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POV LANCE

Mi alzo da terra, guardo mia madre attraverso gli occhi pieni di lacrime. Come può dirmi che dovrei dare in adozione mio figlio? Hanno ragione sono uno zero assoluto; mi faccio schifo da solo, non ho bisogno che me lo dicano in ogni momento. Ho sbagliato e mi sento una merda, ma cavolo, potrebbero per una volta, abbracciarmi e farmi capire che non sono un fallimento totale? Che mi vogliono bene lo stesso?

-amo mio figlio – dico con voce bassa – non rinuncerò mai a lui.

- non sei un genitore, sei solo un ragazzino diciottenne – sentenzia lei girandomi le spalle e sparendo al di la della porta dove c'è Jace.

-vai a casa Lance – Dice mio padre, abituato a comandare tutti. So di non aver possibilità di riscatto ai loro occhi. Per loro sono e sarà sempre un fallito. Forse hanno ragione, ma non voglio andarmene. Lo blocco prima che raggiunga mia madre

-è vero, - dico cercando di non scoppiare a piangere un'altra volta – ho sbagliato tutto. Ho sbagliato a mentirvi, e a mentire riguardo il lavoro. Da mesi non ho fatto altro che dire bugie. Ma non ti sei mai chiesto il perché? Possibile che per voi non faccia mai niente di buono? . lo vedo alzare il sopracciglio dubbioso. Ma continuo, adesso ho il coraggio di affrontarlo – evidentemente no!, ma nonostante i miei casini, non mi sono mai pentito, e dico mai, di aver voluto Jace. Per lui farò di tutto, anche quello di prostituirmi – come finisco la frase mio padre di avventa su di me regalandomi uno bello schiaffo. Incasso il colpo, non mi importa. Mi ripete quanto sia una delusione come figlio. Amo mio figlio, ripeto con più sicurezza rispetto a prima, ne tu ne la mamma potete accusarmi di non pensare a lui.

- se davvero il tuo unico pensiero fosse stato tuo figlio – prende fiato mio padre, l'uomo integerrimo, che in tutta la sua vita non ha mai fatto uno sbaglio! – non ti saresti comportato in questo modo. – si allontana di qualche passo da me, mi punta il dito contro; – a te importa solo di te stesso. – mi accusa – se davvero tuo figlio è la tua priorità, stasera, e tutte le altre sere non saresti dovuto uscire di nascosto, dicendoci una marea di balle, facendoci credere di lavorare con lo scrittore, lasciando tuo figlio da solo in camera, poteva accadergli ogni cosa. Hai mai pensato a questo, mentre ti divertivi come una puttana? – le sue parole mi fanno male. Tutti i miei pensieri riguardanti l'essere un bravo genitore vanno a farsi fottere. Non lo sono!. Mio padre a quel punto entra nella camera di Jace, lasciandomi solo in corridoio; per poi uscire poco dopo con mia madre. Non mi guardano in viso, mi dicono soltanto che vanno a casa, e da quel momento in poi loro non sarebbero stati più di nessun aiuto. Li vedo allontanarsi, mi asciugo le lacrime, prendo coraggio ed entro da mio figlio.

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