02

9 0 0
                                    

Come ogni sera, dopo cena, Alan aveva preso l'abitudine di sedersi sulla sedia a dondolo sotto la finestra della cameretta di Jimmy, era usata dalla moglie per far addormentare il loro bambino. La cameretta tinteggiata di azzurro con qualche aggiunta di nuvole sul soffitto, era rimasta come quella mattina. Il lettino con un bel copriletto giallo, il pupazzetto preferito del bambino all'angolo del lettino. Il fasciatoio con le creme usate quella mattina. Non aveva toccato niente, e a nessuno era permesso entrare in quella stanza, dove riusciva a sentire il profumo del suo bambino. E come ogni volta il ricordo di Karin si fece strada nella sua mente. Karin era una ragazza dolce, pronta ad aiutare chiunque. Era sempre allegra e sorridente, ed Alan fu subito contagiato dalla sua personalità. Lui con una famiglia dura e poco incline alla dolcezza, in Karin  invece ne aveva trovata tantissima. Poco alla volta aveva iniziato a sorridere di più ed era diventato più dolce. A Karin dispiaceva solo vedere il marito deluso dalla sua famiglia, ma era convinta che prima o poi avrebbero capito quanto si amassero e sarebbe stata accettata dai suoceri. Aveva una natura ottimista, al contrario del marito.

Lo squillo del telefono lo fece sussultare riportandolo al presente. Era Morgan Rains suo editore nonché suo amico. Morgan era un amico della famiglia della moglie. Fu il padre a presentarli. Morgan era il proprietario di una casa editrice, e stava cercando un nuovo scrittore emergente, quando furono presentati, si capirono immediatamente, facendo nascere nell'immediato una bella conoscenza. E grazie all'editore che il primo libro di Alan vendette e in poco tempo divenne un best-sellers venduto in tutto il mondo. E fu sempre lui a stare vicino ad Alan dopo la morte della moglie e del figlio. I genitori di Karin non riuscirono ad essere di aiuto, avevano perso la loro unica figlia e il loro unico nipote. Dopo un mese dalla morte avevano deciso di vendere casa, e trasferirsi in un'altra città. Avevano troppo dolore nel cuore, non sarebbero mai riusciti ad aiutare il genero.

-Alan, come stai? – Morgan lo chiamava due volte al giorno, si preoccupava veramente per lui e di questo ne era grato, ma sapeva anche che l'interessamento dell'amico era a titolo lavorativo.

-Come sempre. Sto bene. Davvero. – le stesse risposte, da un anno a quella parte. Ormai riusciva a credere alle sue stesse bugie

-Ascolta, - iniziò titubante Morgan – Ti ho chiamato per sapere come stesse procedendo il secondo libro.

-Morgan, per ora non me la sento di scrivere. Non oggi per lo meno – rispose intuendo a dove volesse andare a parare.

-ok. Ma non puoi continuare cosi! – esclamò - Capisco, veramente, ma hai anche delle responsabilità verso la casa editrice. Verso di me!. –

-Da Quando Karin e Jimmy non ci sono più, non mi importa di nulla. Sto sopravvivendo. Cerca di capirmi Morgan. –

-Fino ad un certo punto ti capisco – si stava inalberando, ogni giorno erano gli stessi discorsi – ti voglio bene Alan, e se ti dico queste cose, è solo per il tuo bene. Il tuo lavoro ne sta risentendo. I racconti scritti, non hanno ottenuto grandi riscontri. La gente aspetta con ansia il secondo volume della saga di "Georgette". Abbiamo mandato in ristampa il primo libro. Ora ci vuole il secondo. – disse Morgan per poi salutarlo. Quando chiuse la comunicazione, Alan si guardò attorno sperando ancora una volta di sentire la voce della moglie. La casa rimase in silenzio. Uscì dalla camera del figlio e si diresse nello studio. Era in disordine, sulla scrivania c'erano carte ovunque. Il computer portatile sommerso da polvere e appunti del libro che stava scrivendo. Un altro ricordo affiorò; la dolce Karin mentre si avvicinava al tavolo borbottando quanto fosse disordinato, e lui che le si avvicinava per chiederle un bacio, sul viso un espressione da cucciolo, e la moglie lo accontentava sempre, finendo poi per baciarsi appassionatamente. Lo sguardo di Alan si posò su un plico di fogli, erano le bozze del libro che stava scrivendo. Morgan aveva ragione pensò prendendoli in mano e sfogliandoli svogliatamente per poi appoggiarli nuovamente sul tavolo. L' amico aveva ragione. Doveva trovare la forza per andare avanti e scrivere libri validi e che potesse vincere altri premi. Per prima cosa avrebbe chiesto a Morgan in quanto suo editore di trovare qualcuno che potesse fargli da assistente. 

NEL RICORDO DI....Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora