Capitolo 8

2.8K 166 72
                                    

Finalmente ho finito di pulire i tavoli e sono anche a buon punto con il pavimento.
Sono così stanca.
Avrei bisogno di una pausa.
Lucas è qui da un'ora a fissarmi divertito.
È così snervante.
Lo guardo in cagnesco e sospiro.
<<Vuoi fare una pausa?>> mi chiede tranquillo e con un sorriso sghembo sulle labbra.
Sembra che riesca a leggermi nel pensiero.
Vorrei tanto dirgli di sì, ma so che se mi fermassi adesso poi non avrei la forza di continuare.
<<No>>, rispondo senza neanche guardarlo e inizio a togliere tutte le tazzine e i bicchieri vuoti dal bancone.
Lo sento ridacchiare e accendersi un'altra sigaretta.
Cristo quanto fuma, mi sta intossicando!
Mezz'ora dopo il locale è in perfetto ordine.
Devo solo sistemare le tovaglie su ogni tavolo, ma mentre le prendo lui mi ferma.
<<Basta così, il resto lo faranno i camerieri. Stanno per arrivare>> dice, si alza e viene verso di me.
<<Che ore sono?>> gli chiedo.
<<Le sette.>>
Sgrano gli occhi.
Merda.
È tardi. Devo andare in ospedale.
Mi passo una mano tra i capelli e faccio un respiro profondo chiudendo gli occhi.
<<Devo andare>>, prendo il telefono che avevo lasciato su un tavolo e lo oltrepasso dirigendomi verso la porta.
<<Aspetta. Dove stai andando?>> chiede curioso.
<<In ospedale>>, gli dico senza troppi giri di parole.
Ho fretta. Spero non mi trattenga ancora.
<<Ti accompagno>>, si offre serio guardandomi negli occhi.
<<No, grazie>> rifiuto, facendo un sorriso forzato.
<<Ho detto che ti accompagno>>, dal tono di voce capisco che non accetta un altro no come risposta.
Alzo gli occhi al cielo esasperata e mi mordo il labbro. <<Eh va bene>>.
Sorride soddisfatto e va verso la porta. La spalanca e questa volta si sposta di lato aspettando che passi prima io.
Lo seguo mentre andiamo verso la macchina.
L'ultima volta non mi sono accorta che si trattava di una Porsche nera a due sportelli.
Gli si addice.
Monta in macchina e io salgo dal lato del passeggero allacciando la cintura.
Si volta verso di me e mi guarda mentre gira la chiave nel cruscotto.
Io ricambio lo sguardo. I suoi occhi come sempre catturano la mia attenzione.
Mi sento irrequieta ogni volta che mi guarda.
È così... strano.
Distolgo lo sguardo per prima e lui accelera e si immette nella strada affollata.
Durante il tragitto lo guardo ogni tanto.
È completamente a suo agio in mia presenza.
Perché invece a me la sua presenza provoca l'effetto opposto?
<<Mi dispiace Kirsten>>, dice tutto a un tratto.
È la prima volta che pronuncia il mio nome e quando lo fa il mio cuore salta un battito. 
<<Per cosa?>> gli chiedo stupita, voltandomi verso di lui.
<<Per come ti ho trattata. Non te lo meritavi.>>
È sincero mentre parla e quando mi guarda negli occhi, non posso fare a meno di pensare che non sia proprio un cattivo ragazzo.
Inizialmente non si è comportato bene, è vero, ma è anche vero che io l'ho giudicato troppo in fretta.
<<Non preoccuparti... non fa niente>> gli dico con un sorriso dolce.
<<Tuo padre come sta?>> mi chiede esitante.
<<Non lo so ancora... Spero bene>> rispondo rabbuiandomi e stringendo la mano a pugno sulla coscia.
<<Andrà tutto bene nanerottola>>, dice sorridendomi.
Ricambio il suo sorriso.
È la prima volta che il modo in cui ha pronunciato quel nomignolo non mi ha infastidita, ma mi ha resa felice e la cosa mi preoccupa.

My Drug is YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora