Cinquantatre

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«Mi spieghi dove diavolo sei stata?» esordisce mio fratello Elliot non appena varco la soglia di casa.

Sembra quasi che mi abbia aspettato tutta la notte. Spero di no, anche perché sono solo le otto di mattina.

Sbuffo leggermente mentre incomincio a salire le scale, seguita ovviamente da lui.
Penso di aver dormito tre ore, forse.

«Rispondimi!» mi richiama
Mi giro di scatto verso la sua direzione: «Lasciami stare» dico con tono sicuro e forte, provocando in lui una reazione che non mi sarei mai aspettata.
Mio fratello mi guarda stupito, offeso e preoccupato.
Sospiro rumorosamente: «Ti prego» dico in tono decisamente più dolce e tranquillo «ho bisogno di dormire» e senza che io me ne renda conto, il mio fiato si fa corto.

Così, corro verso la mia camera, ma il suo forte braccio mi ferma dopo alcuni scalini compiuti.
«Grace!» urla in mezzo al corridoio
Non voglio farlo, ma a stento respiro e quindi lo spingo molto forte appoggiando le mia mani sul suo petto.

Riesco nel mio intento e non solo lo allontano, bensì riesco a raggiungere il mio nascondiglio: la cabina armadio della mia stanza.

Mi fiondo velocemente verso la parete della cabina armadio opposta alla porta e, con le ginocchia al petto, rimango così.

Cerco di contare fino a dieci, ma a stento arrivo a due.

D'un tratto, le braccia di mio fratello maggiore mi scuotono forte, forse fin troppo. Non solo non migliora la situazione, bensì la peggiora.
Vedo la sua bocca muoversi, ma non lo sento.

«Finn!» cerco di dire, sebbene io non riesca a sentire la mia stessa voce «Chiama Finn»

Elliot si allontana subito da me e credo esca dalla stanza, ma non lo vedo.

In realtà, in maniera molto veloce, non sto più vedendo niente.

Ogni volta, ogni singola volta che mi succede, sento la morte arrivare. Forse sono un po' tragica, ma non riesco a vedere la luce in fondo al tunnel. Probabilmente non c'è nemmeno.
Ogni volta esco da questa brutta situazione in un modo, solo che non lo ricordo e quindi ogni volta devo cercare di ragionare su come ritornare con i piedi a terra.

Che poi, talvolta, ho anche sperato che ci fosse sul serio la morte alla fine del tunnel.

Questa volta però non voglio né la morte né la vita: qualsiasi cosa va bene. Voglio solo che finisca, sono stanca, esausta, un po' di tutto.

D'un tratto sento tutto tremare, ma non è alcun terremoto. Il nero e il vuoto che c'era di fronte ai miei occhi si trasforma in un caos composto dai mobili della mia cabina armadio, dalla faccia di Finn e da delle figure alle sue spalle, ma che non riesco bene a focalizzare.

In realtà, non capisco nemmeno in che posizione possiamo essere: so solamente che la mia testa è sul suo petto, forse.

Sento anche tante voci parlare, quasi urlare.

«GRACE!» è mia sorella che parla
«Non urlare che ha appena aperto gli occhi!» la rimprovera mio fratello Elliot
Mi fanno male le orecchie al solo udire il loro alto tono di voce.

Riesco però a concentrarmi sul faccino di Finn di fronte a me e lo guardo attentamente e in maniera seria.

Devo trovare un modo per stare meglio. Non voglio più che succeda.

«Buongiorno» sussurra il ragazzo che tiene il mio corpo in grembo

«Grazie» gli rispondo in tono altrettanto basso

«Hai bisogno di dormire» mi avvisa

Sospiro piano: «Dormo qua» dico semplicemente

Mi aspettavo che il ragazzo si lamentasse, ma annuisce semplicemente.

«Va bene» mi conferma, poi si gira a parlare con qualcuno, ma le forti luci della cabina armadio non mi fanno capire chi c'è dietro. Per evitare che mi giri la testa, mi concentro solo sulla faccia di lui.

«Bryan, mi porteresti un cuscino?» non appena Finn finisce di pronunciare la frase, ripone il suo sguardo sul mio e sorride.

«Ti faccio mettere solo un po' più comoda, okay?» si preoccupa
Annuisco mentre socchiudo un po' gli occhi, annebbiata dalle luci.

Non capisco molto come si muove, però riesco a sentire il mio corpo più libero di allungarsi. Certo, il pavimento non è proprio comodissimo, ma ora come ora mi va bene.
Di seguito mi fa appoggiare la testa sopra le sue gambe allungate in modo perpendicolare rispetto le mie, ma per farmi stare più comoda ci mette un cuscino, che deduco gli abbia portato mio fratello.

Poi Finn parla di nuovo: «Potete andare» dice guardando altrove «rimango io qui con lei»
«Sei sicuro?» chiede preoccupata mia sorella
Lo vedo annuire: «Abbiamo tutti bisogno di riposo, se succede qualcosa vi chiamo»
«Chiama per qualsiasi cosa» dice Elliot «qualsiasi»

In tutto questo, non ho ancora sentito la voce di Bryan. Questa cosa mi dispiace, perché so che è qui. Non voglio che stia male nel vedermi così.

E spero davvero che mia madre non sia in casa. Non so dove possa essere, spero solo che non ci sia.

«Potete chiudere le luci?» domanda poi l'amico di mio fratello «grazie»
Le luci della cabina armadio poi si chiudono, ma riesco comunque a vedere il corpo di Finn grazie alla luce che traspare dalle tende.

Deduco che i miei fratelli se ne vadano in silenzio, dato che non sento nessuno di loro salutare.
Ne approfitto per osservare con calma il ragazzo, che mantiene lo sguardo ben attento altrove, credo su di loro.
Guardarlo senza le luci che intralciano e molto meglio, perché riesco a cogliere dei particolari che non avevo notato.
Ha i capelli tutti disordinati ma mantiene comunque una sorta di dolcezza nei suoi lineamenti.

Ha però delle occhiaie marcate: non penso che abbia dormito nemmeno lui questa notte.

Poi mi guarda di nuovo. Che strana sensazione che il suo sguardo mi provoca.

«Siamo soli» mi informa con tono basso

«Non so come ringraziarti» mi limito a dire mentre non mi perdo alcun tipo di movimento del suo corpo

«Elliot mi ha detto che hai chiesto di me» dice prima di toccare la mia fronte con una sua mano.

Piano piano mi sposta i capelli di troppo e incomincia ad accarezzarmi piano.

«Sei l'unico che saresti stato in grado di gestire la situazione» ammetto mentre chiudo gli occhi per godermi le sensazioni che il suo tocco mi provoca

«Questa volta era forte» mi fa notare

Apro gli occhi per guardarlo: «Ho avuto paura» mi limito a dire

Il ragazzo annuisce: «Però ora stai bene» mi rassicura «certo, sembri uno spaventapasseri ma almeno stai meglio»

Sorrido leggermente, non avendo nemmeno le forze di ridacchiare: «Lo prendo come un complimento»

Finn però ridacchia lievemente. Che bel sorriso che ha.

«Dovresti riposarti» mi dice in modo protettivo non smettendo minimamente di accarezzare la mia nuca

Annuisco con la testa appoggiata al cuscino: «Tu stai comodo?»

Lui sorride: «Mi basta vederti stare bene»

Deglutisco piano alle sue parole e chiudo gli occhi sperando di addormentarmi al più presto.

«Finn?» lo chiamo mantenendo gli occhi ben serrati

«Sì?» si sbriga a rispondermi

Prendo un grande respiro: «Ti amo anche io»

La sua mano per un momento si ferma. Il tempo non sembra passare più, ma per fortuna dopo ben poco ricomincia ad accarezzarmi accuratamente.

Io, finalmente, posso dormire.

Shine ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora