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La doppia vita di Lance, ormai andava avanti da qualche settimana, manteneva ogni abitudine di quando lavorava da Alan, in più alla sera dopo essersi assicurato che tutti dormissero sgusciava fuori per andare a svolgere il lavoro. riuscì a racimolare una bella somma di denaro, alcune volte i clienti gli chiedevano qualcosa di più del soliti lavoretti di mano, ma si era sempre rifiutato. Ancora per quanto sarebbe riuscito ad accontentarli in quel modo?. Una sera, particolarmente depresso, decise di bere qualche bicchiere di troppo, sentiva la testa leggera, per un attimo ritornò ad essere un adolescente, libero da ogni responsabilità. In quel momento non pensò a com'era la sua vita, nessuno che gli dicesse quanto poco valesse, nessun figlio con una grave malattia, in quel momento era l' adolescente Lance Dobson, un ragazzino qualunque che voleva solo divertirsi. E lo stava facendo, in quell'istante veniva baciato, toccato da mani di un uomo con il doppio della sua età, e Lance non stava capendo nulla, godeva nell'essere toccato. Si sentiva amato in quel momento; riusciva a sentire la voce potente di quello sconosciuto che gli ripeteva quanto fosse dolce, e percepiva quegli abbracci, nella sua mente poco lucida, li sentiva veri, si sentiva amato, desiderato, voluto bene. Non si rese conto del tempo che inesorabilmente passava, perso in quegli attimi, dove prese per vero quelle sensazioni. In quello stesso istante, Theresa andava trafelata nella camera del figlio, sentiva il nipote piangere disperato e nessuno che cercasse di calmarlo. Aprì la porta e trovò il piccolo Jace in piedi attaccato alle sponde del letto piangere disperato, il viso era rosso dal tanto sgolare che aveva fatto, e il letto del padre vuoto. Inizialmente non si preoccupò, sapeva degli straordinari in orari notturni, ma quando sentì il piccolo scottare, incominciò a preoccuparsi sul serio. Prese il telefono per chiamare Lance e spiegare la situazione, ma suonò all'interno dello zaino. Di solito; non usciva mai senza lo zaino, ma soprattutto senza il telefono. Sapeva quanto fosse importante che l'avesse sempre dietro, il marito suggerì alla moglie di chiamare lo scrittore. L'ora sul comodino segnava le due di notte, ignorando l'ora tarda iniziò a chiamare.

Dall'altra parte, Alan al quinto squillo del cellulare, rispose, la voce assonnata risultò quasi arrabbiata. Si svegliò del tutto quando una voce sconosciuta di donna le disse di essere la madre di Lance. Sveglio del tutto, accese la lampada sul comodino e si mise seduto a gambe incrociate sul letto.

-mi scusi signor Byrne, mio figlio Lance ha dimenticato il cellulare a casa, e ho bisogno di mettermi in contatto con lui, non potrebbe passarmelo? È molto importante – disse la donna e Alan avvertì molta ansia mista a paura.

-Signora Dobson, sa che ore sono? – a quest'ora le persone dormono. E non so come aiutarla visto che non vedo Lance da parecchio tempo. –

-La prego – supplicò la donna ignorando ciò che gli era stato detto. - gli può dire che sto andando con mio marito in ospedale? Non chiamerei se non fosse molto importante. – la voce della donna era supplichevole, Alan chiese in che ospedale stesse andando, decidendo di raggiungere la donna.

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