Quattro

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Accosto, non avendo per niente difficoltà a trovare parcheggio, e mi pulisco gli occhi per controllare se sto vedendo bene.

Scendo velocemente dall'auto e mi avvicino al giardino della casa in cui non c'è più alcuna festa, deduco. Le luci sono accese, ma niente musica.
Bryan e Gabe sono distesi a terra, sul prato, mentre un terzo ragazzo li guarda.
Mi posiziono davanti a loro e rimango in silenzio.
«Ehi Grace!» esclama Gabe cercando di sedersi, ma crolla immediatamente di nuovo con la schiena a terra.
«Sorella!» urla quel deficiente che ha il mio stesso sangue.

Sono ubriachi fradici.

«Hanno bevuto molto» esordisce il terzo ragazzo, che è di fronte a me.
Alzo lo sguardo e lo guardo per la prima volta: è lo stesso ragazzo che era con loro uscendo dallo spogliatoio. Ha i capelli scompigliati, ma i suoi vestiti sono in ordine. Ha la mascella leggermente sporgente, ma non troppo. C'è una sorta di armonia nel suo aspetto.
«Hanno anche fumato?» chiedo diretta
«No» mi risponde sicuro
Annuisco.
«Andiamo a casa» ordino ai due ancora distesi a terra
«Ma l'erba è molto comoda» commenta Bryan
Gabe lo guarda stupito:«Hai completamente ragione, fratello!»
Sospiro mentre il nervoso, reduce anche dalla festa da cui me ne sono appena andata, sale.
«Bryan, alza quel cazzo di culo!» alzo la voce indicandolo «E tu fai lo stesso» mi rivolgo al nostro amico di famiglia.
«No!» mi risponde mio fratello con tono viziato
Guardo male il terzo ragazzo e mi schiarisco la voce.
«Bryan» dico in tono alto ma tranquillo «O ti alzi o ti riempio di botte»
Per fortuna, il ragazzo in piedi prende parola, finalmente:«Dai, Bryan. Alzati» si piega poi per tirarlo su e lo mette seduto.
«Solo perché sei il padrone di casa» ammette mentre appoggia le mani a terra «e perché mia sorella è capace di picchiare forte»
Se mio fratello ha il suo aiutante, io mi dedico a Gabe. Penso che fosse una cosa scontata: se Wilson è alto come me, mio fratello e l'altro suo amico lo sono trenta centimetri di più.
Lo faccio alzare e per fortuna che è molto magro. Si appoggia poi alle mie spalle e barcolla.
«Finn!» urla mio fratello ad un certo punto mentre sia io che il loro compagno di squadra cerchiamo di condurli verso la macchina.
«Dimmi» risponde il ragazzo.

Beh, almeno so il suo nome.

«Casa tua è davvero bella» commenta mio fratello
«Pensa a camminare» gli risponde lui.

«Guarda come sono ridotto davanti ad una ragazza» borbotta Gabe
«Mi dispiace, Grace» si scusa infine.
«Bel vestito, comunque. Davvero bello»
Sorrido leggermente mentre continuo a mantenere l'equilibrio per ben due persone:«Cammina e pensa a non vomitare in auto»
«Hanno già vomitato» mi informa Finn
Sospiro:«Bene»
«Sei contenta che abbiamo vomitato?» mi domanda Bryan
«Zitto» gli rispondo dura.

Sono molto, molto incazzata con lui.

«Ehi Finn» continua mio fratello, convinto di star sussurrando «penso che mia sorella sia arrabbiata con me»
«Lo penso anche io» gli risponde l'amico.
Sbuffo mentre finalmente raggiungiamo la vettura.
Apro la portiera e aiuto Gabe a sedersi. Gli metto la cintura, ben attenta a non toccare dove non batte il sole, e lo lascio accasciarsi sul finestrino, una volta chiusa la portiera, per poi lasciarlo crollare in un sonno profondo.

Con mio fratello la situazione non è però così facile.
Apro la portiera, anche questa posteriore, e sospiro mentre Bryan continua a borbottare.
«Finn mi sono davvero divertito» continua «grazie, fratello»
«Baileys entra in auto» dice in tono sicuro.
Io lo guardo ormai rassegnata.
Mio fratello però, stupendomi, si infila lentamente dentro la vettura e si mette, da solo, la cintura.
Chiudo attentamente la portiera mentre lui si appoggia con la testa al finestrino, ma non dorme. Guarda assente davanti a sé.

