Venerdì.

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Alle due del mattino Seokjin si trovava ancora a casa di Jungkook. Si era offerto di passare la serata con lui. Magari lo avrebbe fatto distrarre in qualche modo. Guardarono un film d'azione e cenarono con una pizza ordinata d'asporto. 
Per quanto si stesse impegnando però, Seokjin vide che era servito a ben poco. Il corvino continuava ad essere in sovrappensiero. 
Fece un sorso di birra voltandosi verso di lui. Cosa poteva dirgli? Non esistevano davvero delle parole di conforto, non in una situazione come quella.
Prega che il vento finisca, come ogni vento fa, gli disse una volta Namjoon.
"Stamattina sei stato molto bravo nelle prove." Gli disse. Se c'era una cosa che aveva imparato a fare Jungkook era riuscire a staccare la vita privata con quella lavorativa.

"Probabilmente non è neanche quello il mio posto. Come principe, intendo." Borbottò il corvino abbassando lo sguardo. Ecco, era a quello che stava pensando. Lo stava pensando da quel pomeriggio e per tutta la sera gli eventi di qualche ora prima gli stavano martellando il cervello.
E se non fosse davvero lui il principe? Se non fosse davvero colui che può davvero aiutare Jimin?

"Lo accetterai." Gli rispose il più grande. Seokjin non era consolatorio come Namjoon. Se pensava una cosa la diceva senza mezze misure.
"Se non sei il suo principe non puoi far altro che accettare." Sembrava dire quelle parole quasi senza impegno. A Seokjin non era mai capitato di dover subire passivamente qualcosa. Avrebbe dovuto passare una cosa del genere pur di permettersi di parlare con lui? Avrebbe dovuto passare un momento simile a quello che stava provando Jungkook per permettersi di dare consigli?

"Vederlo felice nelle braccia di un altro è doloroso, ma almeno è felice." Il più piccolo si morse il labbro inferiore. Cercava in tutti i modi di trattenere le lacrime. Era davvero stufo di piangere. Aveva ragione. Avrebbe dovuto accettare che ormai Jimin non era più quello che aveva conosciuto. Ore e ore a chiacchierare mentre non smettevano di cercarsi con qualche carezza e bacio. I soffici capelli biondi che gli pizzicavano le guance ogni volta che gli lasciava dei baci sulla testa. I piccoli sospiri che uscivano dalle labbra di Jimin ogni volta che gli baciava le parti più sensibili del suo corpo. Tutto quello, gli mancherà.

Quelle parole spezzarono il cuore persino all'altro. Percepì il dolore con cui le disse.
"E tu?"

"Non posso far altro che amarlo da lontano." chissà se c'è l'avrebbe mai fatta, pensò tra sé e sé. "Forse l'amore è di chi si ama da lontano, non credi? Perché bisogna amarsi con il doppio dell'amore." 

"Non pensi invece che con il passare del tempo questo sentimento diminuisca sempre di più?" domandò Seokjin. 

"Anche tra sette miliardi di persone, ogni volta che lo incontrerò, lui sarà sempre colui che farà battere il mio cuore. Lo riconoscerei, ovunque."

"Sei davvero un'uomo forte Jungkook, davvero."

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Taehyung aprì gli occhi. Tutto intorno a lui era buio. Poteva sentire Jimin muoversi piano accanto a lui.
Avevano deciso di dormire insieme. Il moro abbracciava da dietro il suo migliore amico, lo teneva stretto per la vita.
Sentiva dei leggeri piagnucolii provenire dall'altro. Si sporse verso di lui e gli accarezzò con il dorso della mano la guancia sinistra. La sentì umida. Jimin stava piangendo.

"Jimin" sussurrò con la voce ancora impastata dal sonno.

Il biondo non gli rispose. Continuava a guardare il muro davanti a sé. È come se solo in quel momento si rese conto di aver perso Jungkook. Quando quelle braccia che lo stringevano non erano le sue. Quando per un giorno intero non aveva visto quel dolce sorriso caratteristico del corvino. L'odore della pelle di Taehyung rispetto a quella del corvino era più forte e virile. Jimin amava il profumo di vaniglia sul corpo del suo fidanzato.

Black Swan. (Jikook)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora