Quattordici

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Il russare della mia amica mi sveglia alle nove di mattina e non mi permette di addormentarmi nuovamente.

Mi vesto velocemente ed esco dalla camera.

Una volta in salotto, trovo la coinquilina di Emily seduta sul divano, a fare colazione con una ciotola di latte e cereali.
È una ragazza molto minuta, magra, capelli a caschetto biondi e due occhi azzurro chiaro. Ha un fascino a parer mio unico.

Le sorrido:«Ciao»
Lei mi guarda intimidita:«Ciao» quasi sussurra
«Ieri non ci siamo potute presentare» dico ancora in piedi «Io sono Grace, un'amica di Emily»
La ragazza annuisce:«Ophelia» mi risponde, sempre con tono di voce molto basso.
Annuisco sorridendo, non sapendo cosa fare.
«In cucina ci sono del latte e dei cereali, se vuoi» esordisce piano dopo qualche istante.
La ringrazio e mi dirigo in cucina.

Non ho fame, per niente, ma la situazione era davvero imbarazzante.
Decido di distrarmi con il cellulare e vi trovo una miriade di messaggi da parte di Aaron.

Aaron Hardy
Ti prego non tornare da lui
11.43 pm

Ti ho vista ballare con la tua amica, sono tranquillo
00.29 am

Domani mattina vieni da me, ti prego
02.01 am

Ti aspetto da me, sai dove è la chiave
04.58 am

Sbuffo e decido di andare da lui.

Prendo silenziosamente il mio zaino in camera di Emily e chiedo ad Ophelia di avvisarla del mio "imprevisto".

Corro attraverso il grande campus del college e respiro ampiamente l'aria pulita della mattina. Mi piace la mattina presto, è così pura.

Dopo aver trovato una scusa plausibile per entrare in un dormitorio che non è il mio, il responsabile, con un po' di esitazione, mi concede di raggiungere la mia meta.

Cerco la chiave ed entro in camera di Aaron senza fare particolare attenzione al rumore che potrei provocare.

Il ragazzo, a differenza della mia amica, ha scelto di avere solo una camera in campus, invece di scegliere un appartamento. Personalmente, preferirei anche io una sola camera. Avendo uno spazio ristretto disponibile, riuscirei probabilmente ad essere più ordinata. O almeno lo spero.

Lancio lo zaino a terra e mi avvicino al letto, dove il ragazzo dorme ancora pacificamente. Lo guardo deglutendo piano: è mezzo nudo.
Ma devo rimanere assolutamente concentrata.
Insomma, è proprio bello. La punta del suo naso mi ricorda quello dei bambini piccoli e mi sento tenera quando lo penso, poi ricordo cosa ci combina con quel naso e tutta la tenerezza che provavo si trasforma in qualcosa di più... maturo.

Prendo il cuscino che non usa e glielo tiro in faccia.
Il ragazzo si sveglia allarmato e si tranquillizza solo quando mi riconosce.
Mi sono posizionata in piedi vicino al suo corpo, al lato del letto. Lo guardo vigile.
Aaron mi squadra dalla testa ai piedi: ho indossato di proposito lo stesso vestito di ieri sera.
Mi allontano istintivamente, capendo le sue intenzioni, e mi siedo sulla sedia a rotelle della scrivania. Mi giro poi verso il letto e mi avvicino un po'. Per provocarlo, accavallo le gambe.
Vedo il ragazzo degluire nuovamente.
Successivamente, si alza dalla sua iniziale posizione e si siede sul lato del letto, guardandomi attentamente.
Ha ancora gli occhi ancora gonfi.

«Quanto hai dormito?» domando schietta
«Poco» mi risponde appoggiando i gomiti sulle ginocchia
«Non voglio che questa cosa ci scappi di mano» incomincio
«Nemmeno io» mi risponde serio
«Forse abbiamo corso troppo» ammetto

Mi guarda in modo molto profondo: è come se cercasse di capire cosa sto pensando, ma non ci riesce.

«O forse no» sancisce
«Dovremmo chiarire meglio la nostra situazione» ammetto.
Aaron annuisce.
«Non mi piace che qualcuno ti possa toccare» dice dopo un momento di silenzio
Lo guardo attentamente:«Non piace nemmeno a me» ammetto
Il ragazzo sorride soddisfatto.
«Allora» penso ad una soluzione «potremmo per esempio ballare con altre persone, ma non farci toccare» propongo
«Assolutamente sì» accetta «e vorrei poterti baciare anche in pubblico»
Lo guardo senza capire.
Il ragazzo sospira:«Se mi balli davanti muovendo quel tuo bellissimo culo non puoi pretendere che non mi provochi niente»
Mi mordo il labbro:«Allora no» decido «mi piace stuzzicarti»
Il ragazzo sorride stupito:«Vediamo chi resiste di più» mi propone
«È una sfida?» domando
Annuisce.
«La accetto, molto volentieri»
Sorride soddisfatto.
«Niente più scenate di gelosia» chiarisco poi.
Aaron annuisce:«Sì, ho sbagliato»
Annuisco.
«E, per favore, non sparire più» aggiunge
Lo guardo mentre appoggia le sue braccia sul materasso, tenendosi in equilibrio. Cerco di non concentrarmi troppo sui suoi muscoli pettorali stirati, che sono, in queta situazione, molto attraenti.
«Se la mia famiglia chiama, sai che scappo»
«Basta che me lo dici, sennò mi preoccupo» mi informa
Annuisco.
«Quindi non possiamo vedere altre gente» dice sicuro
«Va bene» rispondo «però non dobbiamo nemmeno considerarci in una relazione»
Aaron sorride:«Beh, siamo in una relazione, da un certo punto di vista»
Ridacchio:«Sì, ma intendo un altro tipo»
Annuisce ridendo.
«Abbiamo l'esclusiva per quando riguarda il letto» gli faccio intendere «ma non siamo fidanzati»
Il ragazzo sorride soddisfatto.

Mi avvicino nuovamente al ragazzo, tenendo ben accavallate le gambe. Aaron deglutisce e io sorrido.
Mi prende delicatamente la gamba superiore e la appoggia a terra. Mi tira poi per le braccia e in un batter d'occhio mi fa sedere a cavalcioni su di lui.
Reprimo il mio sorriso mordendomi il labbro, e lui, per vendetta, appoggia le sue mani sul mio sedere, facendomi sussultare.
«Non hai idea di quanto ho sofferto ieri sera» mi dice con voce profonda.
Lo guardo non capendo.
Si concentra sul mio collo e incomincia a baciarlo.
«Quando ballavi» sussurra con voce incredibilmente roca «e i ragazzi ti guardavano» continua «e non potevo vantarmi di te con loro» si concentra sulla mia clavicola mordendomela leggermente «e i loro commenti» dice in tono geloso «e la tua gonna che si alzava» aumenta la pressione sul mio sedere «e il seno tra questa bellissima scollatura» si ferma ad ammirarla «e i capelli che saltavano» continua guardandomi «e il sorriso»
«Aaron» lo chiamo, dopo essermi schiarita la voce.
Il ragazzo mi guarda con molto, molto desiderio.
«Ti voglio ora» ammetto.

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