Capitolo 10

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Apro la porta di casa e vado in cucina, accendo la televisione e mi siedo sul divano.
Ho fame, ma sono così stanca che non ho la forza neanche di preparare un panino.
Sono già le dieci e domani purtroppo devo anche andare a scuola.
Mi sa proprio che andrò a dormire.
Mi alzo dal divano e sto per salire in camera da letto, quando sento il suono del campanello.
Ma chi diavolo può essere a quest'ora?
Mi avvicino alla finestra, sposto la tenda e guardo fuori ma non vedo nessuno.
Suonano di nuovo.
Sarà Laurel.
Vado ad aprire e mi ritrovo davanti Lucas.
<<Avevi detto che mi avresti chiamato>> dice corrucciato, incrociando le braccia al petto.
<<Veramente non l'ho mai detto>>, rispondo alzando gli occhi al cielo.
Mi guarda storto e poi sorride.
<<Non hai mangiato vero?>> mi chiede, guardandomi dalla testa ai piedi.
Arrossisco. <<Affari miei>>.
<<Metti le scarpe e andiamo>> dice tranquillo.
<<Dove?>> gli chiedo laconica, alzando un sopracciglio.
<<A cena. Devi mangiare>>.
<<Non ci penso nemmeno>> gli rispondo, fulminandolo con lo sguardo.
<<Muoviti o ti porterò via di peso>>, dice stufo e dal tono di voce capisco che è serio.
Maledizione, quanto è arrogante e presuntuoso!
Non lo invito ad entrare, mi volto e vado in cucina a mettere le scarpe.
Come diavolo fa a sapere anche dove abito?
Poco dopo, torno e lo trovo appoggiato allo stipite della porta con in mano una sigaretta.
Appena mi vede, sorride vittorioso e io sospiro.
<<Dove andiamo?>> gli chiedo guardandolo male mentre chiudo la porta a chiave.
<<Lo vedrai>>, dice sorpassandomi e aprendo lo sportello della macchina.
Grandioso.
Fa anche il misterioso adesso.
Scendo le scale sbuffando e salgo in macchina.
<<Senti...>> inizio, ma lui si volta verso di me e mi fa segno di tacere.
<<Non adesso>>.
Gira la chiave e si immette nella strada affollata.
Lungo il tragitto stiamo in silenzio e io per distrarmi guardo fuori dal finestrino. Non riesco ancora a capire come facesse a sapere dove abito. Sto per chiederglielo quando la sua voce interrompe i miei pensieri.
<<Come stai?>> mi chiede fissando davanti a sè.
<<Sto bene>> gli rispondo.
<<Non sembra>>.
<<Sono solo stanca>> gli dico e appoggio la testa contro il sedile. <<È stata una giornata lunga e faticosa>>.
Mi guarda per un secondo e poi distoglie lo sguardo.
<<Mi dici dove stiamo andando?>>
<<Siamo quasi arrivati, tranquilla>>, dice
calmo e sorride.
<<Uhm...>>
Questo suo essere così stronzo, ma allo stesso tempo gentile mi spiazza sempre.
Dopo poco parcheggia e scende dall'auto.
Il locale è a pochi passi da qui, ma io non capisco per quale motivo non siamo andati al Pandemonium.
Entriamo nel ristorante e il cameriere ci accompagna verso un tavolo per due.
<<Perché siamo venuti proprio qui se tu hai un ristorante?>> domando scettica, mentre mi siedo di fronte a lui.
<<Semplicemente perché mi andava>> risponde pacato, guardandomi negli occhi.
Rimango un momento a fissarlo anch'io e poi imbarazzata distolgo lo sguardo e apro il menù.
C'è una lista di pietanze molto appetitose e non so proprio cosa scegliere.
Lo guardo di sottecchi e vedo che mi sta fissando divertito.
Non ha ancora aperto il suo.
<<Hai scelto?>> mi chiede alzando un sopracciglio.
<<No, mi affiderò al tuo buon gusto>> lo sfido.
Si volta verso il cameriere e gli fa cenno di raggiungerci per prendere le ordinazioni.
È un ragazzo carino, alto e ben impostato, con i capelli neri e gli occhi scuri.
Si avvicina velocemente e Lucas inizia a elencare una serie di piatti che poco prima avevo letto sul menù.
Probabilmente viene qui molto spesso per riuscire a ricordare i nomi esatti.
Quando finisce di parlare, il cameriere si congeda e lui si appoggia allo schienale della sedia con aria soddisfatta.
Lo guardo e sul mio viso si distende un sorriso gentile.
Quando si accorge che lo sto fissando, mi fa l'occhiolino e ricambia con uno dei suoi sorrisetti sghembi.
Questa sera è molto rilassato e sereno, sembra quasi felice di essere qui con me.
Abbasso lo sguardo un po' nervosa e inizio a giocarellare con l'orlo della tovaglia.
<<Tuo padre come sta?>>
Mi inchioda con lo sguardo e non riesco a rispondere subito.
In quel momento capisco che questo ragazzo ha veramente un potere assurdo su di me.
<<Ehm... Meglio, l'intervento è andato bene e adesso è stabile per fortuna. Grazie>>, dico sorridendogli dolcemente.
<<Posso farti una domanda?>> mi chiede.
<<Certo.>>
<<Hai veramente bisogno di un lavoro?>>
Gli lancio un'occhiataccia.
<<Ovvio che ne ho bisogno, in caso contrario di sicuro non sarei venuta a chiederlo>>, sbuffo.
<<Perché?>>
Sono indecisa se rispondere alla sua domanda oppure far finta di niente e ignorarlo.
Ci pensò un pò su. <<I miei genitori non possono mantenere la mia passione e ho deciso di farlo da sola.>>
Ridacchia. <<E quale sarebbe?>>
<<L'equitazione>>, sussurro.
Sembra colpito. <<Anni fa la praticavo anche io>>.
<<Perché hai smesso?>> chiedo curiosa.
Sembra rabbuiarsi. <<Non ho molta voglia di parlarne>>.
<<D'accordo...>>
Mi guarda per un pó e poi sorride calmo.

Forse non avrei dovuto chiedere ma lui ha fatto altrettanto, quindi non mi sento molto in colpa.

Arriva il cameriere con i piatti e mentre ceniamo parliamo un po' di tutto e dello sport che abbiamo in comune. Mi chiede anche della scuola e della mia famiglia e io mi sento a mio agio a parlare con lui.
Gli chiedo della sua fidanzata e lui si blocca, smette di mangiare e inizia a ridere di gusto.
Lo guardo di sottecchi. <<Cosa ho detto di tanto divertente?>>
Smette di ridere per un momento. <<Il fatto che io abbia una fidanzata.>>
<<Beh...Quella ragazza bionda dell'altro giorno al Pandemonium...>>
Mi interrompe. <<Sharon non è la mia ragazza.>>
So che me ne pentirò, ma sono curiosa.
<<Sei il tipo da una notte e via, non è vero?>>
Sul suo volto si distende uno dei più bei sorrisi che io abbia mai visto. <<Immaginavo che fossi una ragazza sveglia.>>
Alzo un sopracciglio scettica e gli faccio un sorrisetto forzato.
Sapevo che mi sarei pentita di averglielo chiesto, in questo momento vorrei essere dappertutto tranne che qui.
Finisco in fretta quello che c'è ancora nel piatto.
Poso il tovagliolo sul tavolo e chiudo la mano a pugno. <<Sono stanca... Puoi accompagnarmi a casa, per favore?>>
Mi guarda spiazzato, ma annuisce.
Mentre lo osservo chiamare il cameriere per avere il conto, capisco che questo ragazzo iniziava a piacermi e che probabilmente sono stata un'idiota a lasciarmi coinvolgere.
Lo vedo pagare e spero solo che questa serata finisca in fretta.

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