Guardo il numero sconosciuto che mi sta chiamando, per la terza volta in 10 minuti, quindi decido di rispondere.
«Pronto?» domando un po' irritata
«Parlo con Grace Baileys?» mi chiede una voce femminile
«Sì, sono io»
«Sono Kai, una delle madri di Finn» va diretta al punto
Oh.
«Salve» mi limito a dire, non sapendo minimamente come gestire la situazione, quali e quante distanze mantenere.
Sento la donna prendersi un momento di riflessione.
«Ho provato a chiamare Finn direttamente ma non mi risponde» spiega «è lì con te?» mi domanda
«Penso si stia lavando» ipotizzo
«Mi faresti un favore?» dice in tono strano, tutta questa chiamata è... strana.
«Certo, signora» cerco di rassicurarla, non sapendo se è questa la cosa giusta da fare
«Potresti dire a mio figlio che sua madre Jenna è morta?!»
Il sangue mi si gelida tutto. Tutto quello che la mia mente pensava si ferma.
«Io... Non-» cerco di sviarmi da questa responsabilità
«Tu sei la persona giusta, Grace» mi dice sicura.
Mi stupisce che non pianga, non singhiozza, ha annunciato la morte di sua moglie senza alcun pianto o segno di cedimento, solo tanta freddezza.
«Come mai lo pensa?» le chiedo pentendomene subito dopo
«Perchè ti sei presa cura di mio figlio per tutti questi mesi» mi spiega «e perchè lo ami tanto»
Forse non è il momento più adatto, ma sorrido alle sue parole, quasi ridacchio: sua madre Kai, come ha fatto Finn, mi capisce senza nemmeno conoscermi. Chissà come fanno.
«Io...»
«Ci sentiamo presto, Grace» conclude «Spero di conoscerti, prima o poi»
Chiude poi la chiamata, senza aggiungere altro.
Non ho la più pallida idea di cosa sia appena successo.
So che ognuno reagisce in modo personale al dolore e al lutto ma è stata una situazione molto, molto strana. E anche io mi sento strana, è tutto così... confusionario.
Corro in camera di Finn, trovandolo piegato mentre si infila i pantaloncini corti per rimanere in casa, avendo già la sua solita maglietta bianca.
«Siediti» dico semplicemente indicandogli il letto
Lui esegue in silenzio e mi guarda male: «Sono pronto a diventare padre»
«EH?» esclamo stupita
Il ragazzo fa spallucce e decido di non approfondire l'argomento, decisa a togliermi subito questo pensiero.
Prendo un grande respiro e decido di andare dritta al punto: «Mi ha appena chiamata tua madre Kai» dico velocemente «mi dispiace davvero tanto» continuo, ma riuscendo a mantenere le lacrime dentro il mio corpo, anzi quasi non ho l'istinto di piangere «tua madre Jenna è morta» sputo fuori.
Finn non reagisce tristemente alla notizia, quasi sorride, anzi, dopo alcuni istanti sorride davvero, profondamente felice.
E la mia mente non può che non andare a finire sul cassetto dei ricordi di quella notte.
Il soffitto del salotto ha un colore diverso dal solito, è... grigio.
Sento d'un tratto il portone d'entrata aprirsi e mi precipito a vedere chi sia.
Vedo mia madre entrare in silenzio, seguita da mia sorella Kim, mentre nel frattempo Elliot scende di corsa le scale, dato che era al piano di sopra.
C'è qualcosa che non va. Sono confusa. Mia madre non avrebbe mai lasciato da solo mio padre in ospedale. L'hanno cacciata? Forse è stato lui che ha obbligato lei e mia sorella a tornare a casa, ma mia madre è cocciuta e mia sorella ancora peggio.
Mia mamma mi guarda, poi passa a mio fratello, poi me: «Mi disp-»
No. Non lui, non noi.
Crollo a terra, le mie gambe cedono, crollo e piango, tanto, disperata. Elliot mi raggiunge dopo ben poco e le sue forti braccia mi circondano, cercando di proteggermi da qualcosa che mi ha già distrutto. E ha distrutto anche lui. Ha distrutto tutti noi.
Io, Kim, Elliot e mia mamma rimaniamo in silenzio, seduti sul divano, per tanto tempo, ore, ma non so quante. Stiamo lì, fermi, non in attesa che ci arrivi il colpo di grazia, dato che è già arrivato, ma in attesa, con la speranza, che quella porta d'entrata si spalanchi e che mio padre entri vittorioso.
In fondo, lo scherzo è bello finché dura poco, ma sta durando fin troppo. Ma a mio padre gli scherzi piacciono, lui è il migliore.
Vedo solo la luce dell'alba entrare timida nella stanza.
«Come glielo dico a Bryan?» ci chiede d'un tratto nostra madre, come se avesse cercato di proteggerlo fino ad ora, riportando la mia testa alla cruda realtà
«Lo faccio io» mi prendo la responsabilità
Così mi alzo, senza aspettare una risposta, senza forse cercare alcuna risposta, diretta verso la mia meta.
Lo voglio fare io, Bryan è il mio fratellino; gli ho detto io di andare a dormire tranquillo, che niente di grave era successo, e sarò io a svegliarlo, per dirgli che la più brutta delle cose è accaduta.
Apro la porta di camera sua e la lascio ben aperta, in modo tale che la luce del corridoio illumini un minimo la stanza, senza la necessità di accendere la luce artificiale.
Mi avvicino lentamente al suo letto e mi ci siedo sopra. Lo spingo due o tre volte per svegliarlo, mentre il groppo si fa grande in gola.
Bryan mi guarda lamentoso, certo che lo stia svegliando per andare a scuola, e subito si rigira sul letto per riaddormentarsi.
«Papà non tornerà a casa» gli dico velocemente mentre le lacrime incominciano a scendere
Il ragazzo d'un tratto si gira e mi guarda allarmato.
«Eh?» esclama piano e noto che i suoi occhi si stanno facendo lucidi
«Non ce l'ha fatta» continuo, mentre continuo a piangere.
Bryan si rigira di nuovo e sono certa che pianga, quindi lo lascio solo, per lasciargli i suoi spazi.
Chiudo la porta lasciando però un minimo spiraglio.
A posteriori, non lo rifarei, non lascerei mai e poi mai il mio fratellino nel silenzio della solitudine, perchè da quel silenzio non ci è più uscito.
Non appena tento di dirigermi al piano di sotto, il respiro si fa molto, molto corto e fatico perfino a stare in piedi, quindi mi accascio a terra alla ricerca di ossigeno, sono abbastanza sicura che la Terra abbia abbastanza ossigeno per continuare a farmi respirare per ancora qualche anno.
Non avevo mai avuto un attacco di panico prima d'ora.
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Shine ||
Teen FictionUn periodo un po' tormentato per la famiglia Baileys. Mentre la madre, vedova da un anno, è alle prese con la gestione del rinomato studio legale di famiglia, con l'aiuto della figlia maggiore, Kimberly, Elliot, il secondo genito, è alle prese con...