Capitolo 59

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È trascorsa circa una settimana dall'ultima volta che l'ho visto.
Non sapevo bene cosa aspettarmi, ma di certo credevo di meritare delle scuse per il suo atteggiamento, che definirei, purtroppo, quasi violento.
<<Kirsten?>> Thom attira la mia attenzione visibilmente preoccupato.
<<Si?>>
Ultimamente sono così assorta nei miei pensieri che bado veramente poco al mondo circostante.
<<Kirsten viene>> interviene Laurel, lanciandomi un'occhiata indulgente.
<<Dove?>> chiedo confusa e poi continuo, <<non ho nessuna voglia di uscire, lo sap...>>
<<Kirst, tu verrai>> mi interrompe la mia migliore amica, <<la voglia te la fai venire. Sei chiusa in casa da una settimana, ti ho lasciato del tempo e lo sai, ma ora non lo accetto più.>>
Le lancio un'occhiataccia, ma subito me ne pento. Si preoccupa per me e vista la situazione è del tutto lecito.
<<Va bene>> acconsento, scuotendo la testa.
Suona la campanella e mentre ci dirigiamo verso l'uscita, Thom si volta verso di me, <<ti passo a prendere per le otto>>, sorride raggiante e raggiunge l'uscita.
<<Mangiamo una pizza a casa sua e poi andiamo a bere qualcosa>> dice Laurel, dando risposta alla domanda che non ho mai formulato.
Le sorrido grata, <<vieni da me per le sette?>> le domando.
Ultimamente sono stata molto distaccata anche nei suoi confronti e ovviamente non se lo merita affatto.
Annuisce raggiante, <<speravo me lo chiedessi.>>
La saluto alla fermata dell'autobus e procedo a piedi verso casa.
Ogni volta che passo davanti al Pandemonium sento una morsa stringere al petto.
Faccio un respiro profondo e con tutta la forza che ho, costringo me stessa a non voltarmi verso il locale.
Attraverso a grandi passi il marciapiede, finché non sento il suono della campanellina appesa alla porta del locale.
Mi volto istintivamente, maledicendomi per averlo fatto.
Vedo Lucas sulla soglia. È tutto vestito di nero, i capelli biondi scompigliati e il volto pallido e sciupato.
Alza lo sguardo e i suoi occhi verdi incontrano i miei.
Sento dei brividi percorrermi le braccia e il cuore accelerare.
Mi ritrovo a pensare alla settimana di silenzio insostenibile che ho attraversato e a quanto mi ha ferita.
Nonostante il cuore in frantumi, distolgo lo sguardo con freddezza e proseguo per la mia strada e... nulla.
Non succede assolutamente niente.
Non so cosa mi aspettassi, ma di certo questo mi ha ulteriormente lacerato il cuore.
Odio essere orgogliosa, ma in questo caso sento che devo esserlo.
Merito delle scuse da parte sua e sono sicura che ne sia consapevole.
Vorrei così tanto che le cose tra di noi andassero bene, soprattutto in questo momento orribile.

Pochi istanti dopo, entro nel vialetto di casa e raggiungo la porta.
La voragine che ho nel petto ogni volta che varco questa soglia, diventa sempre più profonda.
Mia madre ignara della vita precedente del marito, lo ha spedito fuori casa e ora finge di stare bene immergendosi a pieno nel lavoro.
Sentirla singhiozzare ogni notte mi devasta.

Raggiungo la cucina e passando davanti allo specchio, il mio riflesso mi fa voltare di scatto.
Ho un aspetto davvero pessimo, la tuta grigia che indosso scende larga sul mio corpo, i capelli neri sono arruffati, le occhiaie evidenziano maggiormente il blu dei miei occhi e le labbra sono leggermente screpolate.
Sbuffo e mi dirigo in cucina, apro il frigorifero e mi preparo un sandwich.
Visto che mia madre non rientrerà prima di cena, decido di mettere un po' in ordine la casa per evitarle questo lavoro stancante.

Circa un'ora dopo ho terminato di sistemare cucina e salotto.
Stanca, mi lascio cadere sul divano e accendo la televisione.
Pochi minuti dopo, mi sorprende il suono del citofono e confusa e intontita mi dirigo verso la porta.
La spalanco senza controllare l'occhiello.

Lucas ha la testa china verso il pavimento e muove nervosamente un piede.
A vederlo così vicino a me dopo una settimana, la salivazione si azzera e il nodo alla gola si fa gigantesco.
Quando si decide ad alzare la testa, i suoi occhi verde intenso incontrano i miei e il cuore mi si stringe nel petto.
Sono spenti e scavati da scure occhiaie, a contrasto con il viso pallido.
Rimaniamo a fissarci per qualche minuto in un silenzio triste.
<<Ci sediamo? Ho delle cose da dirti>> rompo il silenzio, con la voce che trema.
Mi sposto leggermente per invitarlo ad entrare e spero che acconsenta.
Annuisce e mi segue in casa chiudendosi la porta alle spalle.
Lo guido in cucina e noto con una punta di nausea che, senza saperlo, sceglie il posto di suo padre.
La mia espressione evidentemente cambia, così si alza e si sposta all'altro capo del tavolo.
Prendo posto accanto a lui e alzo lo sguardo per imprimermi ogni suo particolare nella mente.
Mi è mancato così tanto e in questo momento vorrei solo rifugiarmi tra le sue braccia.
<<Kirsten, mi dispiace davvero tanto, quella sera ero fuori di me... avevo bevuto parecchio ed ero così incazzato che quando ti ho vista non ho capito più niente>>, mi guarda di sottecchi cercando di percepire qualche mia reazione e poi continua, <<non riesco e non posso accettare una cosa del genere. È riuscito a rovinare la mia vita fin da quando sono bambino e quando pensavo di essermi finalmente liberato di lui, della sua influenza negativa e di tutto il male che ha fatto a me e mia madre, eccolo che torna come un tornado a spazzare l'unica cosa bella che mi sia capitata nella vita.>>
Le sue parole mi colpiscono come un fiume in piena e il peso sul petto si fa via via più leggero.
<<Non avevo il coraggio di chiamarti o venire a parlarti perché so che quello che ho fatto è imperdonabile. Se non ci fosse stato Will ti avrei fatto del male e questo non riesco a sopportarlo. Ci penso ogni fottuto giorno Kirsten e il solo pensiero di te ferita mi uccide poco alla volta.
Voglio solo che tu sappia che non avrei mai voluto farti del male intenzionalmente, sei... troppo importante per me e so che ora non ho nessun diritto di dirlo, ma è così. Probabilmente non mi crederai e penserai che questa è una giustificazione, ma è quel bastardo che mi ha fatto andare fuori di testa. Io non sono così... non più.>>
I suoi occhi verdi sono lucidi e le mani sono strette a pugno per cercare di nascondere il fatto che tremano.
Afferro delicatamente la sua mano e la avvicino verso di me tenendola stretta.
<<Io ti credo, Lucas>> sussurro a corto di fiato.
Mi schiarisco la voce, <<anche io ho delle cose da dirti.>>
La sua espressione si distende leggermente e aspetta con pazienza che parli.
<<I primi tempi che uscivamo insieme, non so se avevi capito che ci fosse qualcosa che non andava...>>
Lui annuisce e mi stringe la mano.
<<Non era solo per via dell'incidente di mio... tuo padre, ma soprattutto perché mi avevano confessato una cosa abbastanza sconvolgente. Quando mia madre ha sposato tuo padre era già incinta... di un altro uomo.>>
L'espressione di Lucas passa da incredula a felice in pochi secondi.
Nel momento in cui realizza la cosa fondamentale, scatta in piedi e inizia a camminare avanti e indietro per tutta la stanza.
<<Ero venuta a dirti questo quella sera, ma poi...>>
Lucas mi interrompe inginocchiandosi davanti a me, con gli occhi lucidi questa volta per la felicità, <<mi dispiace così tanto>> mormora, posandomi una mano sulla guancia.
Non mi rendo conto di star piangendo finché il suo dito non raccoglie le mie lacrime.
Avvicina il suo viso al mio e prova a baciarmi, ma volto la testa con delicatezza.
<<Ho bisogno di un po' di tempo>> bisbiglio.
Mi ha fatto stare così male che ora non riesco proprio a lasciarmi andare.
Ha distrutto l'immagine che avevo costruito di lui e... di noi.
<<Lo capisco.>>
Si allontana e si dirige verso l'uscita.
Apre la porta e si ferma di spalle sulla soglia, <<anche se non è adesso il momento, noi staremo insieme Kirsten.>>

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