CAPITOLO 11

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«Chi ti ha dato il permesso di entrare qui? Vattene non ti voglio qui! Quindi sparisci dalla mia vista o questa serata potrebbe concludersi molto male.», replicò velenoso mentre si toglieva quel poco che era rimasto dei suoi vestiti, con lo sguardo irremovibile su di me. Quel volermi sottomettere era trasmesso da ogni suo movimento, eppure non si rendeva conto che non era l'unico ad avere degli oscuri desideri.

Riusciva ad accendere in me emozioni contrastanti; eppure, così intense da sentirmi prendere fuoco in un batter d'occhio. A passo deciso mi avviai verso la porta.

Sorpassandolo urtai leggermente la sua spalla, movimento così ordinario e allo stesso tempo elettrizzante. Sentì la porta chiudersi immediatamente alle mie spalle.

Dato che dei suoi uomini non c'era traccia decisi di scendere in salotto, magari avrei trovato qualcosa d'interessante. Qualsiasi cosa poteva tornarmi utile, tanto Vincent era occupato a darsi una sistemata. L'immenso salotto era sommerso da quadri di ogni genere appesi alle pareti e lussuosi divani in pelle nera. Sulla parete principale giaceva un televisore grande come la mia camera. Tutto così esagerato malgrado inutile, lui non se ne faceva niente di tutto questo. Accesi incuriosita il televisore e apparì qualcosa, che mi fece gelare il sangue mentre il telecomando scivolava dalle mie mani.

"Notizia straordinaria. Poco fa, precisamente alle 22.43 c'è stata una sparatoria violenta nel quartiere residenziale più popolare degli ultimi due anni. Silver Garden. Un branco di uomini armati si sono scontrati, facendo perdere la vita a ben 13 persone di cui uno molto conosciuto. Si tratta del 58enne Cole Wilson, CEO della EDGE ENTREPRISES nota società immobiliare. Le forze dell'ordine sono sul luogo della sparatoria per fare le verifiche del caso. Wils-"

«Porca put*ana mi era sembrato chiaro il mio ordine!», quella voce ormai troppo famigliare urlò alle mie spalle. Il mio cuore poteva uscire dal torace a momenti, i miei nervi saldi mi stavano abbandonando. Mi girai e non si era affatto cambiato, era a petto nudo visibilmente ferito, con una pistola incastrata tra i pantaloni.
«Perché continui a ficcare il naso dove non dovresti? Non capisci le mie parole? Forse dovrei assumere un interprete.», continuò visibilmente incazzato ma prendendosi comunque gioco di me.

Come una fottuta cogliona.

«Perché?», fu l'unica parola che uscì dalla mia bocca

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«Perché?», fu l'unica parola che uscì dalla mia bocca. Inarcò un sopracciglio, mentre cercava di capire cosa mi stesse passando per la testa. Lui aveva quell'effetto sulle persone, riusciva a fissarti con quello sguardo gelido e farti cantare ai suoi piedi.

«No, non l'ho fatto per te. Avevamo un conto in sospeso dopo quella notte e lui non ha voluto collaborare. Non devi sapere altro, quindi ora tu spegni quella cazzo di televisione e torni in camera tua. Intesi?», a quelle parole scossi la testa cercando di liberare la mente dalle strane idee che si stavano insinuando dentro di me. Nonostante me l'avesse appena confermato, continuavo a sperare l'avesse fatto per quel motivo.

DOUBLE FACE | 𝐌𝐀𝐅𝐈𝐀 𝐑𝐎𝐌𝐀𝐍𝐂𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora