CAPITOLO 13

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• ATTENZIONE: scene forti!
Lascio in allegato la canzone che mi ha accompagnata durante la scrittura di questo capitolo, magari piacerà anche a voi. ❤️

«Me la stavo scopando, è questo che voleva sapere Dae Pyo Nim (Presidente)? Spero che una roba del genere non succeda mai più o può stare tranquillo che i nostri accordi finiscono qui e all'instate. Vieni ce ne andiamo», concluse alzando la mano nella mia direzione, incitandomi ad accettarla.

L'avrei assecondato, ma non prima di aver concluso una "piccola" questione in sospeso.
«Certo, prima fammi salutare una persona.», annunciai dirigendomi spedita verso il tavolino dov'era appoggiata. Appena i nostri sguardi si incrociarono, realizzò che inaspettatamente era lei il mio bersaglio. Nonostante l'avessi lasciato alle mie spalle, potevo sentire la figura di Vincent irrigidirsi ad ogni mio passo. Era circondata da quasi tutte le donne in quella sala, mogli dei più grandi mafiosi che mi scrutavano alquanto sconvolte dalla mia sfacciataggine. Quasi non cadde a terra quando con uno scatto veloce l'avvolsi in un abbraccio.

«Credo tu abbia sottovalutato la persona che hai davanti. Guardati le spalle cara mia e non ti conviene mettere tuo marito contro di noi...», sussurrai rivolgendole un sorriso.
«Crystal!», urlò il mio accompagnatore per farmi capire che era ora di andare. Tornai immediatamente da lui avvolgendo la sua mano, prima di essere trascinata violentemente verso l'ingresso. Le sue nocche erano completamente bianche, stava stritolando la mia mano e non avevo il coraggio di contraddirlo.

Neanche si era accorto che ero scalza e che l'impatto con il suolo mi stava facendo penare.

«Questa la guido io! Non torneremo da quel vecchio bastardo, quindi seguitemi!», ordinò a suoi scagnozzi aprendo la portiera del passeggero, spingendomi dentro senza curarsi minimamente dei suoi gesti brutali. Si mise al volante e quasi non uscì un grido dalla mia bocca quando spinse totalmente sull'acceleratore, emanando un suono frastornante. Stava guidando come un pazzo, sentivo il cuore in gola e quel silenzio tagliente non aiutava affatto. Tutto d'un tratto diede un pugno violento al volante e frenò bruscamente, lasciandomi senza fiato. «Che diavolo ti succede?», urlai sconvolta. Aprì la portiera e scese continuando lo sfogo, concentrandosi sulle ruote stavolta. Guardai fuori dal finestrino, notando che eravamo in una stradina praticamente in mezzo al nulla e dei suoi uomini neanche l'ombra. «Scendi! Devono capire che cazzo hanno combinato... Nessuno osa puntarmi il dito contro. Senza di me quest'organizzazione non sarebbe niente!», sbraitò inveendo su di me. «Calmati! Rischi di perdere tutto, per colpa del tuo temperamento di merda.», gli risposi a tono facendolo chiaramente incazzare ancora di più.
«Sai qualcosa di cui sono all'oscuro? Perché eri con quella psicopatica di Brigitte?»
«Non mi sembrava la pensassi così prima... Non so niente, quindi dacci un taglio.», risposi tagliente.

«Cos'è ora ti sei montata la testa, perché pensi di essere la mia donna? Non funziona così, tu non ti devi azzardare neanche minimamente a dirmi cosa posso o non posso fare!», continuò come un pazzo.

«Non penso di averti mai chiesto di mettermi un anello al dito o sbaglio? Però mi hai detto che mi avresti protetta e in questo momento non mi sento al sicuro.», le mie parole sembrarono finalmente avere un qualche effetto su di lui. Si ricompose prima di mettersi di nuovo alla guida, senza distaccare l'attenzione dalla strada. Dopo un interminabile momento, parcheggiò davanti a quello che sembrava un hotel di lusso. Scese non curandosi di me e capì che dovevo seguirlo come un'ombra, non era forse quello il suo desiderio? Entrata, fui avvolta da un buonissimo profumo di gelsomino e notai che quella Hall era immensa. Ad aspettarci una sfilza d'impiegati tutti sull'attenti davanti a quel dannato Boss.

«Benvenuto, Signor Angelis! È un piacere rivederla, il suo attico è pronto.», annunciò quello che sembrava il responsabile. Eppure, il modo in cui si rivolgeva a Vincent, sembrava quasi fosse il suo Capo. Che quest'hotel sia suo?
Aprì la bocca dallo stupore, ma durò un attimo perché mi rivolse uno sguardo impassibile.
«Da oggi lei è autorizzata a venire qui, quindi registrala nel sistema!», ordinò al suo sottoposto non distogliendo quelle iridi da me.
«Certo signore, ho solo bisogno di un documento.», rispose prontamente l'altro con il capo chinato.

DOUBLE FACE | 𝐌𝐀𝐅𝐈𝐀 𝐑𝐎𝐌𝐀𝐍𝐂𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora