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Jace dormiva ormai da ore, aveva preso un pacchetto di biscotti alla macchinetta in fondo al reparto e si sedette sulle sedie poste fuori dalla camera. Odiava quella sensazione di impotenza, ed essere ancora una volta solo ad affrontare quella nuova sfida, gli fecero salire le lacrime. Data l'ora, l'orario visite era passato da parecchie ore, e medici e infermieri avevano già fatto il giro visite. L'avevano dovuto sedare leggermente per farlo riposare, aveva pianto per tutto il tempo. E lui come infermiere non aveva potuto far molto. Lo sapeva perfettamente che i genitori erano pessimi medici quando si trattava della salute dei propri figli, e lui era un pessimo infermiere, quando si trattava di suo figlio non riusciva a rimanere distaccato rendendo il figlio ancora più impaurito. Seduto su quelle fredde sedie si sentiva impotente. Un ora prima, il dottore Declan gli aveva detto che Jace stava molto male, la malattia che sembrava essere stata debellata con il trapianto quattro anni prima, era ricomparsa. Dovevano trovare un altro donatore. Lance guardava il medico terrorizzato, non avrebbe mai pensato che potesse esserci una recidiva. Il medico spiegò che purtroppo a volte capitava. E dovevano cercare un altro donatore. Ma non era facile come per il primo trapianto.

 Serviva una persona estremamente compatibile. Era talmente assorto nei suoi pensieri da non accorgersi della presenza di qualcuno che camminava verso di lui. D'istinto alzò lo sguardo pensando fosse qualche medico. Grande fu la sorpresa nel vedere chi si stava avvicinando. Si alzò, facendo cadere dalle ginocchia il pacchetto di biscotti, iniziò a singhiozzare correndogli incontro. Alan aprì le braccia accogliendo il ragazzo più giovane. E una volta contro il petto si lasciò andare a un pianto disperato. I coniugi Byrne osservavano la scena commossi. Alan dimenticandosi dei genitori, diede un leggero bacio sulle labbra che sapevano di lacrime.

-è grave – disse continuando a piangere senza mai lasciarlo – mio figlio è grave – si aggrappava alla maglietta di Alan ormai bagnata dalle lacrime.

-Jace è forte, ce la farà anche questa volta – disse cercando di infondergli coraggio, ma Lance scosse la testa e spiegò che avevano urgentemente bisogno di un altro donatore. E non era facile. – accortosi della presenza dei genitori di Alan, si allontanò, mortificato e imbarazzato. Ma ne il padre, ne la madre erano seccati o arrabbiati, tutt' altro, nei confronti dei due ragazzi avevano solo espressioni di tenerezza.

-Lance, tesoro , - la madre di Alan lo fece accomodare vicino a lei tenendogli le mani. – perché non vai a riposare? Io e August possiamo rimanere qui nel caso serva qualcosa

-cosa? – esclamò guardando i presenti con allarmismo – volete che me ne vada? No! Mai! Nessuno mi potrà far allontanare da Jace. Ha bisogno di me! –

-esatto figliolo – intervenne l'uomo - Ha bisogno di te, ma non in queste condizioni. Ha bisogno di un padre, una figura forte. Capiamo la tua paura, credimi. Ma cosi non gli sei di nessun aiuto.

-mio padre ha ragione. – Lance guardò Alan, e poi guardò sia Francine che August e ritornò a guardare il ragazzo. – riposati un oretta, ti fai una doccia fresca e poi ritorniamo qui in ospedale. Intanto i miei se ci fossero novità, ci chiameranno e correremo subito da Jace. – Annuendo, si alzò, diede uno sguardo al bimbo addormentato e lo seguì fuori dall'aspedale

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