Otto

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«Finalmente!» si lamenta mio fratello mentre sistema il borsone nel bagagliaio.
Sospiro silenziosamente.
«Gabe e Finn vengono a casa con noi» mi informa aprendo la portiera mentre gli altri due ragazzi aspettano fuori dalla vettura.
Annuisco.

Il telefono vibra e lo controllo.

Aaron Hardy
Torna, ti prego

Deglutisco piano al suo messaggio.

«Grace?» mi chiama mio fratello.
Mi giro per guardarlo e metto via il dispositivo.
«Possiamo andare?» domando cercando di non pensare troppo a quello che è appena successo con un ragazzo che conosco appena.
Bryan annuisce concedendomi di partire.
«Come mai sei arrivata in ritardo?» mi chiede
Faccio spallucce:«Ho perso la cognizione del tempo» spiego velocemente
«Ma cosa stavi facendo?» continua imperterrito
«Non sono affari che ti riguardano» lo dileguo schietta.
Gabe, dal sedile posteriore, scoppia a ridere:«Bryan dovresti essere meno stressante con tua sorella»
Mio fratello sbuffa:«Vorrei vedere te nei miei panni!»
«Dovresti stare più tranquillo, vero, Finn?»
Vedo il terzo ragazzo attraverso lo specchietto retrovisore, sorride leggermente:«Non mettetemi in mezzo alle vostre discussioni»
Sorrido anche io.
«Eddai Finn» continua il suo lamento Bryan «dammi ragione»
Sbuffo:«Lo sai che le persone possono avere un'opinione differente dalla tua?» domando mentre mi fermo al semaforo
«Opinione diversa o no, ti ho chiesto cosa stavi facendo e non mi hai risposto» continua
«Sì che ti ho risposto»
«Non è vero» dibatte sicuro
Decido di non parlare più. Non ho per niente voglia di discutere.

Per fortuna, Finn incomincia un altro discorso chiedendo a mio fratello delle cose riguardo al baseball. Bene così.

Entro in casa facendo spazio ai ragazzi subito dietro di me.
«Grace vieni in mansarda» mi ordina non troppo delicatamente Elliot mentre esce dalla cucina con un sandwich tra le mani
«Fermo!» esclama Bryan «Volevamo andare noi in mansarda»
Il maggiore si gira, prima di dirigersi verso le scale, lo guarda serio e fa spallucce:«E invece no»
Il minore sta per cominciare a lamentarsi, ma la mano ferma di Gabe lo ferma per una spalla:«Non ti preoccupare, possiamo rimanere in giardino»
Scruto bene la situazione, mentre Elliot scompare al piano superiore.

«Siete veramente odiosi oggi» si lamenta.
Sospiro mentre mi preparo per farmi ben due piani di scale.

Io capisco che le case grandi sono belle e spaziose, lo capisco davvero, ma sono difficili da percorrere e sopratutto da pulire.

Raggiungo la mansarda con il respiro affannoso.
«Madonna che fatica!» mi lamento dirigendomi verso il grande tavolo ricoperto di scartoffie.
«Sono solo due piani!» mi risponde Elliot mentre cerca imperterrito qualcosa tra gli scaffali dell'armadio.
Mi avvicino a lui e attendo che mi guardi.

Mio fratello, dopo poco, si gira con in mano una cartella e mi sorride:«È finito» annuncia.
Spalanco gli occhi:«COSA?» esclamo
«Ho» scandisce bene le parole una da una «finito» continua «il prototipo»
Incomincio ad urlare:«Aaaaahhh!!!»
Elliot ride alla mia reazione.
Faccio il giro del tavolo e lo abbraccio e entusiasta.
«Voglio sapere tutto!» esclamo mentre cerco di ambientarmi tra la moltitudine di fogli sopra il tavolo.

Mio fratello, sorridendo, mi spiega tutto il suo progetto finale.
Mi piace come ne parla: è parte di lui. Si è impegnato per mesi, giorno dopo giorno, senza mai fermarsi fino ad oggi, che ha concluso alla grande ciò che aveva intenzione di fare.

«Quando lo presenterai all'azienda?» domando
«Tra una settimana» mi informa
«Wow» sospiro «hai fatto davvero un gran lavoro!»
«Dici che andrà bene?» mi domanda
«Beh, penso proprio di sì» rispondo sicura.
Il ragazzo sorride:«Io sistemo qui, tu vai a prendere da bere: festeggiamo!»
Lo guardo non capendo:«Cosa dovremmo festeggiare?»
«La mia intelligenza!» esclama
Ridacchio:«Bianco?» domando
«Che domande sono?» mi chiede cinico mentre incomincia a sistemare i fogli.
Sorrido e mi dirigo correndo verso il piano terra.

In realtà, ho un piccolo fortino alcolico anche in camera mia, ma è un segreto e lo utilizzo solo quando sono sola e ho bisogno di sostegno, più o meno.

Una volta al piano terra, sento forte la musica proveniente dal giardino: è di sicuro Bryan. È "Timber" di Pitbull: erano anni che non la sentivo!

Canticchio il ritornello mentre cerco il vino tra lo scaffale dei portavini. Diamine! Sono tutte bottiglie di rosso.
Sbuffo mentre continuo a cantare la canzone e, finalmente, lo trovo: è in cima ad un mobile.
«Merda!» esclamo, offesa dall'altezza dell'alcohol prediletto.
«Non pensavo che la canzone lo dicesse» commenta una voce dalle mie spalle.
Mi spavento a morte e faccio un salto con tutto il corpo.
Mi giro per vedere la faccia del ragazzo, che se la ride sotto i baffi.
Finalmente, sorrido:«Ci sono tante cose che non sappiamo in questo mondo» rispondo sarcastica
«Touché» commenta.
Mi guarda attentamente. Ha uno sguardo strano: profondo, ma anche luminoso. Chissà com'è la vita vista dai suoi occhi.
«Finn» lo chiamo mentre lui non stacca gli occhi da me «potresti prendermi quella bottiglia di vino?» gli indico in alto.
Insomma, ce l'avrei fatta solo con l'aiuto di una sedia e non ne avevo proprio voglia.
Sono un po' una pigrona.
«Se mi dici dove sono le bibite, me le ha chieste tuo fratello» mi dice mentre fa il giro della grande isola della cucina per raggiungermi.
Mentre il ragazzo prende, senza alcun apparente problema, la mia amata bottiglia di vino bianco, io apro l'anta dove ci sono tutte le bibite.
«Coca-cola?» domando a Finn mentre posa la bottiglia di vetro sopra l'isola
«Sì» risponde sicuro
Prendo tre lattine della bibita e gliele porto.
«Come mai vino a quest'ora del pomeriggio?» mi domanda girandosi verso di me, appoggiando il suo braccio destro sul mobile
«Io e mio fratello dobbiamo festeggiare» annuncio contenta
«A quest'ora?» domanda curioso
Faccio spallucce. Noto un neo sulla sua fronte, a destra.
«Ci sono così poche cose belle in questa vita che festeggiarle è il minimo»
Finn rimane un po' spiazzato dalla mia risposta e sorride leggermente.
Dalla tasca del sedere, il mio cellulare squilla.
Lo prendo tra le mani e leggo il nome: Aaron Hardy.
Alzo, istintivamente, lo sguardo verso Finn, che, gira subito la testa dall'altra parte.
Deglutisco piano e sorrido:«Scusa, devo rispondere» lo avviso «e poi mi ubriaco» esclamo prendendo la bottiglia sotto il braccio destro ed esco velocemente dalla stanza, senza più guardarlo in faccia.

«Pronto?» rispondo mentre salgo le scale
«Scusa il disturbo» mi dice subito
«Tranquillo» dico sicura «dimmi»
«Hai dimenticato i calzini nella mia stanza»
Mi fermo e mi guardo subito i piedi: scoppio a ridere.
«Eri di fretta» continua «forse fin troppo»
«La prossima volta mi prenderò più tempo» sancisco
«Domani sono libero» mi informa
«Aaron ci siamo visti oggi!» esclamo cercando di non alzare troppo il tono di voce, rimanendo al primo piano.

Non voglio rischiare di avvicinarmi troppo alla mansarda, Elliot potrebbe sentire.

«Quindi?» domanda
Ci penso un po': non ho feste programmate e nemmeno impegni di famiglia.
«Quindi ci vediamo domani da te» decido.
«Ti aspetto»
Sospiro e chiudo la chiamata.
Non ho idea di cosa stia facendo. Nel dubbio, bevo.

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