Diciotto

58 4 0
                                    

«Pensavo di andare in Florida per le vacanze della festa del ringraziamento» annuncia mia madre a cena, mentre siamo tutti a tavola
«ma ho prenotato in un altro residence. Non in quello dove andavamo di solito con... papà»
«Bene» commenta Kimberly, senza considerare la frase su nostro padre «ho bisogno di un po' di relax» sospira
«Ma se non fai niente in tutto il giorno!» commenta acido Elliot, molto sarcastico
«Hey, ragazzo» esclama la donna, prima che mia sorella possa rispondere «porta rispetto»
Mio fratello annuisce:«Stavo solo scherzando» si difende
«Lo so» risponde «ma non farlo su questi argomenti»
Il ragazzo annuisce.
«Anche per me va bene andare in Florida» commenta Bryan.
Deglutisco piano:«Io ho un importante progetto da consegnare per dopo le vacanze» mi invento una scusa «posso rimanere qui?» domando guardando mia madre.
Il silenzio cala nella sala e tutti ci concentriamo sulla capotavola e capofamiglia
«Va bene, tesoro» accetta
«Allora sto a casa anche io!» si intromette Elliot
La donna lo guarda malissimo:«Tu vieni, punto.»
Mio fratello maggiore deglutisce piano e si arrende alla sua autorità.

La cena, dopo racconti divertenti di Elliot, di previsioni sportive di Bryan e di lamentele sulla società di Kimberly, si conclude.

Sprepariamo tutti insieme la tavola e sto per dirigermi verso la mia stanza quando la voce di mia madre mi richiama.
«Grace» dice dolcemente mentre ripiega la tovaglia «aspettami nel mio ufficio»
Annuisco e faccio come mi dice.

Entro nella stanza e il profumo di menta fresca si fa spazio tra le mie narici. Mi è sempre piaciuto questo posto. Ci sono un sacco di libri, due divani e un grande mappamondo. Ma sopratutto, la cosa che più mi piace fin da quando sono piccola, sono, in fondo alla stanza, le due scrivanie rivolte verso il giardino, davanti ad un'enorme vetrata. Era qui che i miei genitori lavoravano da casa. Quando magari qualcosa si complicava in ufficio e dovevano finirlo qui. Si sedevano: mia madre a sinistra, mio padre a destra. Parlavano, si confrontavano e decidevano. Mi è sempre piaciuto il loro rapporto. Erano una gran bella squadra.

Una volta sono entrata per chiedere a loro se potevo giocare in giardino, nonostante avesse appena piovuto. In realtà, lo avevo già fatto e mi ero sporcata tutti i vestiti. Avevo bisogno di una scusa e mio padre lo capì. Mentre mia madre rimaneva concentrata tra le scartoffie, mio padre si è avvicinato a me e in un sussurro mi ha detto di nascondere i vestiti sporchi sotto la sua auto, così li avrebbe lavati lui e la mamma non si sarebbe arrabbiata.  Mi aveva vista giocare. Disse che non riuscì a fermarmi, perché mi vedeva felice: mi tuffarvi tra il fango contenta. Disse che quando le persone sono felici, non dobbiamo mai interrompere la sua felicità. Avevo 7 anni.

Ora, non mi difende più nessuno.

Mi siedo svogliata sul divanetto e attendo. Mia madre entra dopo poco e si siede accanto a me, portando le sue ginocchia al petto e appoggiando il suo braccio allo schienale del divano.
«Dimmi la verità» esordisce dolcemente
Sospiro e capisco subito cosa vuole sapere:«Sento da un po' di tempo tantissima necessità di stare da sola» ammetto
La donna mi sorride:«David lo sa?» mi chiede riferendosi allo psicologo che mi segue.
Annuisco.
«E cosa dice al riguardo?» indaga
«Che è normale che sia così» spiego «siamo una famiglia abbastanza grande, è difficile avere dei momenti da soli... a casa, intendo»
Mia madre annuisce:«Va bene» accetta «te lo concedo» continua «mi fido di te, ma stai attenta»
Annuisco.
«Non attiverò le telecamere di sicurezza» mi comunica «se sei tu a casa, lo farai tu, se vorrai»
Annuisco di nuovo.

Solitamente, quando ci allontaniamo da casa, attiviamo un programma che tiene sotto sicurezza l'intera casa.

«Sei sicura di dormire da sola in casa?» domanda
Annuisco:«Non ti preoccupare»
Mia madre sorride:«Stai crescendo»
Sorrido:«Non cominciare con frasi malinconiche»
La donna ridacchia:«Voi crescete e io invecchio»
Faccio spallucce.
«Ti vedo diversa in questo periodo» mi confida
Abbasso lo sguardo per un istante:«Sono solo stanca» mento
«E nervosa» aggiunge lei
Incontro i miei occhi nei suoi e deglutisco piano, molto piano.
«C'è un ragazzo di mezzo?» domanda
Faccio spallucce:«Più o meno» mento, a metà.
«Mi raccomando, testa attaccata alle spalle» mi ricorda.
Annuisco e sorrido, cercando di fingere il meglio possibile.
«Sai che puoi dirmi ogni cosa, vero?» si assicura
«Certo, mamma. Non c'è nulla da dire, tranquilla» dico in tono convincente, o almeno lo spero.
La donna mi guarda e mi studia:«Puoi andare» mi lascia.

Esco dalla stanza e corro verso la mia camera.

Devo raggiungerla prima di perdere il controllo.

Entro e mi dirigo subito verso la cabina armadio.
Mi butto a terra, su un fianco, portandomi al petto le ginocchia. Faccio grandi respiri, ma l'aria che entra è poca.

Come glielo dici a tua madre, l'unico genitore che ti è rimasto, che non hai fatto abbastanza nella tua vita? Come glielo spieghi che non ti senti nemmeno appartenente a questo mondo, che mentre tutti vanno avanti tu rimani ferma? Come glielo spieghi che se tuo padre non fosse morto la vita sarebbe stata completamente diversa? Come glielo spieghi che non è colpa sua, che è tutta colpa tua.

Come glielo dici che vai a letto con un ragazzo che nemmeno conosci? Come glielo spieghi che cosa ti passa per la testa? Come glielo spieghi che il respiro a volte scompare, assieme alla vista. Come glielo spieghi che non ce la fai?

Come fai a dire alla persona, cui unico suo interesse dalla tua nascita è poterti dare tutto, che ti manca qualcosa? Ma che quel qualcosa non te lo può dare, nè lei nè forse nessuno.

Piano, Grace. Piano, ce la fai. Un po' alla volta.

Vorrei sentire di nuovo le mani calde e le braccia forti di lui. Ma non dovrei nemmeno desiderarlo. Non è nessuno, lui. Me la cavo da sola. Questa volta, mi arrangio, come ho sempre fatto. Forse sarà più difficile, senza il suo aiuto, ma possibile.

Piano piano, ricomincio a respirare regolarmente.

Shine ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora