Capitolo 42

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<<Dove pensi di scappare?>>
Sento la voce di quell'uomo raggiungermi alle spalle.
Cammino più velocemente e mi stringo le braccia attorno al corpo per contrastare il freddo.
<<Non puoi sfuggirmi>> biascica, strattonandomi per un braccio.
Cerco di liberarmi dalla presa ma, nonostante sia ubriaco fradicio, è così salda che non ci riesco.
<<Levami le mani di dosso, brutto str...>> strillo, ma non riesco a terminare la frase perché sento la sua grande mano ruvida, tapparmi la bocca.
Mi prende per le spalle e mi trascina in un vicolo buio.

Maledizione.
Non può essere vero.
Non sta succedendo.

Inizio a dimenarmi tra le sue braccia robuste, ma non c'è verso.

Mi sbatte con violenza la testa contro il muro per tenermi ferma e sento subito un dolore lancinante alla tempia.

Cazzo.
Non può essere... è solo un incubo dal quale mi sveglierò presto.

Continuo a ripeterlo dentro la mia mente, per mettere a freno la paura che mi si è insinuata fin dentro le ossa.

Cerco di urlare, ma la sua mano preme ancora più forte contro la mia bocca per intimarmi a tacere.

Si lecca le labbra screpolate e con l'altra mano mi tocca il seno.
Passa la lingua sul mio collo e inizia a baciarlo.
Sento la sua erezione premere contro la mia coscia e, a stento riesco a trattenere i conati di vomito.

Scalcio più forte che posso e riesco a colpirlo al fianco destro.

<<Maledetta puttana>> impreca.
Mi strappa un lembo della maglia con violenza e sento le sue unghie trafiggermi la pelle.

Soffoco un gemito di dolore e lo maledico.

Le sue mani iniziano a muoversi lungo tutto il mio corpo senza sosta.

Provo così tanto disgusto che non riesco a respirare.

Perché?
Perché a me?
Cosa ho fatto per meritarmi tutto questo?

Soffoco i singhiozzi e le lacrime prendono a scendere silenziose lungo le guance, bagnando la mano di quell'uomo disgustoso che sta facendo di me la sua vittima.

<<Kirsten, svegliati! Va tutto
bene, sono qui con te.>>

Sento una mano scuotermi la spalla e mi sveglio di soprassalto.
Gli occhi preoccupati di Lucas incontrano i miei e solo ora, mi rendo conto di essere nella sua stanza.

Sento un dolore lancinante alla testa e porto una mano alla fronte.
È madida di sudore.

Cerco di calmare il ritmo accelerato del mio cuore, facendo respiri profondi.

<<Stavi urlando>> dice, serrando la mascella.
<<Mi... mi dispiace.>>
Lucas fa di no con la testa e sospira sconfitto, <<non hai nulla di cui scusarti, Kirsten.>>

Si alza in piedi, fa il giro del letto e si inginocchia ai suoi piedi, di fronte a me.
I nostri visi sono alla stessa altezza.

Posa la fronte contro la mia e inspira, chiudendo gli occhi.

<<L'unica cosa che voglio è che tu stia bene>> sussurra, <<se hai bisogno di urlare, urla. Se hai bisogno di piangere, piangi. Se hai bisogno di sfogarti, sfogati. Io sono qui per te.>>

<<Sfogarmi?!>>
Sbatto con forza una mano sul letto e scuoto la testa.

Le lacrime prendono a scendere copiose e mi bagnano le guance.

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