23. Un nuovo Arrivo

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NEWT'S pov
A mal in cuore, dopo un paio di minuti stacco le mie labbra dalle sue e mi allontano di qualche passo. L'unica cosa che siamo capaci di fare è rivolgerci un piccolo sorriso timido e penso che sia il più bello che le abbia mai visto, adesso però devo parlare. Noto Pickett uscire dal taschino del mio cappotto, ha una sorta di sorriso sulle piccole e sottili labbra, come se fosse contento anche lui di quanto successo. Ora confesso, prima che il coraggio svanisca e spero tanto che i miei sentimenti siano ricambiati anche se dopo questo bacio dolce, ma intenso credo che sia chiaro. Proviamo lo stesso l'uno verso l'altra. La pioggia è cessata, il sole è riemerso da dietro le nuvole. Faccio un bel respiro e incomincio <<Valery...io devo dirti una cosa da tanto tempo. Praticamente da quando ci siamo conosciuti a Hogwarts, solo che la vita ci ha separati e quindi non ho avuto l'occasione.>> incomincio per poi interrompermi perché avrei così tante cose da dire, ma ora sono come...scomparse. Lei mi viene incontro, mi prende il viso tra le mani <<Oh, Newt. Quanto sei davvero dolce. Vai, ti ascolto.>> sussurra candidamente incoraggiandomi mentre mi accarezza con il pollice la guancia <<Sei...la persona più importante della mia vita. Io non credo che avrei raggiunto certi risultati se non ti avessi incontrato e custodendo il tuo ricordo per dieci lunghi anni sperando che un giorno il destino ci avrete riunito e per questo sono contento che il mio desiderio sia stato ascoltato.>> confesso alla fine abbassando lo sguardo imbarazzato liberandomi involontariamente dalla sua presa. Mi siedo sui gradini del condominio qui accanto con le mani tra i capelli. La ragazza si accuccia davanti a me e con l'indice mi solleva delicatamente il viso e i nostri occhi si incrociano <<I tuoi risultati li avresti raggiunti in ogni caso, perché sei in gamba.>> mi corregge, vorrei ribattere. Lei però è più veloce <<E...lo sai da quanto tempo stavo aspettavo che mi dicessi questo?>> mi domanda con una strana luce nelle sue iridi grigie <<Sapessi quante volte mi sono rimproverato per la mia mancanza di coraggio.>> rispondo voltandomi di scatto <<Ehi. Guardami!>> mi ordina gentile <<Voglio svelarti un segreto. La tua timidezza, è una delle tante cose di cui mi sono innamorata.>> confessa arrossendo violentemente. D'istinto la abbraccio <<Andiamo.>> le sussurro poi all'orecchio, visto che ormai gli altri si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto, mi stacco e le porgo la mano <<Certo, mio cavaliere.>> risponde con una piccola risata afferrandola, gliela stringo forte per poi portarmela alle labbra e baciarla. Lasciamo cadere le nostre braccia con le mani intrecciate e ci allontaniamo verso la piazza dove ci eravamo accordati di ritrovarci con gli altri. Sono così felice di aver finalmente confessato quello che provo, ancora non riesco a capacitarmi del fatto che lei ricambi i forti sentimenti che sento. Ho quasi paura che sia solo un sogno dal quale non voglio più svegliarmi, invece è la realtà.

Arriviamo alla piazzetta e solo ora mi rendo conto che era piuttosto vicina al vicolo in cui siamo addentrati. Nessuno dei nostri compagni c'è <<Pensi siano tornati a casa, non vedendoci arrivare?>> mi chiede un po' preoccupata <<Credo di si.>> rispondo sorridendo al ricordo del nostro bacio, la vera ragione del nostro piccolo ritardo <<Allora meglio raggiungerli, direi.>> constata e sinceramente qualcosa mi dice che come me vorrebbe non andare a casa, ma stare da soli un altro po'. Però se non torniamo al più presto gli altri inizieranno a preoccuparsi, quindi meglio avviarci. Prima di partire con un veloce colpo di bacchetta ci asciughiamo e poi ci smaterializziamo stando attenti che nessun passante ci veda. Riappariamo davanti all'abitazione dove ci siamo stabili e una volta raggiunta la porta di ingresso, busso. Qualcuno dall'interno si avvicina e ci apre mio fratello <<Eccovi finalmente, che fine avete fatto?>> ci chiede esterrefatto facendoci entrare <<Ci scusi, capo spedizione.>> gli rispondo scherzosamente togliendomi il cappotto mentre Val ride per la mia risposta. Appena entriamo nel salotto, le altre due ragazze vanno dritte dall'amica riccia appena arrivata bombardandola di domande di vario genere. All'improvviso il campanello suona <<Chi potrà mai essere?>> chiede Jacob stupito spalancando gli occhi <<Vado a vedere.>> annuncio diretto verso l'ingresso. Apro e davanti mi ritrovo il ragazzo dai capelli scuri berlinese che abbiamo incrociato ieri quando siamo arrivati in città. Lui fa un passo in avanti <<Cercavo...Tina Goldstein. Abita qui?>> chiede senza neanche presentarsi <<Un attimo, ragazzo. Come ti chiami?>> ribatto scrutandolo da capo a piedi. Sul volto ha una lieve cicatrice vicino al sopracciglio, porta una maglia bianca, una giacca di jeans, dei semplici pantaloni neri e scarpe da ginnastiche. Non ha l'aria di essere un poco di buono, anzi ma qualcosa in lui mi da una strana sensazione <<Oh si, scusi la scortesia. Sono Stefan...Stefan Lehmann.>> si scusa chinandosi rispondendo alla mia domanda. Gli faccio segno di aspettare un attimo e torno in salotto <<Tina, c'è un giovane che chiede di te.>> la informo piatto. Lei si immobilizza all'istante <<Come? Chi è?>> mi chiede gettando la braccia all'aria <<Un certo...Stefan Lehmann.>> rispondo calmo. A fatica cercando di essere il più naturale possibile va verso la porta e parla per un paio di minuti con il ragazzo.

Lost on You ||Newt Scamander||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora