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La notte passò tranquilla, fuori il temporale sembrava stesse calando di intensità. Probabilmente l'indomani sarebbe potuto tornare al suo albergo pensò Alan osservando la camera, che gentilmente Lance gli aveva offerto. Era abbastanza spaziosa, qualche mensola, una piccola libreria e un armadio, il letto matrimoniale e due comodini completavano l'arredamento. Faticava a prendere sonno, avrebbe voluto poter chiarirsi una volta per tutte, ma sembrava che Lance avesse eretto un muro intorno a lui. Un muro difficile da abbattere. La vita che aveva dovuto vivere l'aveva segnato, rendendolo forte fisicamente e duro caratterialmente. Rimanere solo a 18 anni ad affrontare una situazione così grande senza l'aiuto della propria famiglia, l'avevano segnato profondamente. Ad un certo punto, sentì bussare alla porta e la testa bionda di jace fece capolino, e con lui....pure il cane. Subito Alan si mise sull'attenti. Quell'enorme bestia gli incuteva timore.

-ciao. – salutò il bimbo rimanendo fermo sull'uscio – ho pensato potessi aver bisogno di qualcosa per dormire. – mormorò a bassa voce per non svegliare il genitore che dormiva nella camera vicina. – di solito io faccio fatica a dormire quando non sono a casa mia. Posso entrare? – chiese e senza aspettare risposta entrò saltando sul letto e Flex si accucciò sul tappeto. Riavutosi dalla sorpresa sorrise, tenendo sempre d'occhio il cane.

-non dirmi che hai paura del mio cane? – chiese sorpreso che qualcuno potesse temere il suo amico a quattro zampe – Flex è davvero buono. Puoi accarezzarlo, altrimenti non diventerete mai amici. Ma tu e papà siete amici o non lo siete? . chiese perplesso cambiando argomento, - perché io non l'ho capito - Alan lo trovava simpatico, era un vero chiacchierone, a differenza del padre.

- diciamo che...... - stava per rispondere quando un'altra voce lo fece al posto suo

-diciamo che ti ho già risposto Jace – la voce di Lance era seria mentre si rivolgeva al figlio. – il bimbo guardò il padre senza alcuna paura.

-ho pensato che potesse sentirsi solo. Allora gli ho portato Flex. Ma sai che lui non sta da solo senza me, e quindi ho pensato fosse carino fermarmi con Alan, e poi...

-e poi fila a letto. Domani hai scuola.

-ma povero Alan! – esclamò il bambino – non riesce a dormire. Puoi fargli tu compagnia, e magari diventare amici? – sorrise strizzando l'occhio al loro ospite; che in tutto quello era rimasto a bocca aperta. Senza bisogno di chiamare il cane, appena il bambino fu uscito, trotterellando lo segui.

-tuo figlio non ti assomiglia per niente – disse cercando di trovare un argomento di conversazione

-è più grande della sua età, l'ho dovuto crescere in fretta. – sospirò guardando fuori dalla finestra. – ora cerca di dormire. Domani mattina devo accompagnare Jace a scuola. – buona notte - uscì lasciandolo confuso.

Alan fu svegliato dalla voce allegra del bambino e stranamente anche Lance sembrava allegro. Stette ad ascoltare, era tanto che non sentiva gioia nel suo cuore. Gli mancavano quei momenti, in cui anche lui aveva sentito la voce di Karin mentre faceva giocare il loro bambino. Perso nei ricordi non sentì la voce del padrone di casa chiamarlo. Lance gli si avvicinò toccando il braccio.

-ehi tutto bene? – volle sapere – la colazione è pronta.. tu mangia con calma, io accompagno Jace alla fermata del pullman e poi ritorno. Cosi se ti fai trovare pronto ti accompagno con la macchina al tuo albergo. – Alan annui solamente. I ricordi di Karin e Jimmy quel giorno, dopo tanto tempo, non se ne volevano andare. Una volta solo, si guardò attorno, e poi decise di sistemare casa, sistemò la parte della cucina, piegò il plaid che era rimasto sul divano nel soggiorno, mise nella libreria qualche libro, e si accorse che Lance aveva comprato i suoi libri, e tra quelli c'era il libro della loro collaborazione. Sorrise mentre continuò a riordinare. In camera dove aveva dormito rifece il letto, infine andò nella camera di jace. Entrare nella camera di un bambino gli fece uno strano effetto. La camera di Jimmy era rimasta ferma nel tempo, invece quella di Jace stava crescendo con lui. Era bella spaziosa, anche perché Lance era riuscito a ricavare un soppalco dove c'era un bel letto e un comodino, sotto un enorme armadio e la libreria, la scrivania e un piccolo divano. Sobbalzò dalla sorpresa quando si accorse che Lance lo stava fissando appoggiato allo stipite. Il suo sguardo era fisso su di lui. non disse nulla, e Alan lo seguì uscendo da casa. 

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