Mi rivolgo quindi definitivamente all'amico dei due ubriachi:«Grazie» gli rivolgo «davvero»
Finn sorride:«Non ti preoccupare» mi risponde in tono molto dolce e affettuoso. Gli nasce anche un piccolo sorriso, con una fossetta solo nella parte sinistra.
Io, in risposta, sorrido leggermente.
«Piacere» esordisce d'un tratto dopo aver mantenuto per un po' lo sguardo su di me «sono Finn» mi porge la mano
«Grace» rispondo stringendogli la mano sicura.
«Ti serve aiuto con loro?» mi domanda riferito ai due moribondi
«No» ragiono mentre mi giro per guardarli «ora chiamo mio fratello»
Finn mi guarda con fare interrogatorio.
«L'altro» specifico.
«Ma scusa» commenta un po' stupito «quanti siete?»
Ridacchio leggermente:«Quattro»
«Wow» sospira.
Faccio spallucce.
Mio fratello bussa sul finestrino. Sia io che Finn ci giriamo per guardarlo.
«Sto per pisciarmi addosso» urla «Finiscila di flirtare e portami a casa»
Guardo malissimo il deficiente di mio fratello:«Stai zitto» gli rispondo dura «Perché oggi è la giornata giusta per riempirti di botte»
Mio fratello si offende, o finge di farlo, e si appoggia di nuovo con la testa sul finestrino.
«Meglio che vada» commento guardando Finn.
Se pensavo di essere imbarazzata, lui lo è molto di più. Grazie ad un lampione poco distante da noi riesco a vedere il suo rossore ed è visibilmente impacciato, anche nei movimenti.
«Ehm... sì» si riprende, più o meno, tossendo «Io vado a pulire casa»
Sorrido:«Buona fortuna»
Finn ridacchia leggermente, mentre io apro la portiera.
«Grazie ancora» gli dico.
Il ragazzo mi sorride:«Buona fortuna con quei due»
Sorrido:«Grazie»
Entro infine in auto e il ragazzo aspetta che io parta per dirigersi definitivamente verso la sua abitazione.

Per quel poco che ho potuto parlare con lui, Finn sembra un ragazzo simpatico, tranquillo.
Ma ora ho altro di cui preoccuparmi.

«Graace!» urla mio fratello dal sedile posteriore
Lo guardo male attraverso lo specchietto.
Gabe scatta ad un tratto:«Sto dormendo! Non urlare!» dice in tono alto
Mio fratello si offende e rimane, per fortuna, in silenzio tutto il tempo restante. Una volta varcato il cancello di casa, chiamo Elliot.

«Grace? È successo qualcosa? State bene?» mi domanda subito molto preoccupato
«Siamo qui a casa. Gabe e Bryan sono ubriachi»
«Arrivo»

Dopo pochi minuti, mentre sono fuori dalla vettura, il mio salvatore arriva in boxer e a petto nudo. Per fortuna che non fa freddo.

«Io mi occupo di Bryan, tu gestisciti Gabe» decide non appena capisce la situazione.

Non riesco nemmeno a vedere cosa fa Elliot, ma riesco a portare Gabe in casa.

«Grace mi dispiace tantissimo» continua a scusarsi il ragazzo mentre si tiene ben stretto a me salendo le scale
«Gabe, non parlare fino a quando non arriviamo in camera» sussurro
Lui si ferma e mi guarda male:«Eh?»
Mi trattengo dal non scoppiare a ridere:«Di Bryan. In camera di Bryan»
«Ahh» sospira il ragazzo ricominciando a salire le scale.
Lo conduco silenziosamente lungo la grandezza della mia casa e vedere la porta della camera di mio fratello non mi sembra nemmeno vero.

Accompagno Gabe fino al letto e lui si ben sistema sul materasso.
«Grazie Grace, sei sempre così gentile con me» mi dice guardandomi con la testa tra la leggera coperta.
Gli sorrido:«Buonanotte. Dormi»
Il ragazzo ricambia il sorriso:«Buonanotte sorella»
Sorrido ed esco dalla stanza.

È vero. Lui è un po' il mio terzo fratello. Con la scusa che è figlio unico, noi prole Baileys lo abbiamo subito adottato come uno di noi.
E lo è.

Ma se il fratello acquisito dormire, degli altri due non c'è traccia. Scendo quindi velocemente al piano di sotto e li trovo in salotto.

«Cosa cazzo ti salta in mente?» sussurra, per non urlare, Elliot, mentre Bryan è seduto sul divano con sguardo assente.
«Non ne vale la pena» esordisco «Non è ancora lucido»
Il maggiore mi guarda male:«È un coglione» esclama tirandolo per le braccia
«Non ti sei mai ubriacato tu?» gli domando un po' stizzita
«No» risponde sicuro
«Fai un po' meno il moralista, cazzo» esclamo dura.
Elliot mi guarda duramente:«Chiudi tu le porte e le luci mentre lo porto su»
Annuisco, ancora irritata, e agisco subito. Voglio andare a dormire.

Insomma, è stata una serata in cui mi sono irritata molto, con persone differenti.

Però, un sabato sera trascorso a casa non lo preferisco a niente. Preferisco stare a casa e non innervosirmi, piuttosto che fare la fine di questa sera. Le feste del college mi hanno già stufato.

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