CAPITOLO 22

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• Myra

Quelle parole non sembravano essere state pronunciate da Vincent Angelis, perché era un invito troppo allettante ed oserei dire affettuoso. Eppure, la figura davanti a me era rilassata, spazzando via quella corazza che lo avvolgeva perennemente. Continuai ad asciugarmi i capelli, non sapendo se allenarmi con lui doveva essere motivo di sollievo oppure no. Lui rappresentava la mia debolezza più grande e questo sarebbe stato causa di timore e distrazione. Ogni volta che ci avvicinavamo, puntualmente una tempesta di emozioni contrastanti faceva esplodere il vaso di Pandora.

«A cosa stai pensando?», la sua voce profonda mi obbligò a riportare la mia attenzione su di lui.

Cercai di rimuovere quei pensieri negativi e lo raggiunsi sul letto, accarezzando quel viso segnato da tutto il fardello che si trascinava. Non gli avevo mai chiesto la sua età, ma ero certa fosse più giovane di quanto si possa pensare. Insisteva nel convincersi che non aveva bisogno di riposare, nonostante fosse umano tanto quanto noi. Stavolta non si irrigidì, anzi rispose alla carezza strattonandomi contro il suo petto massiccio. Quello sguardo penetrante studiava ogni mossa, mentre con un singolo movimento mi ritrovai a cavalcioni su lui. Petto contro petto, viso contro viso e le labbra a pochi passi dallo sfiorarsi.

«Allora?», proseguì autoritario.

«Chi sei tu?», chiesi scostando delle ciocche di capelli per ammirarlo. Aggrottò immediatamente la fronte, non capendo minimamente la mia domanda. La lingua che stavo parlando in quel momento era completamente sconosciuta a lui. Vincent non aveva mai avuto una donna al suo fianco, lui era incapace di comprendere certi sentimenti, che io stessa stavo apprendendo man mano. Avevamo vissuto fino a quel momento vite completamente diverse, eppure parallele, che ci avevano regalato nel corso degli anni avvenimenti e situazioni atroci.

«In che senso?»

«Vorrei che le cose fossero sempre così... Ti chiedi mai come sarebbe la tua vita, se non fossi un mafioso?», a quella domanda portò le sue mani sulle mie spalle, distaccandomi leggermente dal suo corpo per avere una visuale completa della sottoscritta. La sua espressione si era trasformata in un secondo, celando qualsiasi emozione.

«No, sono nato per fare questo. Abituati, questo è il mio mondo...»

«Non hai mai sognato di fare altro?»

«No.», mi allibiva la sua prontezza nel rispondere. Quale bambino non sogna qualcosa?

«Cosa ti piacerebbe fare, se ti prendessi un giorno di pausa? Qualcosa che non hai mai fatto...»

«Si può sapere che cazzo di gioco è questo?», ringhiò irritato.

«Non è un gioco. Sto solo cercando di conoscerti, non dovrebbe essere una brutta cosa. Questo fanno le persone normali, sai...»

«E dimmi, quale parte di tutto questo ti sembra normale? Noi siamo diversi dagli altri.»

Il fatto che avesse usato per la prima volta il Noi, mi aveva spiazzata. Nonostante l'espressione dura e la mascella contratta, istintivamente lo baciai rapidamente, prima di riallacciare quelle iridi alle mie.

«C'è una cosa che non ho mai fatto e prima o poi, mi piacerebbe fare. Non l'ho mai confessato a nessuno...», gli rivelai notando un luccichio apparire nel suo sguardo.

«Cosa?»

«Portami al mare, Angelis...», sussurrai allacciando le mani dietro al suo collo, obbligandolo ad avvicinarsi ancora di più. Le sue labbra si incurvarono, rivelando un sorriso che lo rendeva ancora più bello. Replicò unendo le sue labbra alle mie, impossessandosi di qualsiasi parte di me, fisicamente e mentalmente. Dopo un tempo indefinito, mi scostò leggermente permettendoci di riprendere fiato, perché nonostante i polmoni supplicassero, neanche questo l'avrebbe fermato. La sua brama era infinita...

DOUBLE FACE | 𝐌𝐀𝐅𝐈𝐀 𝐑𝐎𝐌𝐀𝐍𝐂𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora