CAPITOLO 16

1.1K 91 38
                                    

«Crystal Angelis...», tutti per un momento si zittirono assimilando quello che la ragazza aveva pronunciato. Mi bastò scrutare il timore nei loro visi, per assaporarmi quella soddisfazione.

«Il Signor Angelis non ha parenti...», farfugliò ancora incredula come se fosse una cosa talmente impossibile.

«Devo mostrarti anche la fede che porto al dito?», proseguì togliendole il documento che teneva tra le mani. In realtà non avevo un anello, ma volevo dimostrare loro qual era il loro posto ed il mio. Scosse la testa con lo sguardo mortificato e fece un cenno ai bestioni alle mie spalle, che sembrarono altrettanto dispiaciuti. Girai i tacchi e mi avviai verso la Dottoressa, che era rimasta immobile a fissare la scena. «Per la cronaca, questo comportamento è inaccettabile. Sarà mia premura parlarne con il vostro Amministratore Delegato o come diavolo lo chiamate!», annunciai mentre le mie labbra si incurvavano in un sorriso soddisfatto.

Seguì la donna senza proferire parola, lei sapeva muoversi perfettamente lì dentro e non volevo marcare ulteriormente il fatto che lì ero un'estranea. L'ascensore annunciò l'arrivo al piano desiderato, ad accoglierci trovammo una ragazzina abbastanza goffa, insolita scelta rispetto a ciò che avevo visto fino a quel momento.
«Il Signor Angelis è in riunione. Temo dovrò farvi aspettare almeno un'oretta...», balbettò controllando un tablet che stringeva tra le mani.
«Lo aspetteremo.», rispose tranquillamente la Dottoressa e mi chiesi come poteva una donna impegnata come lei, acconsentire ad un trattamento del genere.

«Puoi andare da lui e dirgli, che se non si materializza qui tra cinque minuti, se ne pentirà.», comunicai alla ragazza che per poco non fece cadere l'oggetto dalle sue mani. La donna che si era già avviata verso quello che doveva essere l'ufficio di Vincent, si fermò di colpo rivolgendomi uno sguardo alquanto sbigottito.

«Non posso. Se entro lì dentro interrompendoli, potrebbe...», mentre pronunciava quelle parole con incertezza, potevo percepire il suo terrore nei confronti del suo capo. «Digli solo che Crystal è qui. Lui verrà fidati...», le dissi cercando di confortarla in qualche modo. Ormai rassegnata, annuì debolmente prima di sparire imboccando uno dei tanti corridoi.

•Vincent

Erano passate ore da quando era iniziata questa dannata riunione, eppure non riuscivo a captare nessuna delle loro parole. Dovevo subire tutte le responsabilità dell'azienda, data la mancanza di Duncan da ormai una settimana. Per farsi perdonare il disastro combinato in discoteca, aveva acconsentito a presenziare agli incontri con alcuni componenti dell'organizzazione, con cui abbiamo solide collaborazioni. Dopo essere stato a Nairobi, in questi giorni si trovava ad Amsterdam. Come se non bastasse, non riuscivo a scrollarmi di dosso il pensiero fisso di quella mora, che mi stava mandando fuori di testa.
Solo Dio poteva sapere cosa avrei voluto farle ogni singola notte, se non avessi mille dubbi per merito di quel fottuto vecchio.

•Seoul, Dimora di Park.

«Vincent, questo tuo cambiamento non mi piace. Devi darti una regolata o potrei non coprirti più le spalle, nonostante il nostro rapporto. Sai di essere come un figlio...», annunciò accendendosi un sigaro cubano di prima scelta.

«Sul serio? Tutto questo perché non ho scelto tua figlia?», sapevo che il punto cruciale era quello. Poteva cercare di mostrarsi compiaciuto davanti agli altri, ma non sopportava l'idea di avermi perso come genero.

«Non è questo il problema. Però perché tra tutte proprio una prostituta? Che scelta squallida... Puoi sempre sposare una donna realmente istruita per "questo" e tenere l'altra come amante. Non credi?», il modo in cui parlava di lei stranamente stava scaturendo in me emozioni impetuose.

«Io ho scelto lei, fine della discussione. Ora gradirei parlare della bravata dei Francesi... Voglio che ne rispondano davanti al consiglio o mi vedrò costretto a regolare i conti a modo mio.»

DOUBLE FACE | 𝐌𝐀𝐅𝐈𝐀 𝐑𝐎𝐌𝐀𝐍𝐂𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora