Ventisei

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Mi dirigo in cucina, seguita silenziosamente dal ragazzo. Posso sentire l'odore delle calde pizze che sono contenute nei cartoni delle pizze.

Mi appoggio poi su uno sgabello e guardo esausta il ragazzo di fronte a me.

È così bello, vero.

«Scusa» sussurro piano, prima di sentire le lacrime pronte a scendere.

Finn abbandona subito i cartoni di pizza sul bancone, per venire in mio aiuto.

«No!» gli urlo addosso puntandogli un dito contro «non mi devi salvare!»

Il ragazzo di blocca e sorride leggermente: «Pensi davvero che io voglia salvarti?» dice piano.

Non voglio che sia il mio eroe. Non voglio che prenda quel posto nella mia vita.

Lo guardo attenta mantenendo il braccio ben teso.

«Tu non hai bisogno di essere salvata» sussurra mentre mi prende la mano, accarezzandola con le sue dita. Le mie mani sono gelide confronto alle sue.

«Hai solo bisogno di un abbraccio» dice prima che io scoppi di nuovo in pianto.

Le sue forti braccia mi stringono e mi attacco forte al suo petto, circondandolo con le mie esili braccia. Come se fosse un'ancora di salvezza. Forse lo è.

«Tranquilla» sussurra accarezzandomi i capelli «sfogati, ci sono io» continua.

Così, piango, di nuovo. Non so se ho appena fatto il record per chi ha pianto due volte nel minor tempo possibile. Sento il suo profumo entrare nel mio corpo. Vorrei quasi che stesse dentro di me per sempre. Mi sento sicura.

Piango. Piango perché è una brutta giornata. Perché di volta in volta i ricordi tornano e fanno male. Piango perché mi dispiace. Mi dispiace che mio padre non l'abbia conosciuto. Cazzo. Solo per un anno. Un fottuto anno e mio padre avrebbe potuto essere per una volta felice delle persone che mi circondano. Finn è davvero una brava persona, insopportabile come pochi, ma bravo. Insistente e vuole sempre avere ragione. Non mi risponde a cosa gli chiedo. Gli piace stuzzicarmi. E piace anche a me. Piace come si comporta con me. Mi piace quando mi capisce senza che io non dica una parola.

Riprendo piano piano il respiro normale e mi allontano da lui. Lo guardo timida, ancora seduta sullo sgabello, mentre con le sue dita calde mi asciuga le lacrime che la sua felpa non ha assorbito.

Sorride.

Avrei tanto voluto che sorridesse così al primo uomo della mia vita. Posso immaginare cosa avrebbe detto, come lo avrebbe studiato, come ci avrebbe scherzato. Lo avrebbe preferito su tutti. Né Olive né Alison né Jake: lui avrebbe avuto il podio completo. Come si può non adorarlo. I suoi difetti sono niente confronto ai suoi pregi. Sarebbe stato di certo geloso di me, come lo era con tutte le persone che interagivano con me. Avrebbero avuto la stessa passione, in baseball, e avrebbero parlato di quello, di tecnica, di tattica, di strategia. 

«Mio padre ti avrebbe adorato» sussurro, senza ricominciare a piangere.

Finn mi accarezza e si avvicina con la faccia.

«Non sai quanto mi dispiace non averlo conosciuto» mi sussurra sulle labbra, prima di baciarmi la guancia.

Annuso il suo odore e lo guardo attentamente.

«Le pizze si raffreddano» dico, schiarendomi la voce

«Allora mangiamole» dice entusiasta.

Anche questa sera mangiamo i nostri piatti in salotto, sul tavolino basso e seduti a terra. Vedo che tenta in tutti i modi di tirarmi su il morale, raccontandomi degli aneddoti divertenti che succedono in spogliatoio. E ci riesce. Riesce a farmi ridere, a distrarmi. 

Questa volta, però, sono io l'addetta alla scelta del film, mentre lui pulisce tutto. Mi distendo quindi sul divano, precisamente lungo la penisola del sofà chiaro. Mi è sempre piaciuta questa parte perché ha la stessa forma di un letto a una piazza e mezza e se c'è una cosa che mi è sempre piaciuta fare è dormire.

Finn dopo alcuni minuti entra in salotto, diretto verso la mia direzione.

«Ti sposti un po'?» mi domanda spingendomi di peso

«Ehi!» lo rimprovero mentre si sistema accanto a me.

Si prende poi un cuscino e lo mette accanto al mio.

Lo guardo attenta, mantenendo il mio brutto faccino attaccata al tessuto. Studio i suoi lineamenti. Ha un'armonia strana il suo viso. Tutto il suo corpo ha un'armonia strana.

Finn mi guarda in attesa di qualche mia mossa: «Hai intenzione di abbracciarmi o vuoi metterti in mutande anche oggi?»

Lo guardo male mentre mi appoggio, per la seconda volta oggi, sopra il suo petto: «Avresti preferito le mutande, vero?» lo stuzzico mentre mi avvolge con il suo braccio sinistro, facendomi avvicinare ancora di più

«No» risponde sicuro «quello dopo»

Gli tiro una sberla amichevole mentre Finn decide di incrociare le nostre gambe.

Ho paura di quello che può succedere. Per ora, voglio solo stare un po' tranquilla. Con lui.

«Scherzi?» esclama poi «Messa male come sei, non ho intenzione di guardare un film romantico con te»

Sbuffo mentre Finn incomincia a guardare altri titoli.

Prendo un gran respiro: «Mi dispiace» incomincio

«Non ricominciare a piangere, eh» mi dice mentre mi guarda, non calcolando minimamente la televisione

Sento di nuovo il suo respiro sul mio e il suo alito da pizza con il salamino piccante.

«Ci sono dei giorni in cui mi sembra di essere tornata a un anno fa» incomincio guardando altrove, specialmente, sul tavolino

«Come se fossi ancora nella merda» sospiro «e forse lo sono ancora»

Il ragazzo incomincia ad accarezzarmi il braccio.

«MI sento soffocare» continuo «sento il bisogno dei tempi passati, di prima che la mia vita cambiasse completamente rotta»

Prendo un gran respiro: «È un circolo» penso a voce alta «torna sempre»

«E cosa fai quando ti succede?» mi domanda interessato

Vado da Aaron, potrei dire. Ma non è sempre vero.

«La maggior parte delle volte mi nascondo in camera e rimango da sola» spiego «mi passa, dopo un po'»

«E come ti senti con me?» mi domanda

«In che senso?» chiedo non capendo

«Ora e prima...» si spiega «come è stato...»

Sorrido alzando lo sguardo per guardarlo: «Bene» affermo sincera «al sicuro»

«Lo sei» mi conferma.

Sorrido concentrandomi di nuovo sulla tv: «Metti quello!» esclamo indicando uno show comico del grande Kevin Hart

«Almeno ridiamo» commenta il ragazzo mentre lo avvia.

Mi sento così in pace in questo momento. Non l'avrei mai creduto possibile, data la mia situazione di prima.

Un po' come la quiete dopo la tempesta.

Shine ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora