Capitolo 2

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Sento un rumore assordante provenire dal comodino e con molta fatica, apro gli occhi e allungo una mano per mettere a tacere la sveglia.

Scendo dal letto e mi preparo con cura.

Oggi devo andare al Pandemonium quindi, devo essere abbastanza presentabile.
Indosso una camicia bianca leggera e un paio di leggings neri.
Prendo il mascara e la matita nera, cerco di fare una magia sui miei occhi azzurri e scendo in cucina.

Vedo mia madre che prepara la colazione e la saluto con un bacio sulla guancia.

<<Stamattina sei di buon
umore?>> mi chiede sorridendo.
<<Si, ma non ti ci abituare>>, rispondo ridendo e facendo una piroetta per farle vedere con quanta premura mi sono preparata.
<<Sei bellissima come sempre tesoro>>, ribatte orgogliosa.

Solo adesso noto che manca mio padre.

<<Dov'è papà?>>
<<Stamattina è uscito più presto del solito>>, risponde assente.

Capisco che hanno litigato e decido di lasciar cadere il discorso.

Controllo l'orario e noto che sono in anticipo di mezz'ora.
<<Credo proprio che oggi andrò a scuola a piedi>> dico a mia madre, afferrando una mela dal bancone della cucina.
<<Sei sicura?>> mi chiede, guardandomi in modo scettico.
Annuisco, la saluto ed esco di casa.

È una bella giornata e il sole mi riscalda il viso, mentre procedo lentamente.
Poco dopo sono già vicina al Pandemonium, così decido di tirar fuori il telefono e mandare un messaggio a Laurel per darle appuntamento al solito posto.

Sono concentrata sullo schermo quando vado a sbattere contro qualcuno e per poco non perdo l'equilibrio.

<<Dovresti stare più attenta>> sento dire, da una voce maschile.

Alzo lo sguardo verso di lui e lo trovo a fissarmi in modo freddo con i suoi bellissimi occhi di un verde intenso e per un attimo, mentre lo guardo mi sento persa.

<<Ehm... Mi dispiace...>>, dico imbarazzata e abbasso la testa.

Lo sento sbuffare e vedo i suoi piedi muoversi per oltrepassarmi.

Quando è abbastanza lontano non posso fare a meno che voltarmi e osservarlo andar via.
È come se fossi ancora sotto il potere dei suoi occhi.

Scuoto la testa e mi decido a proseguire.

Trovo Laurel ad aspettarmi nel 'nostro' posto e appena mi vede la sua faccia si distende per formare uno dei suoi soliti meravigliosi sorrisi.

<<Ehi! Tutto bene?>> mi domanda, appena la raggiungo.
<<Direi proprio di si! Soprattutto se oggi quell'uomo sarà così gentile da offrirmi un lavoro>> le rispondo, ricambiando il sorriso.
<<Non mi avevi detto di avere un appuntamento oggi>> ribatte, guardandomi confusa.
<<Lo so, scusami me ne sono completamente dimenticata...>>
Le racconto di ieri, mentre procediamo verso scuola.

<<Spero solo che questo Lucas mi dia un lavoro>>, esordisco alla fine del discorso.

<<Lo spero anch'io, così finalmente la smetterai di stressarmi e di deprimerti>> fa lei, cercando di trattenere una risata.

Le dò un colpetto scherzoso con la spalla e alzo gli occhi al cielo.

Entriamo in classe e poco dopo il professore siede alla cattedra e inizia ad elencare quale sarà il programma di quest'anno.

Non fa in tempo a finire il discorso che i miei pensieri volano altrove...

Mi rendo conto che l'unico posto in cui vorrei essere in questo momento è fuori, a respirare aria pulita e sentire il rumore degli zoccoli che calpestano il terreno.

Mi manca insopportabilmente la mia vecchia vita.

Vedo una mano muoversi davanti ai miei occhi e trovo Thomas che mi osserva preoccupato.
<<Stai bene?>> mi chiede, con voce dolce.
<<Certo, tranquillo>> rispondo e gli sorrido.

Noto che il prof è appena uscito dall'aula così, mi strofino gli occhi facendo attenzione a non rovinare il mascara e non provo a trattenere uno sbadiglio.

Thomas mi guarda alzando entrambe le sopracciglia, scuote la testa e ridendo torna al suo posto.

La giornata per fortuna passa in fretta e le ore che seguono alla fine delle lezioni le occupo sognando ad occhi aperti e di tanto in tanto prendendo appunti.

Appena la campanella emette quel suono assordante, raccolgo in fretta e furia le cose sparse sul banco, le infilo nello zaino e corro verso l'uscita lanciando un'occhiata di scuse a Laurel che però sorridente mi saluta agitando la mano.

Raggiungo il Pandemonium circa dieci minuti dopo, faccio un respiro profondo ed entro nel locale affollato.

Vedo molti camerieri che si muovono da una parte all'altra della stanza a passo svelto e allungando lo sguardo verso la cassa noto la signora dell'altra volta.

Proprio in quel momento si accorge della mia presenza e mi fa cenno di avvicinarmi.

<<Buongiorno cara, mio figlio sarà qui a momenti, accomodati pure se ti va>>, e mi indica uno degli sgabelli posti lì vicino.
<<Oh, grazie mille, ma preferisco stare in piedi>> rispondo, sorridendole gentilmente.

Sento la porta da dove sono entrata aprirsi e mi volto più per istinto che per volontà.

Vedo entrare un ragazzo alto e biondo che mi ricorda qualcuno... Alza lo sguardo e i suoi occhi verdi incontrano i miei.

Distolgo subito lo sguardo imbarazzata.

È il ragazzo contro il quale sono andata a sbattere stamattina!

<<Ecco mio figlio cara>> sento dire dalla signora, dietro le mie spalle.

Alzo lo sguardo e me lo ritrovo vicino.

<<Piacere, io sono Kirsten>> farfuglio, porgendogli la mano.
<<Lucas>> dice, stringendola e alzando un sopracciglio. <<È lei la ragazza che cerca lavoro?>> chiede, rivolto a sua madre.
<<Si, cerca di essere gentile>> gli risponde lei, guardandolo di sfuggita, per poi alzarsi e allontanarsi.

Lo guardo e noto che mi sta fissando in attesa e in modo estremamente freddo e superficiale così mi decido a parlare.

<<Avrei bisogno di un lavoro, sono disposta a fare qualunque cosa>> gli dico tutto d'un fiato, guardandolo dritto negli occhi.
<<Siamo già al completo. Non ho bisogno di altro personale>>, dice con voce fredda e sorridendo beffardo.

Avrei voglia di prenderlo a pugni in questo momento.
È veramente irritante.

<<Ne è sicuro?>> gli domando, con un filo di voce.

Non ho il coraggio di guardalo, ma alzo comunque gli occhi.

Mi scruta piegando la testa di lato e passandosi una mano tra i capelli biondi.

<<Sei in prova, vieni oggi alle sei>>, dice seccato.
Mi sento invadere dalla gioia, ma poco dopo mi sorge un dubbio.
<<Ma il locale a quell'ora è chiuso>> ribatto in tono sarcastico, prendendo coraggio.
Lui mi guarda e il suo volto si distende in un bellissimo sorriso, <<non per chi dovrà pulire tutta la sala, nanerottola>> dice, girando i tacchi e lasciandomi lì a crogiolarmi in uno stato di delusione.

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