel dolore e quel vuoto che provo dentro di me per aver creato in passato così tanto dolore e vuoto tra le persone. Mi sono buttato su una cosa più grande di me due volte, due volte difficili e ne sono sempre uscito perdente. Però se sono ancora qui, c'è un motivo, quindi se sei ancora qui, devi farti vedere con coraggio da tutti e mandare a fanculo chi pensava tu non ci fossi più, perché non si sono liberati ancora di te. Ho centosei anni, fidati di me» con le sue parole riuscì a tranquillizzare la più piccola, che gli sussurrò un "grazie".

LA EX MIGLIORE AMICA DI SAMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora