Cerca-Scienziati

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In questo capitolo scopriremo qualcos'altro sugli Scienziati, e perché no, incontreremo anche qualche personaggio che diventerà importante nel corso del tempo. Vi sfido a capire chi sono.
Ho bisogno di sapere cosa vi aspettate dal sequel: vai, date il via alla fantasia, voglio leggere le vostre idee.

«Devo capire chi è e dove sia.» disse Tre agli altri.

Erano nel seminterrato a casa di Cinque, una donna di vent'otto anni che a causa del Blip aveva perso il lavoro, ma che si manteneva grazie alla vasta eredità lasciata dai genitori.

«Perché non te ne torni sul tuo pianeta e cerchi un Cerca-Persone?» consigliò Tredici, ignorante riguardo la questione del pianeta Scienziati, d'altronde come il resto dei presenti in quella stanza.

Tre si alzò in piedi, iniziando a camminare avanti e indietro per la stanza: «Non hai torto, in ogni paese c'è un'istituzione che permette ai clienti di rintracciare qualche Scienziato.. — ragionò — Dovrò solo chiedere chi sia la persona più vicina a New York negli ultimi sei mesi, o più vicina al Quartier Generale degli Avengers.»

Sette, che era seduto a gambe aperte sul divano, si intromise: «E perché non lo hai fatto prima?»

«Perché non ci ho pensato, coglione.» l'ultima parola la mormorò, provando a non farsi sentire dall'uomo.

Tre era arrivato sulla terra grazie ad un Jet parcheggiato nel garage di Cinque, donna con cui viveva e anche sua amante nel tempo libero (non purché s'amassero, ma per passare il tempo). Lei aveva i capelli rossi e lunghi, la pelle pallida prendeva colore grazie alle varie lentiggini sparse per il corpo, i suoi occhi marroni venivano incorniciati dalle sue sopracciglia bionde e dalla matita nera messa sopra e sotto l'occhio. Probabilmente, se l'avesse vista una makeup artist, quest'ultima avrebbe vomitato da quanto le stesse male quel trucco veloce, ma a lei non fregava più di tanto. Era una quasi trentenne disoccupata, aveva da poco smesso di far uso di stupefacenti (circa sette mesi) e ammazzava i propri polmoni con un pacco di sigarette al giorno. Non dimentichiamoci l'essere figlia unica e con i genitori defunti. Per lei valeva poco la sua vita, avrebbe potuto fare di tutto, tanto cos'altro poteva perdere? La sanità mentale? No, quella già era andata a farsi benedire al compiere degli undici anni, quando le offrirono la prima sigaretta.

Il trentenne (che dimostrava diciannove anni) non ci mise molto ad arrivare il Jet, salutare i compagni, attivare il Jet, arrivare nello spazio e rendersi conto di non saper pilotare un Jet, per poi rendersi conto che il Jet fosse automatico. Sembra una barzelletta: non sapeva pilotare il Jet con cui era arrivato sulla Terra, ma non è questa la parte divertente, ma è il fatto che provasse a pilotare un Jet automatico, cioè che si pilotava da solo.

«Daren, ma che problemi hai?» disse ad alta voce maledicendosi, pronunciando il suo nome di battesimo.

Il Jet parcheggiò nel giardino di casa sua sul suo pianeta.
«Che figata» mormorò. Si aprì automaticamente lo sportello, quando ne uscì si guardò intorno. Lo sportello si chiuse, mentre Daren – o Tre, oppure B-11, in qualsiasi modo vogliate chiamarlo, è sempre il biondino attraente – si fermò ad osservare casa sua da fuori. Ci viveva con un suo amico dal 2015, prima di quell'anno il biondino era l'unico ad abitarci.

Sospirò, passando dritto davanti casa, superandola senza riguardarla nemmeno una volta.

Ci mise quindici minuti a piedi a passo veloce (alternato ogni tanto con mini corse) per arrivare nel centro della capitale. Fortunatamente, era residente a poco da lì. La folla di Scienziati nel centro gli fece capire che se voleva scoprire chi fosse lo o la Scienziata a contatto con gli Avengers, doveva correre più veloce del vento. In quel momento avrebbe tanto voluto aver chiamato D-999, il suo coinquilino su Scienziati, per essere preso in braccio (sì, in braccio), sbattere le palpebre e in un secondo ritrovarsi già nel Cerca-Scienziati.

Dopo fin troppi minuti per i gusti di Daren, si ritrovò nell'istituzione pubblica di cui aveva bisogno. Non c'era molta fila. Prima di tutto, il Cerca-Scienziati era organizzato a reparti: c'era il reparto del pianeta Terra, il reparto di Sakaar e altri reparti, tutti quanti dedicati ad un pianeta. Nel caso si cercasse uno Scienziato di cui non si sapeva la posizione, oppure uno Scienziato in quel momento presente sul pianeta, si andava a chiedere alla segreteria vicino all'entrata. Ovviamente, ogni reparto aveva il proprio personale specializzato.

Come facevano a sapere, però, la posizione di ognuno di loro? Semplice! Quando uno Scienziato si allontanava dal pianeta di appartenenza, doveva prima comunicarlo in modo telepatico agli Scienziati Supremi, così da poterlo comunicare al capo del Cerca-Scienziati, e se non si fossero avute notizie di spostamenti ulteriori, avrebbero mandato uno Scienziato a controllare se andasse tutto bene. Questo fu il caso di Chelsey, o C-107 per gli Scienziati: Angelina fu mandata a controllare se andasse tutto bene, quindi a registrare la sua posizione.

Entrò nel reparto dedicato alla Terra e si avvicinò ad un uomo sulla sessantina facente parte del personale specializzato: era impegnato a provare a scrivere una frase a computer, gli occhiali lentamente gli scivolavano sulla punta del naso e vederlo raddrizzarli ogni tanto mentre provava a cliccare dei tasti era una scena piuttosto comica.

«Mi scusi — iniziò il biondo — Sto cercando l'ultimo Scienziato ad esser stato in contatto con gli Avengers.»

L'uomo guardò il trentenne, poi si raddrizzò di nuovo gli occhiali (Daren avrebbe voluto scoppiargli a ridere in faccia) e cancellò tutto ciò che aveva digitato con grande fatica.

Iniziò a pigiare altri tasti.
«Avengers dici?» chiese l'anziano per conferma.
Daren annuì inizialmente, poi pensò che l'uomo dinanzi a lui non si sarebbe mai girato a guardarlo, così si decise a pronunciare "Sì".

L'uomo cliccò "invio". Era stato piuttosto veloce, probabilmente non era la prima volta che scriveva quel nome.

Appena si caricò la pagina, l'anziano avvicinò il viso allo schermo, socchiudendo gli occhi e mantenendosi gli occhiali da vista con l'indice e il pollice della mano destra.
«C-107, Al.. Alison Chesley Hall. Chelsey, volevo dire.» si corresse rendendosi conto di aver letto e pronunciato male.

Daren deglutì forzatamente.
«Grazie mille, sapete dove posso trovarla adesso?» chiese, mentre le sue dita giocavano nervosamente una con l'altra.
L'uomo dietro al bancone gli scrisse su un foglietto la cittadina dove l'avrebbe trovata e l'indirizzo della villa in cui alloggiava.
Il biondo prese il foglietto, ringraziò l'anziano ed uscì dal Cerca-Scienziati.

Non poteva essere lei, ed invece lo era.

LA EX MIGLIORE AMICA DI SAMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora