POV LANCE
Finalmente il caldo stava arrivando, per quanto potesse far caldo all' inizio di giugno, speravo soltanto in un mese poco piovoso. Jace era a casa da scuola ormai da una settimana, non era stato bene e gli esami del sangue non andavano bene. Per quanto fossi preoccupato, cercavo di fare il possibile per non fargli capire qual'era il mio stato d'animo. Lo vedevo sereno, ma conoscevo mio figlio e sapevo che la sua era tutta una recita per non farmi preoccupare. Quel pomeriggio l'aveva passato nel letto con a fianco Flex da cui non si separava mai. Preparai una merenda a base di frutta e gliela portai. La misi sul comodino e lo lasciai a guardare un cartone animato su netflix. Gli dissi che andavo a fare quattro passi, non sarei stato fuori molto, giusto il tempo di cambiare aria. In ospedale, sapevano la situazione di Jace e ogni volta che era malato, mi davano dei giorni di ferie per occuparmi di lui. Per quello, appena potevo, facevo doppi turni, era il mio modo di ringraziale il direttore del ospedale e i miei colleghi. C'era un bel venticello, si stava bene fuori, mi sedetti su una grossa pietra poco distante da casa. Avevo paura a dare un nome a ciò che stavo pensando. Non volevo far rivivere Jace il suo calvario. Ritornai indietro, erano passati 5 minuti da quando ero uscito. Jace si era alzato e aveva portato in cucina il piattino, aveva mangiato tutto e ne fui felice. Per cena preparai dei tost farciti con prosciutto e formaggio e li mangiammo seduti sul divano. Adoravo mio figlio, era la persona più importante della mia vita e avrei fatto di tutto per vederlo crescere.
Poco prima di metterlo a letto sentimmo Flex abbaiare e subito dopo un bussare alla porta. Non aspettavamo nessuno quindi ci guardammo sorpresi, erano i genitori di Alan accompagnati da lui. Ero convinto che fosse partito, dopotutto Morgan e Laura erano tornati a casa. Jace si alzò dal divano e salutò gli ospiti con educazione, ma il fatto che non stesse bene, aveva perso il suo spirito solare. Li feci accomodare domandandomi il motivo della loro visita, non avevamo avuto altri contatti da quella volta in ospedale, e mi chiesi cosa gli avesse raccontato.
-Ci scusi per questa improvvisata – il padre di Alan mette agitazione, lo ammetto mi intimidisce, ma non voglio fargli capire che lo sono. Invece la madre si guarda attorno con curiosità.
-in cosa posso esserle d'aiuto – dico - pensavo foste ritornati in America.
- è quello che dovevamo fare, ma alla fine, su consiglio di Alan abbiamo deciso di fermarci e goderci una vacanza – mi risponde. Chiedo se posso offrire qualcosa, in casa ho ben poco.
- non essere teso, ragazzo – lo guardo, e guardo Alan, ho come uno strano presentimento come se mi stessero studiando e la cosa mi mette agitazione. Adesso non ho tempo e voglia di occuparmi anche di lui. Quindi prendo coraggio e li affronto.
-ad essere onesto signor Bryne, non so cosa pensare da questa visita, se è per l'aiuto che ho dato, è solo perché sono un infermiere. Non c'era bisogno di ingigantire la faccenda.
-non è solo per quello – s'intromise la madre, non so se il suo sorriso sia sincero oppure è pronta a farmi fuori. – Alan ci ha raccontato un po' di cose. –
-tipo? – chiedo sospettoso; mando a letto Jace, non voglio fargli sapere, per non creargli altri pensieri.
-stiamo cercando di recuperare il rapporto, credo ti abbia raccontato cosa successe – non posso fare altro che annuire. – ci ha raccontato che sei stato il suo assistente – tirai un sospiro di sollievo. Per un attimo pensai che avesse raccontato ogni cosa che c'era stata tra noi. in tutto questo lui era stato in silenzio, ad osservare ogni mia espressione.
POV ALAN
Quando in ospedale, i miei mi dissero che volevano fare una piccola vacanza, ne fui felice. Stavamo cercando un dialogo per capirci senza malintesi, ed ero piacevolmente sorpreso nel constatare che ci stavano mettendo impegno. E anche io a quel punto riuscì a essere meno rigido. Gli parlai di Lance, tralasciando le sue vicissitudini, ma gli dissi che era stato il mio assistente. Mio padre fu sorpreso dalla notizia e mia madre mi disse che voleva conoscerlo meglio. Era rimasta colpita dalla personalità di Lance. Forse avevano intuito che c'era qualcosa tra noi, mi lanciavano certi sguardi quando parlavo di lui, ma evitai di traumatizzarli. Già stavamo facendo passi da gigante per il nostro rapporto, in più se gli avessi detto che avevamo avuto una avventura, sarei tornato in America in una bara. Non mi avrebbero fatto vivere.
Mi chiesero di portarli a casa sua, volevano ringraziarlo, mia madre addirittura aveva preso un gioco per Jace e un maglione per Lance. Mi chiedevo a cosa fosse dovuta tutto il loro interessamento nei suoi confronti. In ogni caso, una sera, senza preavviso piombammo al cottage. Mi trattenni dal ridere nel vedere la faccia sorpresa quando Lance aprì la porta. Era teso, lo conoscevo abbastanza bene da capire che la visita lo stava mettendo a disagio. I miei parlavano a ruota libera, io non riuscivo a dire nulla, ogni volta che stavo per aprire bocca, o mia madre o mio padre intervenivano con altre domande. Lance era sempre educato e rispondeva, forse un po' freddamente, ma lo potevo capire, ci eravamo lasciati in malo modo, e sapevo quanto non gradisse la mia presenza. Mi spiacque vedere Jace sulle sue, non mi ero scusato con sincerità, e potevo capire il suo risentimento. Alla fine restammo per una mezzoretta, e in quel tempo non ero riuscito a far capire ai due quanto mi fosse dispiaciuto comportarmi in quel modo. Lance mi mancava, e anche Jace. Avrei avuto altre occasioni per ricucire il rapporto.
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NEL RICORDO DI....
RomanceAlan un giovane scrittore perde la moglie e il figlio in un incidente d'auto. poco dopo nella sua vita entra il giovane Lance padre single di un bimbo molto malato. A poco a poco Alan riscopre la voglia di vivere grazie a Lance. Ma delle bugie ris...