Relazioni.

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"Sono assolutamente convinto che dopo lo spettacolo quei due riceveranno dei contratti di lavoro davvero importanti." borbottò il professore guardando Jimin e Jungkook ballare. I due stavano ballando da soli sul palcoscenico del teatro mentre lui e il regista erano seduti sulle poltrone rosse che li guardavano. Trattandosi delle prove generali, l'orchestra era appena sotto il palco che suonava.

"Sembra turbarti questa cosa. Per quale motivo?" si voltò verso di lui il regista. "Nel caso puoi vantarti di essere stato il professore di Park e di Jeon." sussurrò accarezzandosi l'accenno di barba appena sotto il mento. 

"Sinceramente vorrei che lo spettacolo non arrivasse mai." confessò il professore guardando i due ragazzi. "Guardali... non mi sento neanche alla loro altezza. La mamma di Jungkook era esattamente con lui, un prodigio. Lei non ha finito i suoi studi qui, dopo aver fatto uno spettacolo come prima ballerina ha ricevuto così tanti contratti che ha dovuto chiamare una specie di manager pur di aiutarla." sorrise nostalgico. Ricordava perfettamente il viso di quella donna. Occhi grandi, naso allungato e pelle color porcellana. I capelli corvini, naturali e lucenti, le cadevano fin sotto i seni. Lei e suo figlio erano due gocce d'acqua. 

"E tu temi che la stessa cosa possa ricapitare con Jungkook?" domandò il regista voltandosi verso di lui.

Il professore annuì sospirando. "Mi ritengo fortunato, il fato è dalla mia parte. Quei due ragazzi sono fidanzati. Non potevo chiudere di meglio per lo spettacolo. Mentre ballano è palese l'aura d'amore nella quale sono avvolti." proprio mentre sussurrò quelle parole, Jimin e Jungkook si sfiorarono le labbra chiudendo i loro occhi. Probabilmente, se non ci fosse stata l'orchestra, si sarebbero sentiti i due cuori battere velocemente nelle loro casse toraciche. 

Il regista spostò nuovamente lo sguardo verso il palco. Vide i movimenti dei due protagonisti. Si chiedeva come riuscissero a fidarsi così tanto l'uno dell'altro. Quando riaprirono gli occhi nuovamente si guardarono e, come se gli altri e tutti gli oggetti intorno a loro fossero spariti, continuarono a contemplarsi senza mai riuscire, o voler, distogliere lo sguardo.
Poteva percepire la delicatezza nei tocchi di Jungkook, quasi come se stesse toccando qualcosa di fragile o stesse accarezzando un tessuto di lino. Gli sembrava di ascoltare l'acqua cristallina di un ruscello di montagna, per via della purezza di quei tocchi. 
Nonostante la musica malinconica riuscivano a trasmettere quel tipo di forza. 
Sentì l'orchestra suonare in modo più grave e quasi sussultò per lo spavento. Guardò i musicisti. Loro erano intenti a guardare lo spartito di fronte a loro.  La melodia mescolata degli archi era così malinconica e grave. I suoi occhi guizzarono nuovamente sul palco. Era l'ultimo atto.
Il cigno, morente, piange il destino crudele che la attende. Il principe arriva da lui tentando di salvarlo, ma una tempesta si abbatte sul lago e le sue acque inghiottono i due amanti. Finita la bufera, le anime dei due si riuniscono in un'apoteosi celeste.

Il regista si asciugò velocemente una lacrima fuggitiva. Era tutto così emozionante che neanche lui che conosceva l'opera a memoria riuscì a trattenersi. La morte di due amanti nel corso della storia era sempre dannatamente commovente. La verità sull'amore? Quello tormentato, quello struggente, che ti lacera dentro e ti fa mancare il respiro, quello che ti lascia una vuoto che non può più essere colmato. L'amore è sorridere mentre le lacrime sgorgano sul tuo viso all'oscuro di tutto. Probabilmente perché le lacrime sono controllate dal cervello e il sorriso è controllato dal cuore. 
Nel momento in cui il sipario rosso si chiuse, il professore si girò verso il regista. Sorrise leggermente guardando i suoi occhi lucidi. 
"Hai capito adesso come stanno le cose?" 
L'uomo annuì guardando il tessuto in velluto rosso. 

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Jimin seguì con lo sguardo il suo migliore amico. Era confuso, non sapeva avesse un appuntamento o qualcosa del genere. Lo capì dal momento in cui camminò di fronte a lui indossando camicia bianca, messa dentro a dei pantaloni eleganti neri aveva poi i capelli sistemanti per bene ed emanava un forte profumo da uomo. Inoltre sembrava particolarmente nervoso. I suoi occhi guizzavano a destra e a sinistra, probabilmente stava cercando qualcosa. Lo vide poi indossare il suo orologio d'argento al polso, era stato proprio lui a regalarglielo al suo diciottesimo compleanno. Ricordava perfettamente quella festa: i palloncini, gli alcolici e la mandria di amici di Busan. Con nostalgia poi si ricordò ancora che una festa così bella l'avevano ricevuto solo prima della loro partenza a Seoul: le lacrime dei loro genitori e dei loro migliori amici, l'ansia della partenza e tutte le preoccupazioni che comporta. Taehyung e lui avevano vissuto così tanto insieme, era uno dei cardini della sua vita ed una cosa è certa, non si sarebbe distaccato mai e poi mai da lui. Anche il moro era della stessa opinione. Il biondo poi abbassò nuovamente il suo sguardo sulle pagine del suo libro. Lui era seduto sul loro divano in soggiorno. Leggeva il suo romanzo tranquillamente, prima di prepararsi per l'appuntamento con Jungkook. Avevano deciso di andare a quel ristorante proposto dal corvino.

Black Swan. (Jikook)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora