CAPITOLO 7

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«Se le tocchi un solo dito, non solo ti taglierò le mani, ma anche qualcos'altro di cui vai molto fiero.», gli comunicò Vincent gettando a terra il mozzicone della sigaretta per poi pestarlo, rendendo l'idea in tutti i sensi. «Comunque, piacere, sono Duncan. E quello lì in fondo è Jose. Credo sia giusto presentarci, perché ho il presentimento che ci vedremo spesso d'ora in poi...», rispose non curandosi di quello che gli aveva detto poco prima il suo amico.

Non riuscivo a far altro che scrutarli dall'alto al basso, la mia testa stava iniziando a diventare pesante. Cercai di appoggiarmi alla sedia, ma persi l'equilibrio. Qualcosa mi bloccò evitando l'impatto con il suolo, ma non vidi cosa o chi, perché ormai la mia unica visuale era il soffitto.
«Che le succede?», sentì qualcuno chiedere in lontananza. «Non lo so, portatela in stanza e fatela controllare da un dottore.», quella sembrava la voce di Vincent. Quindi non era lui a tenermi in braccio, allora chi? «Voglio... andare a casa.», sussurrai con quel poco di voce che mi rimaneva. Poi il vuoto.

• Vincent

Quella nottata sembrava infinita. Duncan oltre che non aver fatto l'unica cosa gli avessi chiesto, ora voleva pure socializzare con l'unica persona off limits. Nonostante il nostro rapporto, quella dannata ragazza mi faceva dubitare pure di lui. Sarei stato capace di sparargli anche solo per un movimento azzardato. Neanche il tempo di metabolizzare il tutto, che la vidi crollare attimo dopo attimo. Quando mi resi conto di cosa le stesse succedendo, qualcuno riuscì ad anticiparci prendendola in braccio. Sia io che Duncan ci guardammo stupiti, perché mai si era mosso se non costretto.

«Che le succede?», chiese prontamente Duncan. «Non lo so, portatela in stanza e fatela controllare da un dottore.», risposi rivolgendomi a Jose mentre continuava a sostenerla senza batter ciglio. Annuì leggermente, prima di dirigersi verso l'altra parte della casa dove si trovavano le camere.
«Chi l'avrebbe mai detto... Jose! Probabilmente sapeva che nessun altro avrebbe avuto il coraggio di toccarla, dopo la tua piccola scenata di poco fa.», spiegò accendendosi una sigaretta. Mi avvicinai a lui, squadrandolo intensamente. «Tieni bene a mente quello che ti ho detto prima. Voglio che sia ben chiaro il fatto, che lei è mia.», sottolineai togliendoli la sigaretta per spezzarla in piccoli pezzettini.
«Certo che ti ha mandato in tilt il cervello amico. Sinceramente non mi interessa, però adoro stuzzicarti. Ad ogni modo, se per te va bene finiamo il discorso domani.», replicò cercando un'altra sigaretta nel taschino della giacca. Gli diedi una pacca sulla spalla e uscì dalla palestra. Aveva ragione, stavo dando i numeri, per i primi tempi era meglio non averla tra i piedi.

• Myra

Mi chiedevo perché la sveglia non suonasse, inoltre non ero mai riuscita a dormire ed aver un attimo di assoluto silenzio. Aprì gli occhi, fissai il soffitto intensamente per un tempo indefinito. Questa non era la mia stanza. Troppo grande, troppo pulita e troppo silenziosa. Alzandomi dal letto notai dei quadri appesi alle pareti, raggiunsi la finestra e quando mi affacciai, capì.
Il giardino era pieno di guardie, questa era la tana del lupo. La residenza di uno dei più noti mafiosi in circolazione, Vincent Angelis. Sinceramente ne avevo sentito parlare, anzi in molti ne parlavano anche al club, ma in pochi lo incontravano di persona. Altrimenti il fatto che abbia quell'aspetto, non passerebbe inosservato. Controllai la stanza, almeno non c'erano le telecamere mi dissi.

Avevano lasciato un vassoio sul tavolo e delle medicine, con un biglietto.

Da prendere mattina e sera, dopo i pasti. Almeno per 5 giorni.

