Sessantaquattro

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«Vorrei dirlo, a tutti» esordisco mentre il ragazzo davanti a me si fa prendere leggermente dal panico «Lo sanno già, è inutile continuare a nascondersi, sarà rapido e indolore» continuo 

Finn prende un lungo e calmo respiro mentre io attendo con paura la sua risposta: «Lo penso anche io, non sono per niente felice all'idea di farlo, ma è la cosa giusta»

Annuisco: «Non so come potrebbero prenderla, ho...» irrigidisco la mia mascella «paura»

Il ragazzo si avvicina a me e mi accarezza la guancia destra, avvicina poi la sua testa alla mia e fa sfiorare i nostri nasi: «Possono dire qualsiasi cosa» cerca di rassicurarmi «non riusciranno a rovinare quello che abbiamo io e te»

Deglutisco molto, molto lentamente. 

«E ti toglierai un peso enorme, ma solo se sei sicura di stare con me» mi dice sicuro «sai che se hai bisogno di tempo, io ti aspetto comunque»

Sorrido leggermente: «Voglio stare con te da ora, da subito» lo rassicuro scaturendo in lui così tanto felicità che si fionda sulle mie labbra per svariati secondi. 

«Sei sicura?» mi domanda dubbioso quando si stacca per riprendere fiato

«Sì, mi sento di farlo, di poterlo sostenere» lo rassicuro di nuovo. 

L'adrenalina si insinua in me con una velocità spropositata, come forse non mai. Lo voglio fare, subito, ora. 

Finn sorride smagliante, senza aggiungere alcuna parola. Ce ne è bisogno? No, bastano i nostri sguardi, i nostri cuori, le nostri menti. Tutto è già stato detto, tutto è chiaro. 

Deglutisco piano: «Direi prima di tutti Bryan, poi gli altri» ragiono

Il ragazzo annuisce convinto: «Lo facciamo insieme?»

Annuisco anche io, prima che Finn mi prenda per mano per poi dirigerci verso la camera del piccolo di famiglia, quasi correndo. 

E ora?

Quando entriamo in camera, mio fratello è disteso ben comodamente sul suo letto: «Tutto bene?» domanda prima di soffermarsi sulle mani di me e Finn che si stringono.

Le guarda serie,  poi guarda noi, prima me, poi Finn, poi guarda di nuovo le mani, poi di nuovo Finn e poi di nuovo me. 

«Io-» esordisce per poi fermarsi, non pronto al discorso che sicuramente ci voleva fare. 

«Okay» dice poi, dopo tanto, tanto silenzio. 

Lo guardo quasi impaurita dal dolore che la sua negativa opinione può provocarmi. 

«Mi va bene» si limita a dire con tono calmo. 

Capito: lui l'ha sempre saputo, lui ci ha visti fin da subito, probabilmente ancora prima che io stessa mi rendessi conto di quanto fosse forte e raro l'effetto che Finn aveva su di me. Mia madre aveva ragione. 

Ha pensato tutte le sere a cosa dire a me e a Finn, ha immaginato innumerevoli volte come dirmi che lui mi appoggia, che appoggia qualsiasi tipo di rapporto con Finn perchè è una brava e bella persona, a come dirmi che è sempre stato Finn quello giusto, al cercarmi di farmi capire bene la situazione. Probabilmente aveva un discorso pronto anche per quando io e Finn glielo avremmo detto, chissà che voleva dire. Ma non l'ha fatto: mi ha lasciata indipendente, responsabile dei miei sbagli e lezione ben chiara nella mia memoria. 

I suoi occhi mi hanno detto tutto. Spero, vivamente, che prima o poi anche la sua bocca e la sua voce riescano a farlo. 

«Lo andiamo a dire agli altri, okay?» gli domando sorridendo

Bryan annuisce, sorride e poi ritorna con lo sguardo sul suo smartphone. 

Guardo Finn che sorride leggermente prima di condurmi velocemente verso l'uscita. 

Lo seguo, mentre le scale diminuiscono di quantità e in un batter d'occhio ci ritroviamo in cucina, dove mia madre e mia sorella Kimberly stanno sistemando dei piatti che io non avevo nemmeno mai visto in vita mia. 

Ora Finn è decisamente più agitato, quindi prendo io in mano la situazione: «Bene, è ufficiale» esordisco cercando di rendere la situazione il più leggera possibile, mentre stringo più forte la mano del ragazzo

Se mia madre si limita a sorridere in maniera smagliante, mia sorella urla entusiasta: «Finalmente!» si sfoga «Non ce la facevo più!» si lamenta

Sorrido alle sue parole, seguita da Finn. 

«Siete proprio belli» continua la ragazza, mentre alterna lo sguardo tra me e il ragazzo al mio fianco

Poi mia madre decide di parlare: «Sto per farmi del tè caldo, vi aggiungete a me?»

Prendere il tè pomeridiano con mia madre: non male come primo appuntamento. 

«Io passo» commenta in tono lamentoso mia sorella mentre esce dalla stanza

Mi avvicino portando con me Finn e ci sediamo uno accanto all'altro sugli sgabelli del bancone, mentre la donna di fronte a noi scalda l'acqua. 

Tutto così tranquillo e leggero, mi sembra di vivere dentro una serie tv. Tutto... facile, quasi superficiale. Tutto sulla superficie dell'apparenza delle cose: è forse così che dovrebbe andare vissuta la vita? 

«Finn» esordisce la donna «io e te abbiamo già parlato» gli ricorda, provocando in me una moltitudine di pensieri che non si ferma, ansiosa del discorso avvenuto tra i due «ma devo ammettere che siete bellissimi insieme»

Mi copro la faccia per l'imbarazzo, mentre il ragazzo ridacchia: «Lo penso anche io» ammette con nonchalance «anche se faccio una brutta figura accanto a lei» mi complimenta

Vorrei rispondergli insultandolo leggermente, ma la vibrazione del mio messaggio che mi indica un nuovo messaggio da parte di Emily blocca le mie intenzioni.

Sento le voci delle due persone parlare, ma sono concentrata su altro.

Emily Brick

Vorrei chiederti una cortesia, ma ti chiedo di non farmi troppe domande 

Grace Baileys 

Dimmi tutto 

Emily Brick 

Vorrei essere difesa dallo studio legale della tua famiglia

Il suo messaggio mi stupisce non poco, ma cerco di non farmi prendere troppo dal panico, non fino a quando non avrò la situazione ben chiara. 

Grace Baileys

Certo, ma avresti potuto tranquillamente chiamarmi. Stai bene?

Emily Brick 

Odio farlo per messaggio, ma è l'unico modo in cui attualmente sono in grado di affrontare la situazione 

Lo so che mi odierà, ma decido di chiamarla mentre mi allontano da Finn e mia madre.

Non do loro spiegazioni, mi allontano di pochi metri. 

4 interminabili squilli. Sto sentendo la tempesta arrivare, la percepisco. 

Emily non dice pronto, non mi saluta, non mi dice niente. 

O almeno, non subito. 

«Violenza psicologica e fisica» dice con una voce che... non è la sua, è... diversa, è... rotta

«Joshua?» chiedo impaurita dalla sua risposta, anche se, qualsiasi risposta farebbe raggelare il sangue

Emily non risponde, scoppia a piangere, piange tanto, disperata. 

E io? Io la seguo, senza fermarmi, senza che l'aria più mi arrivi ai polmoni, con le gambe che cedono, con il mondo che mi cade addosso assieme a tanti, infiniti, rimpianti e rimorsi. 

Shine ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora