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FINALE FELICE

Erano passati mesi, e non c'era giorno in cui non pensava ad Alan, Rondha e al loro bambino, quel bambino che avrebbe potuto essere il loro. Stava facendo il giro in corsia, faceva il pomeriggio quel giorno e sembrava che non volesse arrivare la fine del turno. Era stanco, da quando erano ritornati a casa, faticava a dormire. Aveva iniziato a prendere delle vitamine che lo aiutassero con il sonno ma niente da fare. Lui e l'insonnia andavano a braccetto. Jace era come al solito era al ristorante da Zach e Debbie, perciò finito il turno andò diretto da loro a recuperare il figlio. grande fu la sorpresa di trovare fuori dall'ospedale suo padre e sua madre. Pietrificato dalla loro presenza, aspettò che fossero loro ad avvicinarsi. Dopo anni li vide una strana espressione sui loro volti. Che fosse pentimento?

-ciao Lance – la voce della madre era stranamente dolce. Si chiese se fosse morto e quello un sogno, ma quando ripeté il nome capii che non stava sognando

-cosa ci fate qui? – la domanda gli uscì leggermente dura – state morendo e volete lavarvi la coscienza? – domandò ironicamente e non si aspettava la loro risposta

- non stiamo morendo, ma si, volevamo vederti - disse il padre

- sapete vero che non sarà facile per me dimenticare come mi avete, anzi come ci avete trattato? – mormorò Lance

-lo sappiamo bene – rispose semplicemente il padre.

-sono anni in cui siamo in cura da una psicologa - a quella rivelazione Lance rimase a bocca aperta. Mai nella sua vita si sarebbe immaginato una rivelazione del genere – dopo che te ne andasti, io e tuo padre cademmo in depressione – rivelò la donna, finché eri a casa dove nel bene e nel male eri con noi, andava tutto bene, ma quando scappasti con Jace, capimmo che qualcosa avevamo sbagliato. Il prete della nostra chiesa ci consigliò una psicologa, andiamo due volte a settimana.

-sono stupito dalla cosa – disse lance – meglio tardi che mai – disse ironicamente

-la dottoressa ci ha avvisato che non sarebbe stato facile per te accettare le nostre scuse.

-bhè, non ha tutti i torti. Non so voi, ma io ricordo perfettamente tutti gli insulti che mi avete rivolto. E pensare che facevo di tutto per cercare di farmi accettare da voi.

-il primo passo verso di te l'abbiamo fatto, dobbiamo gradualmente fare piccoli passi nella tua direzione. Spero tu ci dia l'occasione di rimediare anche se in piccola parte.

Lance li vide andare via e lasciarlo confuso. I suoi genitori avevano fatto tutta quella strada per cercare il suo perdono? Forse valeva la pena si disse mentre tornava a casa con il figlio.

Nei giorni successivi cercò un contatto con loro; portandoli a cena fuori anche con Jace. Il bambino si comportava educatamente, era teso rispetto a quando stava in compagnia dei genitori di Alan, ma tutto sommato la cena riuscì senza intoppi. Quando partirono, entrambi furono sollevati, non era facile ricucire il rapporto. Non erano mai stati una famiglia. Entrambi si ripromisero di telefonarsi e cercare di mantenere il rapporto nonostante la distanza.

Poi un giorno, successe il miracolo. Era solo quella giornata, il figlio era a scuola e sarebbe tornato nel pomeriggio, lui aveva la giornata di riposo e decise di passarla a passeggiare per la valle. Flex al suo fianco correva avanti per poi tornare subito al suo fianco. Lance gli tirava il bastoncino di legno e il cane si divertiva a riportarglielo. Cosi i due passarono tutta la mattina a giocare all'aperto. In lontananza vide una figura avvicinarsi, era ancora troppo distante da capire chi fosse, ma quando la figura si avvicinò, capì chi fosse. Gli corse incontro e Flex al suo fianco iniziò ad abbaiare Gli volò tra le braccia scoppiando a piangere. L'aveva aspettato per mesi, ed ora Alan era lì con lui.

-dimmi che sei tornato da me per sempre – mormorò senza il coraggio di guardarlo in viso. – non sei un sogno vero? Chiese poi. Alan con la mano gli alzò il viso e con i pollici asciugò le lacrime. Stava sorridendo, un sorriso dolcissimo. E lo baciò.

-perdonami – sussurrò a fior di labbra – sono un idiota. Non avrei mai dovuto farti andare via in quel modo. Potrai mai perdonarmi? – chiese osservandolo dritto negli occhi. Mano nella mano tornarono indietro verso casa, e Alan si sentì finalmente nel posto giusto. Lance aveva mille domande da fargli ma non sapeva se volesse sentire le risposte, dentro di sé c'era una piccola parte in cui gli suggeriva di stare attento a non fidarsi. Voleva che fosse Alan a iniziare a spiegare cosa fosse successo, e fu accontentato.

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