L'unica cosa che volevo fare in quel momento era una bella doccia calda e dopo avrei parlato con Vincent del nostro accordo. Controllai l'armadio, in quanto avevo addosso ancora la sua giacca e nient'altro, fortunatamente c'erano sia vestiti che la biancheria. «Che bastardo psicopatico...», sussurrai tra me e me. Recuperai il necessario e mi chiusi in bagno.

Dopo aver finito ed essermi vestita con una tuta, ritornai verso il letto avvolgendo i capelli bagnati nell'asciugamano. Notai un orologio elettronico sul comodino e quello che lessi mi stupì. Erano passati tre giorni dal club, come ca*zo era successo?
Andai verso la porta per uscire, ma la maniglia era bloccata. «APRITE!», urlai sbattendo sulla porta. Se mi aveva chiusa lì dentro, probabilmente ci sarebbe stato anche qualcuno a controllarmi da fuori.

«VINCENT, APRI QUESTA DANNATA PORTA! CHIAMATEMI VINCENT DEVO PARLARCI ORA!!!», continuai a strillare e urtare contro la porta invano. Nessun misero segnale dall'altra parte. Dopo averci provato insistentemente per circa un'ora decisi di arrendermi momentaneamente.

Mi coricai sul letto, mentre mille domande varcavano la mia mente.

Cosa voleva realmente da me? Solo sesso? Rendermi la sua merce di scambio con qualche ricco maniaco? Come mai ero incosciente da 3 giorni? Se mi avesse iniettato lui stesso un GPS per controllarmi?

Potevo sentire la rabbia impadronirsi di me, il sangue ribollirmi nelle vene, avevo bisogno di risposte ca*zo. Vidi un vaso sul tavolo, lo presi senza pensarci due volte e lo scaraventai dalla finestra mandandola così in frantumi. L'aria gelida colpì il mio viso e grazie a quello potevo sentire finalmente di respirare. Nel frattempo, sentì dei passi avvicinarsi sempre di più e poi il silenzio. «Apri quella dannata porta, ti prego...», chiesi alquanto abbattuta.

La porta poco dopo finalmente si aprì e quando mi girai, pronta a scaraventarmi sul mio carnefice rimasi colpita nel non vederlo. «Che succede qui?», chiese con il suo solito tono divertito.

«Duncan? Devo parlare con Vincent.», spiegai avvicinandomi a lui. «Il fatto è che Vincent, pur di non vederti è andato ad un viaggio di lavoro.», affermò spostando una sedia davanti alla porta prima di sedersi su di essa.

Quasi per non volermi far uscire, ma notai benissimo i due uomini davanti alla mia stanza, proprio come avevo immaginato.
«Non mi interessa, devo capire cos'è successo. Mi sono svegliata dopo tre giorni!!! Che diavolo mi avete fatto?», replicai turbata.
«Shhhh... Per prima cosa siediti, così possiamo parlare civilmente. Io a differenza del nostro amico, preferisco le conversazioni tradizionali.»

Alle sue parole mi sedetti sul materasso, aspettando ciò che aveva da dire. Se si fosse azzardato a prendermi per il culo, il prossimo oggetto l'avrei indirizzato proprio lì.

«Allora... io non so in che rapporto sei con Vincent, ma posso dirti di stare molto attenta. Non solo a quello che dici, ma anche alle tue azioni. Per quanto riguarda i tre giorni, noi non abbiamo fatto niente. Sei crollata poco dopo il nostro arrivo, ti abbiamo fatta controllare da un medico e ti ha trovata disidratata, malnutrita ed è probabile che anche una buona dose di stress abbia mandato in tilt il tuo corpo. L'unica cosa che hanno fatto per aiutarti è stato somministrati penso dei calmanti, per farti riposare un po'. Ho risposto alle tue domande?», alla sua spiegazione stranamente mi sentì tranquillizzata. «Sì, ma voglio uscire. Non sono una prigioniera!», obiettai. A quelle parole il biondino sorrise maliziosamente.
«Ordini del Boss. Però fammi pensare... Ti andrebbe di accompagnarmi ad un incontro di lavoro?»

• Angolo autrice:
Ecco il nuovo capitolo dove vediamo un po' i pensieri di Myra e conosciamo il personaggio di Duncan. Che ne pensate? Comunque sorpresa...
Di seguito trovate già il nuovo capitolo ❤️

DOUBLE FACE | 𝐌𝐀𝐅𝐈𝐀 𝐑𝐎𝐌𝐀𝐍𝐂𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora