Cinque

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Non mi piace andare a dormire con il brutto umore, perché mi sveglio con lo stesso.

Mi alzo pigramente dal letto, vado velocemente in bagno e mi dirigo al piano di sotto per fare colazione, con solo una maglia addosso.

Incontro mia madre in cucina, mentre ha lo sguardo fisso sul computer.
«Buongiorno» esordisco dirigendomi verso la dispensa
«Quante volte te lo devo dire di indossare anche un paio di pantaloni? Soprattutto quando abbiamo degli ospiti!» dice con tono monotono, ci è abituata.
«I ragazzi possono girare con le tette di fuori e io non con il culo semi scoperto?» le domando mentre mi verso il caffè nella tazza, dopo aver preso il pacco dei biscotti.
La donna sospira, sconfitta.
«Che fai?» indago mentre mi siedo accanto a lei e mangio un biscotto
«Sto cercando qualche posto in cui rifugiarci per le feste del giorno del ringraziamento»
Guardo male la donna:«Mancano due mesi!» esclamo
«Lo so» ammette «Dimmi un detto, non so come controbattere»
Sorrido e so già cosa dire:«Meglio un'ora in anticipo che un minuti in ritardo»
«Mi piace» commenta «lo userò»
Ridacchio mentre bevo il caffè.
«Come è andata ieri sera?» mi domanda continuando a cercare dei posti su Booking.
«Poteva andare meglio» dico mentre mangio un altro biscotto
«In che senso?» si interessa
«Sai che non sopporto le persone»
Mia madre sospira ridacchiando leggermente:«Lo so eccome»
«Allora hai capito»
«Ho capito benissimo» ammette.
Mi alzo poi dalla sedia, sistemo quello che avevo preso e guardo la donna.
«Vado su» la avviso.
«Dopo ci saranno i Wilson a pranzo» mi informa
Annuisco ed esco dalla stanza.

Non appena ho finito l'eterna rampa di scale, mio fratello e Gabe escono dalla camera.
Il nostro amico mi squadra dalla testa ai piedi, mentre mio fratello prende parola:«Vestiti di più, Grace, cazzo»
Io lo guardo non male, di più:«Tu intanto stai zitto» dico dura «E poi Gabe conosce il mio culo meglio di te»
Wilson spalanca gli occhi:«Che dici?» mi domanda imbarazzato
«Dico che tu sei più fratello di lui» spiego al giovane.
Lui annuisce leggermente.

Do un'ultima occhiataccia a Bryan ed entro definitivamente in camera mia.

Sì, sono ancora molto arrabbiata con lui. Si è comportato da persona immatura e non lo può fare. Non a 16 anni. Non quando c'è in gioco la sua carriera.

È vero, ieri con Elliot l'ho difeso. Ma non può fare il moralista, non lui.

Decido di tornare sotto le coperte e rimanere lì, in compagnia del silenzio. È così caldo qui.

Ma tutta l'armonia si spezza dal rumore di qualcuno alla porta.
«Sono nuda» urlo.

Se sono mia mamma o mia sorella, non avranno problemi. Dato che non voglio vedere nessuno dei miei fratelli, questa è la scusa perfetta.

«Vestiti allora» mi impone il maggiore da fuori la porta
«Non se sei tu a chiedermelo» dico dura
«Entro tra 5 secondi» urla di nuovo
«Vattene!» esclamò
«5» incomincia.
Sbuffo.
«4»
«Non entrare» continuo
«3»
Sospiro:«Senti vaffanculo» dico in tono alto.
Elliot entra d'un tratto spalancando la porta.
«Non sai più nemmeno contare?» chiedo dura
Mio fratello, già vestito, si dirige a passo svelto verso il mio letto e si blocca davanti ad esso.
Io lo guardo avvolta dalle coperte.
«Spiegami come cazzo conosci Aaron Hardy» sbotta.
Io scoppio in una risata isterica.
«Fatti i fatti tuoi» rispondo secca
«Dimmelo!» urla più forte
«No!» mi agito sedendomi sul materasso
«Senti se devi andare a letto con lui, scegli un altro ragazzo!»
Lo guardo con rabbia:«Senti, Elliot» dico soffermandomi sul suo nome «facciamo che tu ti fai i cazzi tuoi e non ti intrometti nella mia vita»
«Sei tu che lo fai!» controbatte
Respiro profondamente alzandomi in piedi:«Elliot» dico con tono calmo, ma colmo di rabbia:«Esci da questa stanza»
«Subito!» urlo.
Lui non esce, quindi io com nonchalance mi cambio davanti alla cabina armadio.

Anche se non lo do a vedere, le sue parole mi hanno male, molto male. Non so perché lui mi abbia detto questo, mi stupisce che abbia una così scarsa considerazione di me. E il problema è che nonostante tutto, è mio fratello ed è una persona che ammiro, e sentirsi dire certe cose da lui, fa davvero male. Ma ora il dolore è concretamente assorbito dalla rabbia.

«Dove pensi di andare?» mi domanda mentre indosso le scarpe.
Mi giro e lo guardo con il sorriso:«A fanculo»
Esco con passo rapido dalla stanza, mentre lui mi segue.
«Grace, fermati!» urla mentre scendo le scale.

Entro in cucina.
«Gabe chiedi scusa ai tuoi genitori da parte mia, ma non potrò esserci a pranzo»
Mia madre mi guarda senza capire, mentre io, girandomi, guardo con molto orgoglio il maggiore dei miei fratelli:«Ho un appuntamento» specifico.
Lui si stupisce e non poco.

Mi dirigo verso l'uscita mentre Elliot continua a seguirmi.
«Non ci provare, Grace» mi minaccia mentre apro la portiera della macchina.
Lo guardo e sorrido:«Ho tanto esercizio fisico da fare oggi» alludo.
Lui mi guarda con rabbia. Forse mi dice qualcosa, ma io ormai sono già uscita dal cancello.

Non sono intenzionata ad andare da Aaron, anche perché non saprei come trovarlo, ed Emily di sicuro sarà ancora a letto, magari con un ragazzo. I miei amici del liceo sono andati tutti in college oltre il confine dell'Alabama.
Subito mi spicca alla mente la persona di Finn. Mi ha fatto davvero una belle impressione.

Lo so che non dovrei pensare a lui, insomma, non lo conosco nemmeno, ma è l'unico che non mi innervosisce pensare.

Senza nemmeno accorgermene, seguo il tragitto per andare in cimitero.
È mesi che non ci vado e non ho intenzione di andarci ora. Non ci vado nel senso che non ci entro, ma quando sono arrabbiata vado al parcheggio e sto lì, ad ascoltare vecchie canzoni. Guardo le lapidi da lontano, immagino le loro anime ballare e divertirsi.
Loro non lo sanno di essere morti.
Ed è forse inquietante pensare una cosa del genere, ma mi va bene così. Mi piace fantasticare sulle loro vite dopo la morte, sull'aldilà, anche se mi professo atea. Mi piace concepire il fatto che la storia di mio padre non sia finita, ma che lui stia continuando a vivere e a fare cose belle. Anche perché io qui non me la sto cavando molto bene con le persone.

Mio padre me lo diceva sempre: devi aver paura dei vivi, non dei morti.

Shine ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora