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Parlare con Morgan l'aveva aiutato a far chiarezza nei suoi pensieri, e aveva deciso di tornare in ospedale per aiutarlo nella gestione del figlio. Purtroppo con la pubblicazione del libro e le pubblicità nelle varie librerie, non fu possibile mantenere ciò che aveva deciso. Quando ebbe un po' di tranquillità, era passata un'altra settimana. Troppe dovette ammettere. Quel lunedì mattina, si liberò di ogni appuntamento e raggiunse l'ospedale. Tutto si sarebbe aspettato tranne che non ci fossero. Chiese al medico di turno, se sapeva qualcosa, ma, per questione privacy, non avendo rapporti di parentela non diede nessuna notizia. Aveva aspettato troppo. Senza perdersi d'animo, chiamò Morgan spiegandogli ogni cosa, e su suo consiglio andò a casa dei genitori, sperando di trovarlo a casa loro. L'indirizzo lo trovò sul curriculum che aveva, e per fortuna non era finito come carta straccia appena scoperto le bugie.

La casa dei Dobson era in un bel quartiere di New York poco distante da dove abitava lui, per quello arrivava sempre in motorino penso guardandosi attorno.

Suonò e aspettò pazientemente qualcuno che aprisse la porta. La donna lo osservò curiosa, chiedendo cosa desiderasse. Alan non perse tempo, spiegando chi fosse, e disse che cercava il figlio perché aveva da comunicargli un nuovo progetto di lavoro. lo fece entrare e accomodare in un bellissimo soggiorno. Sulle pareti solo fotografie inerenti al figlio morto. Gli montò la rabbia al pensiero di un povero bambino solo da tutta la vita.

-se è qui per nostro figlio, non lo troverà – tuonò la voce burbera del padrone di casa, e Alan lo guardò sorpreso. – è sparito con il figlio – disse raggiungendo il loro ospite. –

-e non sa dove sia andato? – chiese sperando in una loro risposta affermativa

-quella nullità! È sparito senza dire nulla. A noi! Ci siamo occupati di suo figlio. E' solo un' ingrato!

-porterà alla morte quella creatura – rincarò la dose la moglie.

-in ospedale non hanno voluto dirmi niente, perché non ho legami con loro. Non potrebbe chiamare lei e chiedere? – chiese speranzoso. – mi creda il progetto che ho in corso è molto grande e vostro figlio è un ottimo assistente –

-è un bugiardo, lo sa che ci ha mentito? Esclamò la donna - abbiamo creduto quando ci ha detto che faceva i turni di notte, invece andava a prostituirsi, andava a fare quello porcate –

-signora – la interruppe Alan – non voglio entrare in merito a ciò che ha fatto. Ho solo bisogno di poterlo rintracciare – continuò a chiedere Alan con la speranza che facessero la chiamata all'ospedale. In qualità di genitori avrebbero avuto le notizie.

Peter Dobson chiamò, la telefonata durò cinque minuti, forse anche meno. Quando mise giù la cornetta si rivolse alla moglie.

-da oggi in poi, Lance e Jace sono morti! - si rivolse allo scrittore rimasto in silenzio aspettando notizie – nostro figlio ha fatto sapere attraverso il medico di non rilasciare notizie riguardanti suo figlio. Come avvocato, potrei dargli la caccia e togliergli definitivamente la patria podestà e dare in adozione il bambino. – a quella minaccia Alan sbiancò. – ma non ne vale la pena! Si renderà conto di quanto abbia bisogno di noi e tornerà a casa strisciando, e a quel punto gliela farò pagare cara. Anche per la morte di suo fratello Pete.

Sconvolto e senza parole Alan uscì da quella casa. Lui, che aveva sempre accusato i suoi genitori di essere freddi, non erano neanche paragonabili a quelli di Lance. Avevano il cuore di pietra, come potevano dormire sonni tranquilli non sapendo che fine avesse fatto il figlio e il nipote gravemente malato? Con una sensazione di impotenza se ne tornò a casa.

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