CAPITOLO 37

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La notte era giunta al termine e con essa anche il tempo limitato che c'era stato concesso

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La notte era giunta al termine e con essa anche il tempo limitato che c'era stato concesso. A quanto pare qualcuno era riuscito a sferrare una mossa vincente su quella scacchiera, tuttavia non era stato ancora annunciato lo scacco matto.

Non mi restava che rimboccarmi le maniche e scoprire di chi si trattasse, perché quella guerra non era ancora conclusa. Semplicemente era giunta l'ora di schierarsi da una parte o dall'altra e l'unico mio timore era quello di dover affrontare il mio punto debole, cioè Vincent.

Quando realizzai le sue intenzioni dopo quella telefonata misteriosa, capì che qualcuno aveva tirato i fili in modo da facilitarli quella decisione, rendendolo inevitabilmente un nemico. Tuttavia, avrei fatto di tutto per farlo ragionare, per fargli capire che c'erano moltissime altre verità di cui non era a conoscenza, che l'avrebbero guidato verso la retta via, anche se in qualsiasi scenario sapevo sarebbe stato impossibile un futuro insieme.

I miei occhi rimasero fissi sulla sua figura, mentre le sue mani reggevano saldamente l'arma contro la mia fronte, in attesa di una mia giustificazione.

Come potevo giustificarmi da qualcosa di ignoto?

Per l'ennesima volta subivo i suoi sbalzi d'umore senza essere a conoscenza delle mie accuse, lui aveva giù pronunciato la sentenza ed era in fase d'attuarla. 

«Perché non dici niente?», sentenziò duramente mentre le sue nocche diventavano bianche a forza di impugnare violentemente l'arma. Segnale che si stava realmente trattenendo dal non far esplodere un colpo.

«Perché non c'è niente da dire ad uno che si comporta in questo modo!», replicai dando spazio al mio ego ferito.

«Le cose sono due: o sei tremendamente stupida o dannatamente pazza...», sottolineò dipingendo un sorrisino inquietante.

«Probabilmente entrambe e non rimangerò nessuna parola o pensiero che ho espresso, dal primo giorno in cui ti ho visto. Vuoi che mi esprima sinceramente?», lo provocai facendo illuminare quegli occhi pragmatici.

«Vediamo cos'hai da dire...», replicò severo.

«Mettila giù e smettila con questo patetico teatrino, Vincent! Sappiamo entrambi che eri talmente annebbiato dalla rabbia, da non inserire le munizioni. Basta scrutare come la stingi per capire che non è pesante, come dovrebbe!», la mia rivelazione lo fece allontanare di qualche centimetro come avesse ricevuto uno schiaffo in pieno volto.

«E ti aspetti che con questi comportamenti io possa crederti?», disse puntandomi il dito contro colpevolizzandomi, nuovamente.

«Sai che ti dico? Vaffanculo! Ti dipingi come un uomo impeccabile e calcolatore in qualsiasi cosa, poi la minima cosa ti fa sbroccare follemente proprio come il tuo defunto padre! Sei così egocentrico da credere solo a ciò che ti fa comodo e non ammetti spiegazioni, quindi perché sforzarsi? Hai già tratto le tue conclusioni, no? Stavolta non ti giustificherò sorvolando su tutto quanto, per il sentimento che mi lega a te. Hai due scelte...
Togli via quell'arma e ne parliamo civilmente come due persone mature, altrimenti uscirò da quella porta e ti assicuro Vincent Angelis, che questa sarà l'ultima volta che vedrai questo viso. Non tornerò sui miei passi e ti eliminerò dalla mia vita definitivamente, perché mi sono esposta troppo per te e se questo è il ringraziamento, non credo di voler morire per qualcuno che non crede abbastanza in me. In noi. Mi spieghi perché dev'essere sempre tutto bianco o nero?», quello sfogo stupì non solo il Boss ma anche la sottoscritta. Avevo dato carta bianca al mio subconscio e ciò che ne era uscito fuori, era qualcosa che avevo costudito dentro una voragine cupa, da ricredermi sulla profondità dei miei sentimenti.

DOUBLE FACE | 𝐌𝐀𝐅𝐈𝐀 𝐑𝐎𝐌𝐀𝐍𝐂𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora