Sei

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Entro in casa sperando che nessuno mi senta. Nonostante ciò, la fortuna non è dalla mia parte.
«Dove sei andata?» mi domanda Kimberly mentre si avvicina a me.
Faccio spallucce:«Ho preso un po' di aria»
Mia sorella mi guarda attenta:«Stai bene?»
Sorrido e annuisco.
«Non ti credo» ammette subito dopo.
Faccio spallucce.
«Vieni in camera mia» mi dice mentre si avvia verso il piano superiore.
Io la seguo in silenzio. Non ho voglia di parlare, non ho voglia di fare niente.
«Ci guardiamo un film» esordisce entrando nella sua stanza.
«Non ho voglia, Kim»
Lei mi guarda e sorride:«Mettiti sul mio letto, so che ti piace»
Sorrido: è vero. Il suo letto è comodissimo.

Così io e mia sorella ci guardiamo un romantico film, uno di quelli che ti fanno piangere. Ma sono davvero stanca e quindi mi addormento prima della fine delle pellicola.

Quando mi sveglio, sono sola in camera e mi rendo conto che è ora di cena, esco e mi dirigo verso la mia di camera, per continuare a dormire. Non ce la faccio davvero più. Devo recuperare le forze.

D'un tratto, qualcuno bussa alla porta.
Non rispondo.
«Ti ho vista entrare» urla Elliot.
Sbuffo mentre rimango ben attaccata al mio letto.
«Grace, per favore!» continua
«Non mi rompere i coglioni!» rispondo a tono. Non sento più la stanchezza che avevo prima.
«Ho parlato con Aaron» persiste
Non rispondo. Sarà di certo una pretesa per entrare.
«Per favore, Grace» non demorde
«Non entri più senza permesso?» lo stuzzico
«No» risponde sicuro «ti prego»
Sbuffo sonoramente:«Entra, cazzo»

Così mio fratello apre la porta, ma io non lo guardo. Dopo poco, sento la sua presenza davanti al mio letto.

«Che vuoi?» gli domando guardandolo malissimo, rimanendo ben distesa
«Non dovevo parlarti così» esordisce.
Non mi stupisco delle sue parole. È un ragazzo intelligente, sa quando sbaglia.
Non rispondo. Quelle parole mi fanno ancora male.
«Grace» continua sedendosi sul mio letto e guardandomi attentamente «ho reagito così...» abbassa lo sguardo «perché non voglio che lui sappia perché ho lasciato il college»
Lo guardo male, quando i suoi occhi ritornano sul mio viso, e sbuffo:«Ma mi spieghi cosa pensi di me?» dico dura.
Il ragazzo non ha nemmeno il tempo per rispondere.
«Questa mattina sei entrato e mi hai dato della puttana» continuo «ora vieni a dirmi di non dire i cazzi tuoi in giro»
Prendo un respiro:«Ma ti pare?»
Elliot mi guarda stupito:«Lo so, ho sbagliato» ammette «ma quando ho ricevuto il suo messaggio non ci ho più visto nulla»
«Cosa ti ha scritto?» domando.

Avevo intuito che ci fosse un messaggio di mezzo. Altrimenti, come avrebbe fatto a capire che lo conoscevo?

«Che aveva perso il tuo numero e se potevo darglielo»
Annuisco:«Glielo hai dato?» chiedo
«Scherzi?» mi risponde stupito
«Va bene ma stai calmo» gli dico.

Mio fratello rimane in silenzio per qualche istante:«Quindi... voi due...?»
Sospiro:«L'ho conosciuto qualche giorno fa in biblioteca e l'ho rivisto alla festa di ieri. Tutto qui» lo tranquillizzo.
Lui annuisce.
«Ci sarebbe qualche problema, nel caso?» specifico
Mi guarda attento:«N...no»
Prendo un gran respiro e decido di mettere l'orgoglio da parte.
Lo faccio solo in famiglia. È l'unica circostanza in cui riesco a farlo.

«Non pensare che mi dimentichi quello che mi hai detto!» gli ricordo «ma abbiamo un altro lavoro da fare ora» continuo.
Elliot capisce e si alza in piedi:«È in camera sua» mi avvisa.
Sorrido alzandomi in piedi:«Ora lo asfalto»
«Asfaltiamo» mi corregge mentre usciamo dalla mia stanza.

Non busso alla porta della camera di Bryan. Lui è disteso sulla poltrona che gioca alla PlayStation e impreca quando ci vede entrare. Elliot si ricorda di ben chiudere la porta e poi si posiziona accanto a me, dopo che io mi sono piazzata davanti al televisore per impedirgli di continuare.

Bryan non parla. Sa cosa sta per accadere.
«Quanto hai bevuto ieri?» gli domando secca
«Un po'» risponde generico
«Tanto da non stare nemmeno in piedi?» gli domanda Elliot.

Non ho raccontato al mio fratello maggiore delle condizioni in cui ho trovato quello minore. Farebbe un casino e non è proprio il caso.

«E quindi?» dibatte in tono sfacciato
«E quindi se lo rifai ti spacco la faccia» si agita Elliot avvicinandosi all'altro.
Blocco il più grande:«Datti una calmata» gli dico «e tu, non farlo più. Non ti rendi conto dei rischi che corri?»
Fa spallucce:«È solo un po' di alcool»
Sospiro:«Ma ti rendi conto che puoi andare in coma etilico se ne fai un uso troppo sconsiderato?» continuo
«Ma bevevano tutti!» cerca di difendersi
«Non Finn» dico dura.
Bryan è stupito delle mie parole. Non pensava che lo sapessi.
«E chi è?» domanda Elliot
«Un suo compagno di squadra» gli spiego velocemente
«Allora tu cazzo puoi imitare lui invece di fare il goliardico di 'sto cazzo?» continua duro il maggiore
«Ma siete voi che mi fate la predica? Proprio voi?» continua il più piccolo
«Proprio a causa di quello che abbiamo combinato cerchiamo di evitare gli stessi danni a te» dico seria mentre stringo il polso di Elliot. Era già pronto a picchiarlo.
Bryan rimane sconvolto dalle mie parole.
«Non fare più cazzate» dico infine dirigendomi verso l'uscita della sua stanza, portandomi via anche Elliot.

Una volta chiusa la porta, lo guardo male:«Cosa pensavi di fare? Di picchiarlo?» gli domando
«Sì» risponde con nonchalance
«Se lo fai, sarò io a picchiarti» gli dico chiaro e tondo.

Solo io posso picchiare Bryan. Solo io ho questo diritto. Ma se non sono io, nessuno deve toccarlo mai.

Lui fa spallucce:«Invio il tuo numero ad Aaron?» mi domanda cambiando subito discorso.

Lo fa sempre quando difendo Bryan. Non ho mai capito perché.

«No» gli rispondo «digli solo che mi deve un caffè»

Devo sistemare le cose anche con Aaron. Non mi è piaciuto il suo comportamento. Deve darsi una calmata.

Tutti devono darsi una calmata.
Forse anche io.

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