Capitolo 5

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Sto correndo da circa dieci minuti e ancora non ho trovato il reparto che mi ha indicato quell'infermiera.
Perché devo avere così poco senso d'orientamento?
Imbocco il primo corridoio che trovo e continuo a correre.
Poco dopo, mi fermo a chiedere informazioni ad una dottoressa che sgarbatamente mi dice di prendere l'ascensore fino al quinto piano.
Entro nel reparto di ortopedia circa cinque minuti dopo e vedo mia madre seduta su una delle tante sedie nere vicino al muro.

<<Mamma!>> la chiamo, mentre la raggiungo.
Si alza e mi abbraccia.
La sento piangere contro la mia spalla stringendomi ancora di più e in quel momento sento il mio cuore farsi in mille piccoli pezzi.
Tutto questo mi distrugge.
<<Andrà tutto bene mamma... Papà è un uomo forte e supererà anche questa>> dico, liberandomi dall'abbraccio per guardarla negli occhi.
Il suo sguardo è colmo di disperazione e la voglia che ho di piangere si fa strada dentro di me, ma mi costringo a ricacciarla indietro.
Devo essere forte.
Almeno per il momento.
<<Da quanto tempo sei qui che aspetti?>> le chiedo.
<<Circa due ore>> dice, con la voce roca per il pianto.
Mi guardo attorno e vedo avvicinarsi un uomo di mezza età con il camice bianco.
Mi volto verso mia madre e dal modo in cui si irrigidisce capisco che è il dottore che tanto aspettava.

<<Signora Thomson, suo marito è in condizioni stabili. Ha riscontrato un lieve trauma cranico e una frattura del femore, ma il resto del corpo è sano. L'intervento è fissato per domani, in questo momento sta riposando. Può stare tranquilla, è in ottime mani e tra un paio di giorni starà bene>> le comunica, sorridendole cordialmente.
Non mi ero accorta di trattenere il respiro fino a quando non ha smesso di parlare.
Sono così felice che non sia niente di grave.
Rincuorata da questa notizia lascio andare il fiato, chiudo gli occhi e le lacrime che avevo trattenuto troppo a lungo, iniziano a rigarmi il volto.
Mia madre lo ringrazia e lui torna al suo lavoro.

<<Oh tesoro... Non piangere>>, mi dice e mi asciuga le lacrime con i pollici.
Mi dà un bacio sulla fronte e io l'abbraccio nascondendo la testa nell'incavo del suo collo.
<<Vai a casa Kitty, qui resto io,
va bene?>> mi dice, prendendomi il viso tra le mani.
Anche se protestassi so che non servirebbe a niente tranne che a farla esasperare, quindi decido di non discutere e di assecondarla.
<<D'accordo mamma... Se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi>> sussurro dolcemente.
Lei annuisce, mi abbraccia e mi saluta.
Percorro tutta la strada a ritroso e mi ritrovo fuori dall'ospedale in un batter d'occhio.

Fino a poco fa ero un fascio di nervi e non mi ero accorta di quanto questa situazione mi avesse fatto esaurire le energie.

Sento la testa pesante e lo stomaco vuoto.

Chiamo un taxi e mi faccio accompagnare a casa.
Appena arrivo, entro e senza neanche accendere le luci vado dritta verso il divano, mi sdraio e da lì a poco mi addormento frastornata.

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