•Vincent
Myra si era addormentata da un pezzo, aggrappata al mio torace, quasi per paura di lasciarla da sola. Non riuscì a chiudere occhio, dopo quello che mi aveva raccontato sul suo passato. Un uomo che uccideva a sangue freddo e senza scrupoli in affari, scosso da un racconto del genere.
Il mio vecchio si starà rigirando nella tomba dal disgusto, nei confronti del suo unico erede. Quello che lei aveva subito non era niente,
rispetto a quello che avevo vissuto sulla mia stessa pelle, eppure non mi era mai interessato. L'avevo sempre visto come un insegnamento, niente di più, niente di meno.Controllai l'ora sul display del cellulare, segnava le cinque di mattina. Ero dannatamente in ritardo, ma una sensazione prepotente mi obbligava a restare esattamente lì. Incastrato in quel dannato corpo, che respirava regolarmente avvolto tra le mie braccia. Alzai leggermente la testa, per guardarla meglio e per una volta sembrava "in pace". Passai le dita sulla schiena scoperta, dominata da quel fiore di loto tatuato su di essa. Per quanto cercasse di fare la dura, la maggior parte del tempo scrutavo in Myra una maschera protettiva ed il mio istinto non si era mai sbagliato. Lei era un fottuto tornato, capace di travolgerti senza neanche chiederti il permesso; tuttavia, bastava provocarla sulle ferite ancora aperte, per farla crollare come un vaso crepato.
La mia attenzione fu rapita dal cellulare che iniziò improvvisamente a vibrare, così lo recuperai immediatamente dal comodino alla mia destra. Jose.
Rifiutai la chiamata, prima di spostarla cautamente sul cuscino, assicurandomi di non svegliarla. L'ultima cosa di cui necessitavo era il suo solito interrogatorio assillante. Recuperai le mie cose e successivamente uscì dalla stanza mentre infilavo un indumento alla volta. Quando varcai la soglia dell'ingresso trovai il SUV già acceso per il mio arrivo, così salì senza perdere altro tempo ed ordinai al mio uomo di partire. Mentre la macchina viaggiava spedita in direzione del porto, digitai un numero che non contattavo da un po' di tempo.«Boss, cosa posso fare per lei?»
«Devi indagare su un omicidio, avvenuto circa 15 anni fa in Canada. Un famoso avvocato, con una moglie e una figlia adottata. Fu condannata la moglie per l'omicidio, non so altro. Trova tutto quello che puoi... File della polizia, prove, sospettati, parenti, eredità, tutto...», ringhiai a denti stretti ad uno dei miei più abili hacker.
«Certo, Boss!», lo sentì proferire prima di premere il tasto di spegnimento.
Speravo con tutto me stesso che quel figlio di puttana fosse vivo, per strappargli via ogni lembo di pelle lentamente, fino a farlo supplicare per una morte veloce. Quelli come lui dovevano essere eliminati da soggetti altrettanto ripugnanti e senza scrupoli, come il sottoscritto.
•Myra
Quando mi ero alzata non l'avevo trovato, ovviamente se l'era svignata come suo solito. Eppure, non riuscivo a provare rancore nei suoi confronti, non dopo la scorsa notte. Mi maledicevo per quello che non doveva assolutamente succedere. Dopo tantissimi anni, come diavolo era successo?
Era riemerso tutto quel macigno, che mi ero trascinata per anni e che con fatica avevo rimosso dalla mia mente. Come se non bastasse era successo davanti all'unica persona, che era già in grado di distruggermi con un solo sguardo, figuriamoci con questa pessima verità sul mio passato. Cristo, Myra!Ero intenta a rigirare un cucchiaio tra le dita svogliatamente mentre Rosa, mi rivolgeva occhiatacce per incentivarmi a consumare quella colazione stracolma. Intravidi con la coda dell'occhio RJ raggiungermi cautamente, esitante sul fatto d'interrompere il pasto più importante della giornata.
«Cosa posso fare per te?», chiesi alzando gli occhi al cielo esasperata da quella routine che stava iniziando a pesarmi.
«Signora, se ha finito dovrebbe andare in palestra. Il signor Wesley la sta aspettando da un'ora.»
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DOUBLE FACE | 𝐌𝐀𝐅𝐈𝐀 𝐑𝐎𝐌𝐀𝐍𝐂𝐄
RomansaLui non è il solito mafioso e lei non è la solita vittima pronta a cadere tra le sue braccia. «𝐎𝐫𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐞𝐢 𝐦𝐢𝐚, 𝐧𝐨𝐧 𝐩𝐨𝐭𝐫𝐚𝐢 𝐦𝐚𝐢 𝐥𝐢𝐛𝐞𝐫𝐚𝐫𝐭𝐢 𝐝𝐢 𝐦𝐞. 𝐂𝐢 𝐝𝐢𝐯𝐢𝐝𝐞𝐫𝐚' 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐮𝐧𝐚 𝐜𝐨𝐬𝐚, 𝐥𝐚 𝐦𝐨𝐫𝐭𝐞...»...