Ci costerebbe l'esistenza

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Tra quattro capitoli finisce la storia. Gli aggiornamenti saranno più lenti da oggi in poi, ho bisogno di arrivare a scrivere minimo dieci capitoli del Sequel e ora sono solo a cinque.

«Non credo — prese un respiro profondo — Insomma, che sia la giornata giusta per andare a fare la spesa a tre.» finì Chelsey, guardando se stessa, Bucky alla sua sinistra e Sam alla sua destra.

«Mi sento un quindicenne» disse Bucky in modo serio, stringendo la borsa di stoffa della spesa al suo petto, cosa che rendeva la scena più comica di quanto fosse già.

Erano passati tre giorni dall'avviso di Stark, e l'avevano preso seriamente, sicuro, ma non abbastanza per evitare di fare la spesa. Chiunque a vederli si sarebbe chiesto: perché in tre?

Sam voleva la compagnia della sua migliore amica,
ma Bucky si era ripromesso di non farla uscire senza che lui le guardasse le spalle finché non si fossero calmate le acque. La mora aveva provato a dirgli di stare tranquillo e che solo volendolo l'avrebbe steso a terra, ma sembrava come se Bucky avesse le orecchie tappate.

«Giuro che se entriamo in quel supermercato e mi fate fare qualche figura di merda, e comprende anche il solo litigare per qualche stronzata, vi spello vivi.» li minacciò la mora. I due uomini la guardarono male.

«Noi non facciamo fare figure di merda.» rispose Sam.
«Non posso rispondere oppure mi ammazza.» rispose Bucky.

Entrarono nell'edificio, comprarono tutto quel che dovevano comprare, tra sfizi, beni primari come il pane, dolciumi e persino alcolici. Uscirono da lì con entrambe le due buste piene zeppe, le portava entrambe il sergente poiché si era offerto di farlo, giustificando la sua "voglia di portare le buste" con l'essere un supersoldato, e che quindi portale gli sarebbe pesato molto meno di quanto sarebbe pesato agli altri due.

Arrivarono fuori al cancello, Sam prese le chiavi e aprì il cancello. Nell'esatto istante in cui il cancello si aprì, un rumore si fece strada dietro di loro, facendo girare di scatto il supersoldato e la sua fidanzata.

«Avevi detto atterraggio morbido!» esclamò un uomo mantenendosi la testa. Aveva quella tuta di quella sfumatura di blu di cui avevano parlato, la mascherina bianca gli si era abbassata al di sotto del naso e non ci mise molto a rialzarsela.

«Lo vedi che sei un coglione?» lo attaccò verbalmente Tre. Divertente come si chiamasse Tre il capo, e in quel momento ci fossero solo tre di loro.

Chelsey si focalizzò sull'uomo che aveva appena parlato: le erano familiari quei capelli di quel biondo, quegli occhi azzurri e quella voce. Tre sentì sulla sua pelle lo sguardo della mora che cercava di riconoscerlo, lo incrociò e sorrise maliziosamente da sotto la mascherina. Nonostante metà del suo viso fosse coperto, Chelsey percepì quel sorriso, anche grazie alle sopracciglia e al loro movimento.

Cinque ed Otto camminavano paralleli a Bucky e Sam, probabilmente Sam avrebbe voluto dare un pugno in faccia ad entrambi. I capelli rossi di Cinque erano raccolti in una coda alta, mentre Otto lasciava penzolare sul suo viso i suoi dreadlocks corti.

«Io ti conosco.» pronunciò decisa queste parole la mora. Non capiva chi fosse il biondo davanti a lei, ma aveva qualcosa di familiare: conosceva quei capelli, conosceva quel taglio di occhi, conosceva quella voce, ma non riusciva a comparire nella sua mente chi mai lui potesse essere.

Bucky, ormai stancato di vedere l'uomo con i rasta camminare avanti e indietro per farsi notare da lui, gli sferrò un pugno sul setto nasale. Otto si toccò le narici, capendo che il suo naso sanguinasse: asciugò il liquido con il pollice, controbattendo il pugno con un calcio, iniziando così a combattere.

Sam si girò indietro a guardarli, poi si voltò verso Cinque.
«Senti, io non voglio farti del male» mise le mani davanti al petto.
«Significa che vincerò a tavolino» rispose, sferrando un pugno. Sam riuscì a pararlo col palmo della mano, controbattendo e iniziando a combattere anche loro.

Chelsey si mise in posizione di difesa, con le braccia davanti al viso e serrando i denti.
«Non è mia intenzione farti del male — il biondo avanzò di un passo, facendo indietreggiare la mora — Non posso nemmeno farlo, perché come ben sai, ci costerebbe l'esistenza.» Chelsey, lentamente, abbassò le braccia.

«Cosa vuoi da me?» chiese con un tono misto tra il nervoso e il disperato.
«Io, inizialmente, puntavo alla distruzione degli Avengers per prendermi i supersoldati. Insieme a me e la mia squadra, la Terra sarebbe stata in poco tempo ai miei piedi, ma sapere che tra gli Avengers ci sei tu, Alison.. Non mi lascia altra scelta che ritirarmi.» confessò.

La mora inclinò leggermente la testa verso sinistra.
«Come sai il mio nome?» da come l'aveva pronunciato, sembrava avesse messo un punto dopo ogni parola.
Lui non rispose, abbassò lo sguardo e sorrise. Portò una mano alla mascherina, non abbassandola.
«Ti ho detto: come sai il mio nome!» esclamò, ancora per poco poteva contenere la sua rabbia, eppure doveva farlo. Se uno Scienziato si fosse messo contro ad un altro Scienziato, sarebbero finiti in prigione per l'eternità, e avrebbero causato una guerra civile; era meglio non perdere il controllo, sia per lei che per Daren.

Lui si decise e abbassò la mascherina, alzando però la testa. Chelsey sgranò gli occhi a capire chi fosse: Daren, o B-11, era Tre, il capo dell'organizzazione ARES che voleva dominare sulla Terra.

«Daren?» mormorò.

«Lo conosci?» esclamò Bucky, sentendoli parlare, mentre schivava un colpo dall'uomo, uomo che dopo pochi secondi fu steso al suolo dal sergente.

«Daren e io andavamo in missione assieme nel 2016..» rivelò, guardando il nulla più totale.

LA EX MIGLIORE AMICA DI SAMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora