Capitolo 6

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Mi continuo a rigirare sul divano sentendo uno strano rumore.
Ma cosa diavolo è?
Non ho nessuna voglia di aprire gli occhi e affrontare la realtà.
E non voglio neanche guardare l'ora per vedere se sono ancora in tempo per andare a scuola perché, se così fosse, mi sentirei in colpa per tutta la giornata per aver saltato le lezioni.
Voglio solo dormire e possibilmente svegliarmi quando papà sarà tornato a casa.
Ma questo so perfettamente che non è possibile.
Mi sposto sul divano e prendo il telefono che sta vibrando nella tasca dei jeans da almeno mezz'ora.
Lo apro e vedo che ci sono cinque chiamate perse da parte di Laurel e due chiamate da parte di mia madre.
Compongo il numero e la chiamo.

<<Kitty! Finalmente!>> esordisce e la sento sospirare.
<<Papà sta bene? È successo
qualcosa?>> chiedo allarmata, ma con la voce ancora impastata dal sonno.
<<Tutto bene non preoccuparti... Mi hanno detto che tra poco entrerà in sala operatoria. Perché non sei a scuola? Mi ha chiamata Laurel e le ho spiegato la situazione... dovresti chiamarla, era preoccupata>> mi dice calma.
<<Certo mamma, la chiamerò più tardi>> parliamo ancora per qualche minuto e poi riattacchiamo.
Sospiro e mi lascio cadere di nuovo sul divano.
Devo farmi forza e alzarmi da questo meraviglioso divano che mi ha cullata tutta la notte.
Metto i piedi sul pavimento gelido e vado dritta verso il bagno.
Faccio una doccia veloce, asciugo i capelli e mi vesto.
Indosso un paio di jeans stretti e una maglia aderente a strisce blu e bianche. Mi guardo allo specchio e lego i capelli in una coda di cavallo.
Bene, sono abbastanza presentabile.
Decido di fare una passeggiata e prendere un caffè caldo da Starbucks.
Esco di casa e vado dritta verso quella che sarà la mia colazione.
Il locale si trova poco prima del Pandemonium. Per un momento mi viene in mente Lucas, ma scaccio via il pensiero concentrandomi sulla strada.
Raggiungo Starbucks, entro e il tintinnio familiare dei campanelli sopra la porta mi rincuora.
Amo questo posto.
Mi avvicino al bancone e chiedo il mio solito caffè bollente con poco zucchero.
Dopo aver pagato esco e faccio una passeggiata mentre lo sorseggio.
Vedo un ragazzo che mi dà le spalle con in mano una sigaretta accesa.
È Lucas.
Proprio in quel momento si volta e mi guarda.
Non so se fare dietrofront o continuare a camminare noncurante.
Scelgo la seconda opzione e continuo per la mia strada.
<<Nanerottola, come sta tuo padre?>> mi chiede e prende un tiro dalla sigaretta.
<<Meglio... Grazie>> dico fermandomi davanti a lui.
Mi scruta e si passa una mano tra i capelli.
<<Mi devi un favore, ricordi?>> e il suo viso si apre a formare un sorriso sghembo.
<<Si, purtroppo ricordo. Cosa vuoi?>> chiedo, alzando gli occhi al cielo e sospirando.
<<La signora che fa le pulizie si è infortunata e ho bisogno di una sostituta. Fatti trovare qui alle cinque>> mi dice, guardando dritto nei miei occhi azzurri.
<<Se mi stai prendendo per il culo giuro che...>> mi interrompe, mettendomi un dito sulle labbra.
<<Sta' zitta o potrei cambiare idea. Ci vediamo dopo>>, sposta il dito e per istinto mordo il labbro inferiore. Mi fissa la bocca per un momento poi distoglie lo sguardo e senza neanche salutare se ne va.
Quanto lo detesto.
Forse però oggi è la volta buona.
Almeno spero.
Giuro che se mi prende ancora in giro non finirà bene.
Chiamo mia mamma per avvisarla che passerò in ospedale questa sera e lei mi dice di non preoccuparmi che non ci sono notizie perché papà non è ancora entrato in sala operatoria. In caso di eventuali problemi mi avrebbe chiamata lei, così mi tranquillizzo e torno a casa serena.

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