•Vincent
Avevo deciso di assecondarla e neanche sapevo spiegarmelo il motivo. Quegli occhi da cerbiatta riuscivano a destabilizzarti all'istante, ipnotizzandoti a loro favore. L'avevo accolta tra le mie braccia e questo era bastato a farla addormentare beatamente, ormai stremata da quella giornata intensa. Era riuscita a superare ogni mia aspettativa, tenendo testa alla maggior parte delle persone lì dentro, compreso lo stesso Park. Come diavolo era riuscita a temporeggiare, mettendo in scena l'alibi perfetto scagionandomi dalle loro accuse?
Oh, piccola non smetti mai di stupirmi...
Potevo percepire un lieve calore sul viso, così aprì gli occhi constatando che era già mattina. Cazzo, mi ero addormentato! Notai che al mio fianco lei non c'era e la cosa mi turbò all'istante, così recuperai velocemente i boxer e andai a cercarla. Appena varcai la soglia del salone, la intravidi appoggiata su una sedia davanti al tavolo intenta a mangiare e bastò quella visione per tranquillizzarmi, da quel timore che mi aveva pervaso poco prima. Mi appoggiai ad una parete per godermi quella visuale ancora ignara della mia presenza alle sue spalle. Portava i capelli raccolti disordinatamente in una coda improvvisata, aveva addosso la mia camicia che lasciava intravedere il suo corpo divino. Aveva ordinato un'infinità di piatti, sicuramente con il servizio in camera, eppure mangiava miseramente e questa sua abitudine non mi piaceva affatto.
«Pensi di unirti a me o vuoi rimanere nascosto?», proferì senza distogliere l'attenzione dal suo piatto. Ormai il suo udito si stava abituando a riconoscere i miei passi silenziosi e la cosa mi fece sorridere. Senza farmelo ripetere, mi unì al tavolo sedendomi di fronte a lei che immediatamente alzò lo sguardo incrociando il mio.
«Si usa dire buongiorno», continuò cercando una qualsiasi reazione da parte mia che non tardò ad arrivare.
«Potevi svegliarmi, per colpa tua ho perso del tempo prezioso.», l'ammonì sporgendomi in avanti per avere una visuale più vicina. Sorrise mentre si portava alla bocca un pezzo di brioche e bastò un gesto così futile per riaccendere dei pensieri spudorati già di prima mattina. Fece spallucce non degnandomi di risposta e questo non fece che aumentare quel desiderio, così portai una mano tra i capelli cercando di placare quell'istinto. Un ricordo si fece insistente nella mia mente e mi ricordai di una cosa che mi era sfuggita fino a quel momento.
«A proposito, devi farti visitare. Ieri ho perso il controllo e non mi era mai successo...», a quelle parole il suo viso s'irrigidì e smise di mangiare.
«Ci dovevi pensare prima... Della mia salute me ne occupo da sola.», tagliò corto non distogliendo minimamente quel contatto visivo. Sembrava incazzata e non ne capivo il perché. Inoltre, la sua salute era affar mio eccome, l'unica cosa di cui non avevo bisogno era una gravidanza.«Myra, non farmi incazzare già di prima mattina!», ringhiai a denti stretti.
«Non posso avere figli. Quindi smettila!», le sue parole suscitarono in me un senso di dispiacere nonostante dovessi sentirmi alquanto sollevato.
«Che vuoi dire?»
«Esattamente quello che ho detto.», si alzò per andarsene da quella conversazione scomoda ma riuscì a fermarla attirandola sulle mie gambe. Il mio sguardo fu subito rapito da quelle dannate labbra e accorgendosene percependo le mie intenzioni cercò di scostarsi senza successo. Potevo sentire ancora l'odore di caffè attraverso il suo respiro corto e quando finalmente si socchiusero leggermente per unirsi alle mie, qualcuno bussò. Spalancò gli occhi, liberandosi furtivamente dalla mia presa, mentre uno dei ragazzi faceva il suo ingresso in salone.«Boss.», annunciò il suo arrivo percependo la mia totale alterazione.
«Spero sia importante o potrei ucciderti.», gli comunicai in tono impassibile. «Scusi, Boss. Il fatto è qualcuno ha lasciato un pacco per lei alla reception.»
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DOUBLE FACE | 𝐌𝐀𝐅𝐈𝐀 𝐑𝐎𝐌𝐀𝐍𝐂𝐄
RomanceLui non è il solito mafioso e lei non è la solita vittima pronta a cadere tra le sue braccia. «𝐎𝐫𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐞𝐢 𝐦𝐢𝐚, 𝐧𝐨𝐧 𝐩𝐨𝐭𝐫𝐚𝐢 𝐦𝐚𝐢 𝐥𝐢𝐛𝐞𝐫𝐚𝐫𝐭𝐢 𝐝𝐢 𝐦𝐞. 𝐂𝐢 𝐝𝐢𝐯𝐢𝐝𝐞𝐫𝐚' 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐮𝐧𝐚 𝐜𝐨𝐬𝐚, 𝐥𝐚 𝐦𝐨𝐫𝐭𝐞...»...