CAPITOLO 12

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• Myra.

Realizzai che quel lieve confine tra finzione e realtà, che in qualche modo mi aveva salvaguardata fino a quel momento, si stava sgretolando. Una volta incontrati i suoi soci come sua compagna, sarei stata marchiata a vita come tale.

Come un'Angelis.

Quel bastardo era un uomo di parola e l'aveva fatto, mi aveva incastrata. Avete presente il ballo delle debuttanti? Bene, mi sarei presentata a loro porgendo il mio rispetto, in attesa della loro approvazione ed una volta finito...

Sarei stata battezzata come una di loro.

Come sua consorte, se mai avessi azzardato un modo per uscirne, sarebbe stato possibile in un solo modo. Cioè la morte.

Non esisteva peggior punizione che mi potesse infliggere. La mia sentenza era stata pronunciata e neanche riuscivo a prenderne atto.

• Vincent.

I giorni lontani dalla sua presenza ammaliante, erano serviti a valutare l'opzione migliore per tenerla al mio fianco, in attesa di capire cosa nascondesse quello sguardo. Lei sapeva più di quanto volesse mostrare, nonostante la questione di Whisper sembrava averla spiazzata.

L'asta avrebbe scoperto finalmente le carte, perché se fosse minimamente coinvolta con quel figlio di put*ana, non l'avrebbe fatta avvicinare alla nostra organizzazione. The Phoenix.
Sarebbe un azzardo troppo grosso per lui esporre qualcuno collegato a sé, davanti alle più grandi potenze mafiose dell'intero globo.
Non ero l'unico ad avere un conto in sospeso con lui...

Oltre a quella questione, lei doveva capire per quale motivo l'avevo liberata dalla sua prigionia. Dato che non avevo mai preso in considerazione di legarmi eternamente a qualcuno, era da un po' che mi fluttuava l'idea di trovare un ottimo rimpiazzo. Il matrimonio all'interno dell'organizzazione era visto di buon occhio, voleva dire discendenza ed alleanze. Per questo motivo Park più volte aveva insistito nel farmi conoscere sua figlia. Io d'altro canto non avevo mai creduto nel matrimonio e non avevo il tempo per distrarmi con una famiglia. L'impero che mi ero costruito lo era e tale doveva rimanere, la mia unica priorità.

Notai la sua esitante figura avvicinarsi e sorprendentemente aveva un talento nel prendere sempre la decisione sbagliata. Perché sedersi davanti a me, dopo averle puntato una pistola alla tempia per ben due volte? Desiderava disperatamente morire per mano mia? Comunque, era arrivato il momento di sganciare la bomba e capire se era chi cazzo diceva di essere oppure no.

Dopo il mio discorso, rimase sconvolta e la cosa mi rassicurò. Ironico come tra tutte le cose che le avevo spiegato, aveva sgranato gli occhi solo quando capì che sarebbe stata mia per sempre. Non le interessava né dell'organizzazione né tantomeno dell'asta.

Questo voleva dire solo una cosa, lei non era una spia di Whisper.

Il resto del viaggio trascorse tranquillamente, la maggior parte del tempo rimase incantata nel guardare fuori dal finestrino. Sembrava una dannata bambina; eppure, bastò un pensiero del genere, per riaccendere il desiderio nascosto all'interno dei miei pantaloni. Peccato il tempismo di merda, altrimenti l'avrei fatta inginocchiare ai miei piedi per un servizietto come si deve.
Volevo tenerla lucida, in modo fosse pronta ad affrontare i duri giorni davanti a noi, recupereremo come si deve nei prossimi giorni mi dissi. Non riuscì a trattenere un sorriso malizioso, ma lei era troppo concentrata per accorgersene.

• Seoul, Sud Corea.

Arrivati davanti all'impero di cui l'anziano andava molto fiero, fummo subito accolti dai suoi uomini con un inchino rispettoso, tant'è che non si scomposero neanche quando lo stesso Park ci degnò della sua presenza.
All'unisono, prontamente lo annunciarono con fierezza mentre sorpassava uno ad uno.
«Vincent, figliolo! Benvenuto.», dichiarò stringendomi la mano segno di assoluto rispetto nella loro cultura.
«대표님- Dae Pyo Nim (Presidente), la ringrazio molto per la sua ospitalità.», risposi riconoscente a colui che mi aveva fatto da mentore per un periodo della mia gioventù.
«Smettila di essere così formale! Ho saputo che hai deciso di mettere la testa a posto finalmente. Dov'è la fortunata?», chiese prontamente controllando se ci fosse qualcun altro oltre le mie guardie. Mi girai immediatamente e lei non c'era, doveva essere rimasta in macchina.
Aprì subito la portiera e la vidi con la testa appoggiata tra le mani intenta a calmarsi probabilmente. Come diavolo dovevo comportarmi per non insospettire il vecchio? Allungai la mano nella sua direzione e appena alzò quelle iridi preoccupate, le rivolsi un cenno di assenso incoraggiandola a stringerla.

DOUBLE FACE | 𝐌𝐀𝐅𝐈𝐀 𝐑𝐎𝐌𝐀𝐍𝐂𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora