Qualcosa di molto brutto

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Siamo molto vicini alla fine. Per fortuna, voi aspetterete un altro po', giusto il tempo che io inizi a scrivere i primi capitolo del Sequel, quindi dovrete mettervi l'anima in pace e pregare che ci riesca prima di novembre; fatto sta, quanto tempo dovrebbe passare tra la fine di questo libro e la pubblicazione del Sequel, secondo voi?

I giorni passarono velocemente. Come ultima serata tutti insieme in quella villa, avevano organizzato  una festa tra loro.

Sulla smart tv presente in salotto mettevano delle canzoni degli anni '90 e '80, canzoni che i due supersoldati non conoscevano affatto.

Gli Avengers erano tutti vestiti bene, persino Fury si era aggiunto ai festeggiamenti.

«Mettete Careless Whisper!» esclamò Natasha a Sam, impegnato a digitare le lettere che componevano il nome di un'altra canzone.

«Sì, voglio anch'io Careless Whisper» pensò Sam, cancellando le lettere digitate e componendo il nome della canzone di George Michael.

Bucky beveva la sua birra, quando venne trascinato per il braccio in vibranio dalla sua fidanzata, entusiasta per la canzone che a lei tanto piaceva.

Lui posò la bottiglia di vetro a terra, qualche centimetro distante dal divano.

Lei gli mise le mani sulle spalle e lui, secondo consiglio della fidanzata, le mise sui fianchi della mora, che dolcemente lo guardava mentre canticchiava il ritornello.

«I'm never gonna dance again, guilty feet have got no rhythm, though it's easy to pretend, I know you're not a fool!» si sentì un coro cantare a voce bassa.

«Devi ancora dirmi come ti senti con la nausea» mormorò Bucky.
La mora accennò un sorriso soddisfatto dal fatto che si ricordasse. «Non sono incinta.»

A Bucky sembrò che si fosse aperto il paradiso di fronte a lui.
«Ringraziando qualsiasi essere ultraterreno» fece scappare una risata alla minore.

«So I'm never gonna dance again the way I danced with you» canticchiò lei, fissando insistentemente il moro negli occhi, quasi provocandolo.

Thor era in piedi a conversare con Visione e Wanda, incuriosito dalla loro relazione e da quanto andasse avanti — e soprattutto, del perché non ne sapesse niente. E cosa ancor più importante, come faceva un androide a provare emozioni?

Chelsey si avvicinò di più al fidanzato, appoggiando dolcemente la testa sul suo petto (anche perché alle spalle non ci arrivava), mentre le possenti braccia del sergente passavano dai fianchi al cingerle il girovita.

«Quant'è bella questa canzone, quasi quanto la notizia di non essere padre» bisbigliò James, accarezzando dolcemente i capelli di lei con le sue dita in vibranio.

Partì di nuovo il ritornello. Nel salotto non stavano ballando in molti, più che altro erano impegnati a parlare e bere, concedendosi qualche ballo di breve tempo ogni tanto.

«Se vuoi scusarmi, ho dell'urina da far fuoriuscire prima che farla fuoriuscire diventi fastidioso» lasciò la ragazza e si diresse a passo svelto verso il bagno.

La mora si guardò intorno: Sam e Cap stavano parlando, Rhodey cercava di trovare un punto in comune tra qualche sua teoria sulla biologia e quella di Bruce mentre Natasha li ascoltava divertita. Wanda e Visione avevano ormai lasciato Thor per poter ballare, Nick Fury e Maria Hill discutevano insieme di qualche argomento indecifrabile.

«Alison, vecchia mia» Thor attirò l'attenzione della mora. Si girò dietro di lei, dov'era il dio del tuono che le dedicava uno dei suoi più splendidi sorrisi.
«Figlio di Odino» ricambiò lei.

Thor rimase ad osservare tutti i lineamenti della donna dinanzi a lui. Improvvisamente, col suo pollice destro iniziò a ripassare la forma del suo naso, i suoi zigomi, il contorno della sua bocca e il lobo del suo orecchio. Lo faceva come se conoscesse quel viso a memoria, come se anche da bendato avrebbe potuto riconoscere il suo viso.

Nell'altra mano teneva un bicchiere di vetro contenente ancora un po' di birra. La schiuma era fortunatamente finita, rimaneva quel poco di liquido a fondo bicchiere.

«Ti parlo da amico ad amica, Alison — le sorrise amorevolmente, come un fratello ad una sorella — Ma io credo che possa succederti qualcosa di molto brutto tra poco. Non coprirti gli occhi davanti ai problemi, non nasconderti da loro. Calpestali e fai vedere chi comanda.» sembrava convinto di quel che stesse dicendo.

La mora si fece qualche domanda in mente, del tipo: "Cos'ha detto 'sto qua?". Alla fine, cosa poteva aspettarsi effettivamente Chelsey da un principe Asgardiano vecchio di mille anni?

«Non ti credevo un filosofo» scherzò la mora.
«Mah, non chiamarmi così. Socrate è un filosofo, con il suo sapere di non sapere. I bambini fanno domande filosofiche, come "perché i fiori sono colorati?" o "perché il cane abbaia?". Io, con molta semplicità, ti metto in guardia. Ho questa sensazione riguardo te. — le toccò una spalla — Guardati le spalle.» mormorò in modo serio, concludendo il suo discorso ed allontanandosi dalla donna.

Nell'istante esatto che Thor si era allontanato (il più possibile), arrivò Bucky. Chelsey era un po' scombussolata dalle parole del dio del tuono, tanto da perdersi tra i suoi pensieri e non calcolare il fidanzato che ormai era davanti a lei. Le scuoteva una mano dinanzi agli occhi, destra e sinistra, ma lei sembrava come incantata su un punto fisso. Poi scosse la testa, come per eliminare i suoi pensieri dalla mente, "risvegliandosi" e baciando dolcemente Bucky.

«Scusami, mi si è avvicinato..» venne interrotta da Bucky.
«Non devi scusarti, stai tranquilla. — sorrise — Andiamo a bere?» indicò il divano dove si stavano avvicinando tutti gli Avengers.
La mora annuì, prendendo il fidanzato a braccetto per reggersi.

«Si tiene a me se dovessi condurla da qualche parte e ha paura di camminare da sola» pensò Bucky nel mentre che si dirigevano verso il sofà.

Natasha sorrise falsamente alla coppia, offrendo due birre.
«Una a testa.» le porse. Il sergente prese la sua rispettiva bottiglia, mentre la mora rifiutò semplicemente, sedendosi e poggiando le mani sulle proprie cosce scoperte.

Indossava un tubino bianco, i capelli lisci le cadevano sulla spalle. Al collo aveva una collana di piccole perle, aveva un leggerissimo ombretto marrone e un filo di eyeliner, il giusto per completare gli occhi assieme alla matita nera e il mascara. Sulle labbra aveva un semplice gloss trasparente, uno di quelli bellissimi anche se per qualcuno saranno inutili.

La ragazza si distaccò mentalmente dal gruppo di amici - o meglio, colleghi - impegnati a parlare, scherzare, prendersi in giro, bere e addirittura spettegolare.

Ad un certo punto decise di alzarsi ed allontanarsi dagli altri. Bucky, ancora seduto, le prese il polso prima che potesse andarsene.
«Va tutto bene?» le chiese dolcemente.
«Sì, va tutto bene» mentì lei, accennando un falso e sforzatissimo sorriso.
«Non ti credo, dove stai andando?» disse preoccupato.
«Ho bisogno di una boccata d'aria da sola.» deglutì.

Il moro lasciò la presa, permettendo alla fidanzata di uscire fuori al balcone. Non c'era nessuno, gli unici rumori provenivano dall'interno dell'edificio. Era tutto buio fuori e la luna era in fase decrescente.

Respirò a polmoni pieni, facendo entrare nelle proprie narici più ossigeno possibile, che poi rilasciò mediante la bocca. Si toccò la tempia destra con l'indice e il medio della mano del medesimo lato, cercò di rilassare i denti che, fino a quel momento, chiudevano la bocca dall'interno forzatamente, praticamente serrati.

«Chissà che domanda ci aspetta domani» pensò, mentre il venticello serale le accarezzava i capelli.

Chissà a cosa si riferiva Thor.

LA EX MIGLIORE AMICA DI SAMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora