05

6 0 0
                                    

Tempo una settimana dopo il colloquio, Lance era pronto a iniziare il nuovo lavoro. Una volta ottenuto il posto, era tornato a casa euforico ma allo stesso tempo impaurito. Continuava a pensare a cosa sarebbe successo se le sue bugie crollassero. Doveva cercare di impegnarsi per non farsi scoprire. A casa raccontò la bella notizia, chiedendo ai genitori ancora più aiuto con il piccolo Jace. Theresa amava il nipote, ma era stanca di quell'impegno gravoso che gli era piombata sulla testa. In ogni caso annui, senza una nota di critica nel confronti del figlio.

-Io e tuo padre ci occuperemo di tuo figlio, lo sai. Ma non dovrai mancare alle visite con i medici. Dopotutto è tuo figlio. – Lance la ringraziò. Negli ultimi due anni, non aveva fatto altro che ringraziarli per ogni singolo giorno da che era nato il figlio. Prima di metterlo a letto, giocò con il piccolo. Ultimamente era molto pallido, e gli ultimi esami del sangue non erano buoni. Presto avrebbe iniziato la chemioterapia e Lance aveva paura che prima o poi avrebbe perso il suo bambino. Nonostante i suoi genitori continuassero a rinfacciargli quello che aveva combinato, lui non si era pentito di aver deciso per la vita di suo figlio. Quella notte lo tenne stretto a se nel letto, sentire il battito del suo bambino lo aiutò a rilassarsi e a prendere sonno.

Quando finalmente arrivò il primo giorno di lavoro, si preparò con cura, prima di uscire di casa, cambiò Jace e gli diede il biberon di latte. Purtroppo con la malattia lo sviluppo del figlio si era rallentato, ma Lance si sentiva fiducioso.

Davanti alla villetta, trovò Laura, la collaboratrice di Morgan Rains, si salutarono stringendosi la mano. Una volta suonato il campanello rimasero in attesa. Si sentiva sempre più agitato, sperava solo di non dimostrare la sua giovane età, altrimenti addio lavoro. Laura invece era tranquilla, spiegò nuovamente il tipo di lavoro richiesto e gli orari di lavoro

-Alan Byrne è un tipo complicato – disse Laura suonando di nuovo il campanello – ma vedrai che ti troverai bene a lavorare con lui. – Lance deglutì, stava per rispondere quando la porta si aprì e lo scrittore squadrò i due. Laura lo conosceva e non ci fece caso, mentre Lance rimase impietrito. Non riuscì a dire nulla, per fortuna la donna di fianco a lui, lo trasse di impiccio, e lo spinse all'interso della villetta. Seguirono Alan nel suo studio, indicò con un gesto della mano il divano dove presero posto. Lance senza mostrarsi troppo curioso si sedette, schiena dritta e mani sulle ginocchia. Rimasero soli per qualche minuto, voleva chiedere notizie più dettagliate a Laura ma subito dopo ritornò lo scrittore con del caffè su un vassoio.

-Allora signo Dobson – esordì Alan con voce profonda mettendo in agitazione il ragazzo. Con mani tremanti lasciò nel vassoio la tazza di caffè e ritornò in posizione dritta su se stesso. Lo guardò pensando di scorgere nell'altro, l'espressione di aver scoperto la bugia, invece nulla di tutto ciò. L'espressione di Alan era solo curiosità verso un suo possibile assistente – Il mio editore le ha accennato in cosa consiste il lavoro? –

-Si, e non vedo l'ora di inziare – rispose cercando di dare alla voce un tono più da adulto

-mi fa piacere. Allora come accennato da Morgan e Laura, le mie giornate si svolgeranno in questo modo; dalle 9 di mattina fino alle 20. Generalmente faccio una pausa alle 12, un pranzo veloce, riprendo verso le 13, un'altra pausa verso le 16 per poi concludere alle 20. I week and sono liberi, potrà capitare di lavorare e sarà pagato il doppio se dovesse succedere. – fece una pausa per capire se avesse recepito gli orari di lavoro e se avesse delle domande da fargli. – vedo che non ha domande, allora continuo, ho bisogno di una persona pratica e senza impegni familiari. Non vorrei dover fermare la mia scrittura perché il mio assistente deve correre da una moglie o dai figli. – borbottò Alan accavallando le gambe, osservando con curiosità il ragazzo.

-Non ho nessun marito – rispose Lance e non gli sfuggì l'occhiata perplessa dello scrittore seduto davanti a lui. – Non riusciva a capire se fosse schifato o no, Alan aveva un 'espressione imperturbabile. In ogni caso, a Lance non importava, non nascondeva il suo essere gay, sperò solo di non aver perso l'opportunità di lavorare.

-Bene! Spero neppure un fidanzato – Si alzò dalla poltrona subito imitato da Lance e Laura e li accompagnò alla porta. – ci vediamo domani signor Dobson – con una stretta di mano richiuse la porta.

Lance era senza parole, l'indomani avrebbe iniziato. Ringraziò Laura per averlo accompagnato, prima di tornare a casa andò in una biblioteca per cercare il libro d'esordio di Alan Byrne, poi non contento cercò dei libri su come diventare un bravo assistente. Sconsolato se ne tornò a casa. Nessun libro poteva aiutarlo, doveva solo sperare che fosse più semplice di quello che pensasse.

NEL RICORDO DI....Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora