CAPITOLO 40 ( PARTE II)

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"Ius rationis abest, ubi saeva potentia regnat."
Dove regna la forza non esistono ragioni. 


«Vincent, ti stavamo aspettando.», annunciò il capo branco con tono palesemente forzato. Sembrava finalmente poter esternare apertamente l'ostilità nei suoi confronti e addirittura confidare nell'appoggio di qualcuno dei presenti. Vincent scese ogni singolo gradino con passi lenti e bilanciati, esternando che per il lui non era cambiato assolutamente nulla. La sua presenza non comportava un volersi giustifica né tantomeno mostrare timore. Fin dal primo giorno all'interno della mafia, si era preparato a quell'eventualità, perché il suo impero era molto appetibile soprattutto dopo essersi espanso in più continenti.  

Si posizionò davanti a tutti i presenti, perfettamente seduti al tavolo principale in faggio, che gli ricordava quanto suo nonno se ne vantasse, perché l'aveva lavorato personalmente da giovane. Per quanto la storia fosse insegnata per non ricadere negli stessi errori, quello scenario gli sembrò una vera e propria inquisizione.  

«State aspettando qualcun altro?», chiese pacatamente notando una sedia vuota al fianco di Park, che stavolta non era riservata a lui. Incurante dei loro sguardi ostili, si lasciò andare sull'unica sedia riposta in quell'estremità di tavolo. La loro preda si era appena accomodata alla loro mercé; tuttavia, ignoravano i suoi assi nella manica.  Per di più Vincent non si era mai fatto mettere i piedi da nessuno, neanche da suo padre all'epoca, per questo gli veniva associata quella personalità inflessibile.  

«Solo te, al momento. Possiamo iniziare?», sorvolò l'anziano concentrandosi specialmente sui membri del consiglio che inspiegabilmente plasmava a suo piacimento. Annuirono prontamente tutti i presenti, tranne lui che tratteneva a stento un sorriso beffardo. Un potere che sapeva amaramente di non poter più esercitare sull'italiano.  

«Il primo punto della scaletta dell'incontro odierno, riguarda alcune transazioni illegittime del signor Angelis.», scandì Marlon, nipote di uno dei più grandi mafiosi asiatici durante la Prima guerra mondiale, che aveva portato le Filippine ad espandersi come non mai. Molti rivedevano in lui la stessa grinta e determinazione, invece agli occhi di Vincent appariva come un insulso soldato istruito da Park.   

«Illuminatemi, perché non so di che diavolo state parlando.», sbottò recuperando la bottiglia d'acqua riposta davanti a lui. Il suo atteggiamento stizzì i presenti, come se il suo intento fosse quello di prendersi gioco di loro.  

«Vincent, ho cercato fino all'ultimo di comprendere le tue ultime scelte ma posso assicurarti che non trovo giustificazione. A tratti non ti riconosco...», sottolineò indignato, alimentando così l'incredulità di Vincent.  
«Non sono d'accordo.», disse con tono pulito l'accusato.  

«Avrei preferito affrontare prima la cosa privatamente, ma non mi lasci altra scelta. Ho scoperto che hai violato il mio territorio e le nostre normative, facendo transitare merce dal porto di Jeju senza notificarmelo.», non era una bugia pensò Vincent, ma neppure una verità.  

«Ti ricordo, che i tuoi uomini sono anche i miei.», sottolineò Angelis mentre i suoi muscoli si irrigidirono per impedirgli di scontrarsi impulsivamente su Park.  

«Mi dispiace, non ricordo un accordo del genere.»  

«Credo che il soggetto da analizzare stasera sia proprio tu! Vuoi spiegare ai presenti, come mai hai cercato di rifilarmi un contratto che riguarda una sperimentazione su degli innocenti?», inveì ormai al limite di sopportazione mentre Park scoppiava in una risata fragorosa.  

DOUBLE FACE | 𝐌𝐀𝐅𝐈𝐀 𝐑𝐎𝐌𝐀𝐍𝐂𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora