CAPITOLO 25

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• Myra

Una piccola pressione, sembrava richiamarmi accompagnata dal mio nome. Myra...

Quella voce sembrava un dolce ordine, che insistentemente continuava con questo richiamo.

Myra, Myra, Myra...

Improvvisamente aprì gli occhi, ritrovandomi addosso due iridi verdi, accompagnate da un'espressione dura. Alzai istintivamente il palmo della mano verso di lui, ma prontamente fui bloccata a metà strada da quei pochi centimetri che ci dividevano.

«Che succede?», chiesi cercando di apparire tranquilla, ma un tremolio nella voce mi tradì completamente.

Quella stretta che inizialmente sembrava ostile, piano piano, posò la mia mano sul materasso con un'estrema cautela, che sembrò follemente contradditorio. Lui stesso lo era. Mi tirai su, adagiandomi alla testiera del letto, per avere una completa visuale e capire la situazione di quel risveglio inaspettato.

Era completamente vestito, da cima a fondo, impeccabilmente come suo solito. Eppure, tutto ciò che lo avvolgeva sembrava essere parte della sua corazza. In intimità si trasformava in qualcuno di talmente affascinante, da stentare a credere fossero la stessa persona. Alzai il lenzuolo al petto, incrociando le braccia sul seno per sorreggerlo e soprattutto coprirmi, perché il modo in cui ti scrutava era destabilizzante. Da quella figura tesa come una corda di violino, scappò finalmente una reazione, lasciandosi scappare un sorriso divertito.

«Mi rispondi? Saranno le cinque di mattina...», sbottai irritata non capendo il suo comportamento.

«Pensavo ti facesse piacere vedermi, invece che risvegliarti da sola.», sentenziò con solito tono apatico.

Inclinai leggermente la testa, osservando ogni centimetro del suo corpo ancora confusa. Alzai la mano tastando leggermente la giacca del completo nero, che riportava la scritta "Armani". La camicia era rigorosamente bianca e perfettamente aderente a quei muscoli che trasparivano sotto di essa. La cravatta nera d'altro canto sembrava storta, così senza pensarci due volte, mi allungai lasciando cadere quel poco che mi avvolgeva, per sistemarla. Scrutando la sua reazione inflessibile, dovevo averlo turbato con quel gesto così spontaneo, ma continuai per la mia strada.

«Hai ragione, ma sai cosa mi farebbe piacere? Vedere Vincent e non il Boss, comunque così va molto meglio.», dissi tranquillamente riponendola perfettamente al centro ed alzando gli occhi per allacciare quello sguardo al mio.

«Ti devo chiedere una cosa, Myra.»

«Se è un altro dei tuoi dubbi, non so come risponderti...»

«No. Ho bisogno che tu faccia una sola cosa... Fatti visitare dalla Dottoressa Dawson, ti assicuro che non si azzarderà a trattare l'argomento dell'ultima volta.», la sua richiesta faceva trapelare un velo di nervosismo e la cosa non mi rassicurava, trattandosi di uno dei bastardi per eccellenza.

«Per quale motivo? Dimmi cosa ti preoccupa e potrei prendere in considerazione la tua richiesta, Vincent.», sottolineai il suo nome per dimostrargli che quella era la persona che volevo in quel momento. Sospirò sonoramente, prima di socchiudere finalmente le labbra per darmi risposta.

«Devo assicurarmi che quando tornerai, ogni cosa sarà perfettamente dove l'ho lasciata...», rivelò duramente. Quelle parole fecero drizzare ogni parte del mio corpo, facendomi allontanare immediatamente dal suo corpo, che fino ad un attimo prima era appoggiato di fianco al mio.

«Il tuo timore è che mi scopi qualcuno in tua assenza?», chiesi inorridita.

Si alzò in piedi su tutte le furie e passandosi le mani nervosamente tra i capelli, che fino ad allora erano rimasti perfettamente pettinati all'indietro. Mi diede le spalle, mettendo in evidenza il suo corpo che si alzava ad un ritmo irregolare, così ne approfittai per recuperare una t-shirt e mettermela. Neanche il tempo di sistemarla, che un frastuono giunse alle mie orecchie facendomi raggelare sul posto. Aveva buttato giù tutto ciò che si trovava sul comodino, tra cui dei bellissimi vasi d'epoca.

DOUBLE FACE | 𝐌𝐀𝐅𝐈𝐀 𝐑𝐎𝐌𝐀𝐍𝐂𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora